Freddie (la magnetica Park Ji-min, al debutto), cresciuta in Francia, approda in Corea, dove è nata, quasi per caso: qui inizia la ricerca dei genitori biologici narrata da Davy Chou in Ritorno a Seoul, al Certain regard di Cannes 2022, in sala dall’11 maggio 2023 con I Wonder Pictures in collaborazione con MUBI.

Davy Chou
Cambodia 2099 (2014) Davy Chou

Dopo diversi film ambientati e girati in Cambogia, come mai hai scelto la Corea?
In effetti non era ovvio per me, la Corea è un paese che conosco molto poco. Il film si ispira alla storia di una mia amica coreana, che ho accompagnato a incontrare il suo padre biologico, ed è stato un momento molto forte e intenso. Ho ripensato a quell’episodio negli anni, poi ho chiesto alla mia amica se potessi trarne un film e lei ha accettato.

Sei nato e cresciuto in Francia da genitori cambogiani: quanto c’è della tua esperienza personale?
C’è davvero molto, anche se quando ho iniziato il film ero ancora un po’ ingenuo... Credevo fosse solo una bella storia che volevo raccontare, la sentivo a livello emotivo e volevo inoltre mostrare una versione diversa, meno riconciliante, delle storie di adozione, spesso piene di cliché. Invece, scrivendo, ho realizzato che il film era profondamente connesso alla mia vita, perché sono nato e cresciuto in Francia ma ho un legame con la Cambogia, in cui sono andato per la prima volta a 25 anni, proprio come Freddie. E come lei ero molto sicuro della mia identità, dicevo «sono francese», sentivo una sorta di rifiuto iniziale. Alla fine ho scoperto che il film rifletteva anche qualcosa di mio, così ho trovato il modo di intrecciare me stesso all’esperienza della mia amica e a quella della protagonista.

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Ritorno a Seoul (2021) scena

Il tema della ricerca è per te ricorrente: c’è anche in Diamond Island, e nel doc Le sommeil d’or, sulle immagini distrutte del cinema cambogiano...
A volte non siamo consapevoli di ciò che raccontiamo, pensiamo di esserlo e subito veniamo colti di sorpresa quando siamo faccia a faccia con le stesse ossessioni. Per me non si tratta solo di cercare qualcosa, in tutti i film c’è sempre una storia che è stata rubata e che spesso deve fare i conti con il passato. Ci si trova a crescere in una specie di ignoranza e si avverte quindi il bisogno di illuminare questo buio, di confrontarsi con quello che è venuto prima di noi. In Le sommeil d’or, per esempio, c’ero io di fronte al cinema cambogiano, di cui non sapevo nulla anche se fa parte del mio retaggio, perché mio nonno era un produttore cinematografico, e grazie a quel film mi sono avvicinato alla storia del mio paese e al suo cinema. In Diamond Island, invece, i personaggi sono ossessionati dal futuro, perché non vogliono guardarsi indietro, verso un passato che non conoscono. Ecco, io mi sentivo molto vicino alla loro amnesia riguardo al passato della Cambogia. È interessante vedere che, in fondo, ci sono ossessioni a cui continuiamo a girare attorno.

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Ritorno a Seoul

Ritorno a Seoul

Drammatico - Belgio, Germania, Francia, Qatar 2021 - durata 117’

Titolo originale: Retour a Séoul

Regia: Davy Chou

Con Ji-min Park, Oh Kwang-rok, Guka Han

Al cinema: Uscita in Italia il 11/05/2023

in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel