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Paisà

Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film

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La recensione su Paisà

di Decks
10 stelle

Si sentono ancora gli echi della seconda guerra mondiale quando Rossellini decide di girare il secondo film facente parte della trilogia della guerra antifascista; una pellicola girata in appena sei mesi, capace di essere quasi meglio di un libro di storia: tanta è l'accuratezza che il regista romano pone nel ripercorrere gli eventi che portarono la liberazione dell'Italia e tanta è anche l'asprezza con cui vengono mostrati, che la sua uscita fu ignorata da un pubblico che di guerra non ne voleva proprio sentir parlare, comprensibilmente, ma che oggi non va dimenticato.

 

Proprio un film con sei episodi scollegati fra loro, diventa una delle opere più armoniche del regista: la sua capacità di raggiungere un livello di veridicità ineguagliabili, ne fanno uno dei suoi migliori film: grazie soprattutto ad aspetti tecnici, che eseguiti da veri e propri maestri del cinema italiano, riescono a farci respirare la polvere delle macerie che la guerra si lasciava dietro di sè.

L'opera neo-realista per eccellenza possiede scenografie che, pur limitandosi a riprendere e riportare su macchina gli sfondi che realmente appartenevano all'Italia del '46, assume un senso storico unico, ben lungi dall'atmosfera artificiosa che i set di allora trasmettevano: il cittadino di Firenze, di Roma, di Napoli e viceversa, sentirà forte l'immagine che ritrae la sua città tanti anni orsono, dai luoghi e strade facilmente riconoscibili.

Il cast di attori non professionisti, aventi accenti e dialetti tipici di diverse regioni del nostro paese, rendono più difficile la comprensione, ma così facendo, si raggiungono vette di verosimiglianza inimmaginabili: la parola sgorga dai pensieri dei singoli individui senza ritocchi o modifiche di alcun genere; non esiste il doppiaggio teatralmente corretto, nessun pensiero intellettuale o registico, Rossellini si limita a riprendere il popolo così com'è, tramutandosi in un narratore esterno similmente a Verga con i suoi "Malavoglia".

Azzerando la sua presenza nella messa in scena, Rossellini diede alle sue riprese un'impronta documentaristica non indifferente, che aleggia per tutto il film: la cinepresa scompare, tanto che la sensazione è quella di trovarsi in scene di vita quotidiana in specifiche località italiane, anzichè su di un set cinematografico; tutti con i loro differenti costumi tipici del luogo, ma in ognuno di essi, si mantiene quello spirito goliardicamente vivace tipico della nostra nazione; unica arma contro il contesto drammatico di belligeranza.

Le musiche del fratello Renzo sono sontuose e tragiche: fuse al perfetto ambiente circostante, riescono da sole a conferire una potenza unica alle immagini che scorrono. Così potenti, da marchiare per sempre la mente dello spettatore dinanzi a scene di ciò che la guerra ha causato: morte, povertà e atroci delitti. 

 

L'universo dei grandi eventi si fonde alla quotidianietà dell'individuo; attraverso soldati e racconti di civili, più un narratore/conduttore radiofonico, Rossellini spiega minuziosamente l'avanzata degli americani che risalgono il vecchio stivale: dalla Sicilia, fino alla Lombardia; vi saranno scontri sanguinosi, che lasceranno il segno della loro avanzata in cittadini disagiati; i veri protagonisti che il regista decide di riprendere da vicino:

un'orfana che cerca i suoi parenti, un piccolo ladro, una prostituta, un'illusa ragazza, dei frati affamati e dei poveri pescatori.

Sembra che la scelta sia stata quella di riprendere i più bassi individui facenti parte della società allora attuale, ma al contrario, non sono né da biasimare, né da criticare queste persone che altro non sono che vittime della guerra; dei martiri che nonostante dimostrino riconoscenza verso i liberatori, hanno difficoltà nell'incontrarsi e apprendersi a vicenda: sia per lingua, esperienze o ideali.

Ma ecco che i miserabili si elevano ad eroi tragici delle vicende: il nostro e il loro punto di vista cambia, grazie alla forza che hanno, un'energia che confluisce nei loro sguardi e atti di resistenza volti a destituire una tirannia; un vigore che proviene dal cuore, dalla determinazione, dal sacrificio o persino da un digiuno religioso e penitente, pur di non tradire le proprie e altrui convinzioni.

 

La capacità di cogliere la realtà è semplicemente unica. Rossellini dà vita ad un'opera pressochè inimitabile, tanta è la sua maestria ad esternarsi dal racconto a favore della storia e dei ricordi.

Un film indimenticabile e imprescindibile del passato culturale dell'Italia, che meriterebbe la proiezione nelle scuole vista la sua minuziosità e insegnamento verso quel riscatto collettivo che riuscirà a far terminare quegli insulsi atti di barbarie.

Non un film sul neorealismo, ma IL film DEL Neorealismo.

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