È sempre affascinante quando capita d’entrare in contatto con artisti che, in vari ambiti, sono stati dei precursori. Soprattutto nei casi in cui la loro storia è sconosciuta. La vicenda di Vittorio Camardese, classe 1929, da Potenza, si lega inizialmente alla leggerezza della dolce vita romana degli anni 50. A Roma si era trasferito per studiare medicina, ma il suo vero talento era suonare la chitarra, con una tecnica da autodidatta più unica che rara. Era infatti un anticipatore del tapping, metodo che aveva mutuato dagli anziani suonatori della sua città di origine, ampliandolo a dismisura: percuoteva, anziché pizzicare, le corde sulla tastiera dello strumento con la mano destra, ottenendo, tra le altre cose, l’effetto d’accompagnamento di un contrabbasso.

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Il mondo è troppo per me

Nel corso dei decenni, quel modo di suonare lo avremmo ritrovato in vari virtuosi, dalla chitarra classica al metal (Eddie van Halen, per esempio), ma visto con gli occhi dell’epoca doveva apparire come qualcosa di realmente strabiliante. Camardese diventa presto un frequentatore del celebre Folk Studio, fa amicizia con Renzo Arbore, suona più volte con Chet Baker e Irio De Paula, diventa un intrattenitore dei salotti buoni, incuriositi da quel suo talento nel fondere jazz, bossa nova e sperimentalismo in un unico sentire. Nel 1965 partecipa in Rai alla trasmissione Chitarra amore mio, condotta da Arnoldo Foà che, al termine dell’esibizione, ammirato gli dice: «quante cose nuove si possono fare con una cosa vecchia». Quella di Camardese è però una celebrità passeggera: la sua estrema sensibilità è destinata a perdersi presto nei meandri di un’alta società frivola e distratta, a rinchiudersi tra le corde della chitarra come in cerca di un riparo dal mondo reale e dalle sue incombenze.

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Roberto Angelini

La figura dell’artista è raccontata nel documentario Il mondo è troppo per me di Vania Cauzillo, che sarà proiettato in anteprima assoluta lunedì 27 febbraio al Cinema Massimo di Torino, anticipato dal concerto dei musicisti Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo, in occasione della nona edizione Seeyousound Music Film Festival. Il doc, arricchito da frammenti animati, restituisce del musicista (scomparso nel 2010) un’immagine profonda e fragile: la vita da bohémien affiancata alla professione di medico; la libertà sullo strumento contrapposta all’insofferenza per la sua esposizione artistica; l’assoluta ritrosia a incidere musica; la solitudine; l’oblio.

È stato lo stesso Roberto Angelini (figlio acquisito di Camardese) a caricare su Youtube nel 2013 il video dell’esibizione del padre in Rai nel lontano 1965. Il passaparola che ne è derivato, con tanto di benedizione di gente come Joe Satriani e Brian May, ha contribuito alla riscoperta negli anni di un musicista a lungo dimenticato. Il film, all’interno di Seeyousound, è inserito nella sezione competitiva destinata ai documentari Long Play Doc, in compagnia di titoli come Can and Me, che racconta una band cardine del kraut-rock anni 70 come i Can, e di Karaoke Paradise, che ci porta nel calore dei bar e delle locande finlandesi, dove le anime solitarie possono aprire i propri sentimenti cantando davanti a un microfono.

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Karaoke Paradise

Il festival, dal 24 febbraio al 2 marzo, è il primo evento in Italia dedicato al cinema a tematica musicale. Un percorso multiforme che, accanto alle 79 opere proposte, tra lunghi, doc, corti e videoclip, ritrova quest’anno una piena dimensione live: 22 eventi tra concerti, sonorizzazioni e dj set. La rassegna Into the Groove dedica quest’anno un omaggio al regista dissidente russo Kirill Serebrennikov, proponendo in apertura del festival Tchaikovsky’s Wife, in Concorso a Cannes nel 2022, e incentrato sulla relazione tumultuosa tra il celebre compositore e la moglie Antonina Miliukova. Tra gli altri titoli presenti: Summer, sempre di Serebrennikov, sul rocker Viktor Tsoi, e Infernòt – Viaggio nella musica folk, per sondare la genesi del folk italiano.

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Tchaikovsky's Wife



Maggiori info: seeyousound.org

Autore

Matteo Bailo

Una laurea in filosofia e una passione per la musica che lo porta a inseguire concerti in giro per la regione, e a procurarsi strumenti troppo impegnativi rispetto alla sua chitarra.
Lavora per Film Tv dall'agosto 2012, per il quale cura la rubrica Muzik - L'impero dei suoni, e redige i listini dei palinsesti.