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Cape Fear. Il promontorio della paura

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Cape Fear. Il promontorio della paura

di steno79
8 stelle

Dopo un capolavoro assoluto come "Goodfellas", Martin Scorsese decide di approcciarsi di più al genere e gira per la prima volta un remake di un thriller anni 60 di Jack Lee Thompson che all'epoca qualcuno ancora ricordava, soprattutto i cinefili. Il genio di Scorsese ha sempre seguito una direzione eminentemente autoriale che non esclude però lo sconfinamento in territori più "pulp" a cui appartiene "Cape fear", film che ha spaccato la critica ma ottenuto un notevole successo di pubblico. Si potrebbe partire dalla sceneggiatura scritta da Wesley Strick, non priva di eccessi e inverosimiglianze soprattutto nel finale (Max Cady che si attacca sotto alla macchina come se nulla fosse e diventa quasi invulnerabile) e un pochino schematica nella contrapposizione fra il Male rappresentato da Cady, che risulta però spesso ambiguamente affascinante, e i vizi borghesi dell'avvocato Bowden che vorrebbero bilanciare dimostrando che anche nell'ambito apparentemente rassicurante della famiglia cova il malessere e l'ipocrisia. Se seguissimo solo queste considerazioni il film sarebbe effettivamente un'opera minore del Maestro, ma c'è molto di più, perché anche qui la regia fa un lavoro di costruzione di atmosfere malsane, ampiamente debitore di Hitchcock, che dal punto di vista prettamente visivo risulta audace, brillante e perfettamente calibrato. Molte sequenze sono girate benissimo tecnicamente, fra cui quella ormai celebre del primo incontro fra Juliette Lewis e De Niro che finge di essere il suo insegnante di recitazione, la colonna sonora di Herrmann riarrangiata da Bernstein ha un incedere maestoso e i movimenti di macchina sono sinuosi e avvolgenti. E anche dal punto di vista della recitazione, cosa chiedere di più? Robert De Niro era ancora nel suo periodo migliore e ci offre una caratterizzazione possente, forse perfino maniacale dello stupratore fanatico, con qualche scena in cui é spinto sopra le righe che rimanda al Nicholson di "Shining"; Juliette Lewis é una splendida scoperta nella parte della figlia adolescente Danielle, e nella coppia di genitori preferisco la sofferta intensità di una matura Jessica Lange ad un Nolte forse un po' in ombra. Il finale sul battello sceglie la strada dell'eccesso, ma Scorsese riesce ugualmente a renderlo vivido e allucinante. Nel complesso mi sembra ci sia abbastanza per non considerarlo soltanto una brutta copia dell'originale o un esercizio di stile manierista da parte di un regista affermato, come fa qualcuno. 

Voto 8/10

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