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The Blues Brothers

Regia di John Landis vedi scheda film

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La recensione su The Blues Brothers

di YellowBastard
8 stelle

Occhiali da sole scuri. Cappello nero. Completo nero. Folte basette e i nomi scritti sulle dita della mano.

Ed è così, sulle note di She Caught the Katy, che incontriamo Jake & Elwood Blues quando il primo, scontata la pena, varca i cancelli della Joliet Correctional Center (e da qui che Jack prende il suo secondo nome, Joliet), realmente una prigione dell'Illinois dal 1858 al 2002 quando è stata chiusa a causa del bilancio e per la natura ormai obsoleta (e pericolosa) della struttura.

 

The Blues Brothers (1980) di John Landis - Recensione | Quinlan.it

 

Ed è così che John Landis porta sul grande schermo la coppia Belushi/Aykroyd che nell’abbigliamento iconico dei fratelli Blues avevano già incontrato il favore del pubblico americano all’epoca del Saturday Night Live, pietra miliare della comicità irriverente e demenziale della TV americana tra gli anni 70 e 80.

Nascono infatti in televisione i The Blues Brothers, una delle tante gag di quella fucina di talenti che era il SNL, emblema di una comicità irriverente che influenzò un’intera generazione di comici (e lanciò, tra gli altri, anche Eddie Murphy, Chevy Chase, Billy Crystal e Bill Murray) ma la pellicola di Landis non è propriamente un musical come risulterebbe anche sbagliato definirlo come film musicale e, nonostante il record di distruzione in scena di automobili, non è certamente un action come non è, nonostante alcuni passaggi che lo accumunano al genere, neppure un noir.

Ma allora che accidenti è?

 

The Blues Brothers è soprattutto un buddy-movie allargato, una commedia incentrato su due personaggi della stand up comedy televisiva ma anche (forse) il “sogno” irrequieto di fondere insieme la cultura afroamericana & la musica del rhythm and blues con gli sketch caustici del Saturday Night Live, in un irriverente Hellzapoppin’ dissacrante e reazionario che demolisce ridefinendolo il concetto stesso di cinema musicale.

O forse è semplicemente un “Catholic classic movie”, come è stato dichiarato nel 2010 dallo stesso Vaticano (il set all’epoca era stato benedetto dallo stesso Papa Giovanni Paolo II).

 

I Have Seen A Light! GIF - The Blues Brothers John Belushi Koliet -  Discover & Share GIFs

"Siamo in missione per conto di Dio"

 

Traboccante di frasi memorabili, gag slipstick irresistibili e straripanti numeri musicali a cui si aggiunge uno spropositato numero di camei (da quelli musicali, che vanno da James Brown, Ray Charles, Cab Calloway, John Lee Hooker e Aretha Franklin, proseguendo poi con la modella Twiggy e i registi Steven Spielberg e Frank Oz fino allo stesso Landis) e per quanto rozzo e inclassificabile (o forse proprio per questo) anche un inimitabile ordigno a detonazione (in)controllata che non poteva non trasformarsi in un cult generazionale.

 

A interpretare il film autentiche icone del blues o della musica in generale, all’epoca per lo più disoccupate e che grazie al film riottennero il successo e ne furono rilanciate le carriere,

insieme alla band del SNL, germe della futura Blues Brothers Band assemblata da Paul Shaffer (poi divenuto spalla di David Letterman) ed è ovviamente soprattutto la musica a segnare profondamente il film con scene musicali, scenografie e brani memorabili, dai celebri Everybody needs somebody to love, Sweet Home Chicago e Think di Aretha Franklin a vecchi brani recuperati come Minnie the Moocher o Jailhouse Rock di Elvis abbinati ad altre (come La cavalcata delle Valchirie di Wagner e il tema di Rawhide o di Peter Gunn).

 

I Hate Illinois Nazis" GIF | Gfycat

“Io li odio, i nazisti dell’Illinois.”

 

Entrato nell’immaginario collettivo di intere generazioni, rimarchevole capolavoro quasi involontario che rimase imprescindibile nella memoria di tutti (e che ha dato il via a tutte una serie di imitazioni mai all’altezza dell’originale) grazie a personaggi estremi e caratteristici, trovate comiche degne di un cartone animato e una delle più belle colonne sonore del firmamento cinematografico (fece anche riscoprire il blues che grazie alla pellicola ebbe un nuovo impulso) e oggetto di Culto fin dalla sua prima apparizione (ma il successo di massa arriverà progressivamente negli anni successivi) The Blues Brothers è un inno alla libertà creativa e sfrutta il corpo umano per trasformarne le dinamiche secondo i tempi e i ritmi del cartone animato (le scene con protagonisti i nazisti dell’Illinois sono esplicative in tal senso) e, soprattutto, sfrutta in tal senso la straordinaria coppia formata da John Belushi & Dan Aykroyd, quest’ultimo responsabile anche della sceneggiatura insieme al regista, originario proprio di Chicago.

 

Entrato nella Leggenda (cinefila) negli anni aurei a cavallo tra il 1978 e il 1983 che segnarono l’ascesa di John Landis nell’Olimpo dei più promettenti registi contemporanei grazie a quattro luccicanti oggetti di culto del cinema hollywoodiano diretti una dietro l’altra a partire da Animal House (1978) e proseguendo poi proprio con The Blues Brothers (1980) e, a seguire, con Un lupo mannaro americano a Londra (1981) e Una poltrona per due (1983), quattro opere assai diverse tra loro ma che giocavano con i generi, trasformandoli e amalgamandoli tra loro, privilegiando l’anarchia di pellicole dal plot quasi inesistente (o quantomeno scontato) e centrifugane idee e trovate attraverso un’istintiva sensibilità del racconto per immagini e uno spirito cinefilo che mescola gli elementi proventi da ogni genere per ripresentarli attraverso nuove disarmanti sfumature.

 

The Blues Brothers | Giffetteria

 

Simbolo di questa specie di “anarchia al potere” fu proprio John Belushi, attore (e persona) totalmente inclassificabile, inaffidabile, incontrollabile.

La sua morte, avvenuta il 5 Marzo del 1982 spezzerà in qualche modo il sogno di una Hollywood così dissacrante e irriverente da riuscire a incrinare le fondamenta dell’intero sistema. Poco alla volta tutto si normalizzerà e così anche John Landis e il suo cinema così agnostico (!?) verrà messo in un angolo e reso inoffensivo.

In fondo, The Blues Brothers non è che il trionfo di un’irrazionale utopia anarchica e quindi un oggetto unico, impossibile da replicare o da adattare a un sistema prestabilito.

 

VOTO: 8

 

BLUES BROTHERS 2000 - Filmkrant

 

E infatti l’atteso sequel, da sempre rimandato (anche per l’impossibilità oggettiva di sostituire qualcuno come John Belushi), arriverà soltanto nel 1998 con il titolo di The Blues Brothers 2000 ma deluderà le aspettative di tutti, fan vecchi e nuovi, rivelandosi soltanto una coppia sbiadita, ingessata e goffa, più simile a un maldestro remake della pellicola originale di cui mantiene (in parte) la verve musicale ma non la sua comicità caustica e la sua natura dissacrante.

 

VOTO: 4

 

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