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L'impero del sole

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su L'impero del sole

di LAMPUR
8 stelle

L'ho visto dopo Melancholia, e non me ne voglia il buon Lars. Siamo di fronte ad altro cinema. Tutta la vita preferirò un'impero del sole a mille sperimentazioni fondate sulla visionarietà.

E' che Spielberg la visione ce la presenta su un piatto d'argento, lascerà poco alla fantasia - e non è comunque vero -, ma riesce a lavorare di cesello sulle micro storie che ricama all'interno di un disegno grezzo superiore, e va giù pesante anche di vanga, quando serve, per affondarci nel suo cinema ridondante, retorico, melodrammatico, antistorico tutto quello che vi pare, ma evocativo soprattutto, sognante di sogno palpabile, comprensibile e che può, che tende a dividere anche.

Spielberg ci affonda e ci tira su quando non riusciamo più a respirare, ci concede una tregua e poi, come sull'otto-volante, di nuovo giù a precipizio.

Certo un film di guerra facile, guerra per bambini si dirà, guerra fuori posto, guerra da domenica pomeriggio, guerra finta, al servizio dell'emozione comoda, guerra disegnata sull'immaginario, guerra cartoonistica, ma col mestiere di chi sa maneggiare giocattoli ingombranti, di chi sa come e con quali corde suscitare coinvolgimento, di chi utilizza la mdp come una vecchia volpe d'area di rigore, commettendo falli tattici invisibili ai più.

Spielberg contro tutti insomma.

E superlativa anche la scelta del ragazzetto Christian Bale (destinato a carriera folgorante), nella sua epopea da ricco adolescente arrogante a ragazzo saggiato, attraverso prove, entusiasmi, amicizie e delusioni, come in un gioco inconsapevolmente pericoloso, a forgiare fisico e psiche.

Tra scene maestre e puntuali collages, siparietti di tipico taglio spielberghiano (come il saluto del pilota americano dal caccia che sorvola il campo di prigionia o l'immenso ammasso di refurtiva ordinatamente stipato  in uno stadio).

Forse esagero, come lui, ma non mi toccate Spielberg.

 

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