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L'avventura

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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Utente rimosso (signor joshua)

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La recensione su L'avventura

di Utente rimosso (signor joshua)
10 stelle

L'avventura in questione, è quella operata da un gruppo di ricchi anonimi borghesi, nelle isole Eolie, ma si rivela essere un po' meno “avventurosa” del previsto: tutti conoscono già perfettamente ciò che vanno a visitare, tutti ci sono già stati ed a nessuno importa più niente di visitare quei luoghi così freddamente costruiti, reperibili in qualsiasi guida turistica, citati in qualsiasi filmaccio cartolinesco, persino la sua geologia è talmente risaputa da annoiare (“Lo sapevate che prima erano vulcani?”,”Lo sai che hai detto la stessa cosa tredici anni fa?”), e non ci sarebbe neanche un po' di divertimento, se non si mettesse un po' di carne al fuoco. Se si vuole, possiamo ridurre tutto il film a questo, cioè una mera causa di un bislacco divertimento ad opera di una donna profondamente scontenta: è affezionata al suo fidanzato, ma vorrebbe stare da sola per mesi, forse anni, sta bene con le persone, ma allo stesso tempo si sente soffocata a stare in pubblico, suo padre la irrita, ma nonostante questo è la prima persona che corre in suo soccorso, e tutte le altre contraddizioni; tutto questo porta irrimediabilmente alla creazione di una mentalità distorta, che induce la diretta interessata, prima ad inventarsi la storia dello squalo, poi a tentare di troncare con Sandro (o comunque a farlo restare con il punto interrogativo in faccia), ed infine, chi lo sa, magari anche a scomparire all'improvviso, senza lasciare traccia. Magari si è suicidata, o magari no, forse si è semplicemente nascosta osservando quali e quante persone si sarebbero mosse per salvare, e quante l'avrebbero dimenticata immediatamente, ed il risultato qual'è stato? Un dolore iniziale che ha circondato tutti, false speranze che si facevano strada nei cuori più deboli, o che tenevano più alla sua salvezza, un primo interessamento di Sandro, di Claudia, e del padre della scomparsa. Ma dopo pochissime ore, tutto salta: del padre non si sa più nulla, la polizia smette di indagare, gli “amici” non si fanno più domande, e tornano alla loro banale routine, e Sandro e Claudia, finiscono insieme, si confessano di amarsi, quando pochi minuti prima si ignoravano, ed infine, dopo aver sperato che la loro amata tornasse, iniziano a sperare (dicendolo anche ad alta voce, in presenza di persone) che essa non torni più. Perché dell'amore non c'è traccia, è solo possesso, è solo un pretesto per dar sfogo all'insoddisfazione della vita, e degli istinti repressi, e per far questo, era necessario che qualcun altro compisse il passo prima di coloro che più lo desideravano. I borghesi del film, diventano insoddisfatti loro malgrado, al di là di ogni tipo di ideologia, si fanno trascinare in un vortice di sentimenti falsati che li conduce in una trappola senza via di uscita, se non la rassegnazione alla propria sorte di persone perennemente scontente. Il discorso della borghesia passa quasi in secondo piano: in questo contesto, tutti sono colpevoli, non esiste categoria o classe sociale che possa essere risparmiata, non certo in questa società, e chiaramente non nella nostra incoerente razza umana, ed allora tutto questo racconto dilatato ed emblematico, perde di significati politici terreni, e può essere visto come una “semplice” costruzione di un meccanismo narrativo, fatto interamente di sentimenti diametralmente opposti. La mano di Antonioni non tarda a farsi riconoscere: lentezza insostenibile (non aiutata da una durata notevole) che sottolinea lo stato d'animo dei protagonisti, l'immancabile Monica Vitti come protagonista femminile, la linea di erotismo che accompagna ogni azione, l'osticità totalmente voluta dei pensieri dei personaggi e delle loro azioni, nonché, un'atmosfera claustrofobica e tesa (con un finale di incertezza e afflizione silenziosa). L'unica cosa che manca al film per essere perfetto, secondo me, è il colore: il bianco e nero era più funzionale in altri contesti (Il grido e La notte, per esempio), qui invece, la vicenda, necessitava dell'utilizzo di sfumature accese, che sottolineassero ulteriormente la claustrofobia generale, che risulta essere un po' troppo insipida. In ogni caso, un film da da vedere e da... “percepire”.

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