Sumire e Kiyo sono BFF (“best friends forever”, a tutte le latitudini adolescenziali) e lasciano le loro case e famiglie per entrare in una okiya di Kyoto, ovvero un luogo di addestramento per maiko, le apprendiste geisha: la prima, dotata di uno straordinario talento naturale, coronerà il suo sogno, la seconda, dolce, goffa e sgraziata, diventerà una makanai, la cuoca della comunità.

scena
Makanai (2023) scena


Ci sarebbe materiale per un Birdcage Inn o un La samaritana di Kim Ki-duk, ma Kore-eda costruisce un universo fatato (un presente fuori dal tempo in cui cellulari e Instagram esistono, ma non si vedono) che non contempla la crisi se non come micro-innesco per lo scioglimento: tutto va bene, tutto andrà bene. Il tema di fondo, come sempre nel suo cinema, è la costruzione di una nuova famiglia (le aspiranti maiko, le “madri”, una figlia corrucciata, una geisha affermata e una di ritorno, più qualche uomo) fondata su legami più saldi di quella naturale (il riferimento più diretto è Little Sister, tratto da un manga come Makanai, che è l’adattamento del successo giapponese Kiyo in Kyoto di Aiko Koyama).

Nana Mori
Makanai (2023) Nana Mori

Il talento di Kiyo è quello di cucinare un cibo che allieta l’animo, trasversale alle diverse provenienze geografiche delle sue consorelle. La serie è disponibile solo in giapponese sottotitolato (e per fortuna...), e mi manca la comprensione dell’aggettivo originale “makanai”: “normale” in italiano, “banal” in francese, “homey” (ed è forse la traduzione più funzionale) in inglese, cioè “famigliare”, “domestico”. Un comfort food, ma composto con grande maestria. Makanai è comfort fiction, brodo caldo per l’anima, antidoto e antinomia alla produzione da streaming e pay tv, decomplessificazione ansiolitica, ritorno a una narrazione buona, estenuante a tratti, ma anche ipnotica.

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Makanai (2023) scena

Le maiko sono principesse congelate da un sortilegio euforico, in cui anche chi differisce trova il suo posto nel mondo: Kiyo, ma anche la bellissima dea triste Momoko, l’inquieta Yoshino e soprattutto Tsurukoma (forse il personaggio più affascinante), l’occhialuta aspirante che decide di abbandonare il suo sogno. Sempre senza rumore, senza dolore. Anche lo spettatore rimane soggiogato da questa hantise di dolcezza soffocante, insopportabile, ma a cui è impossibile sottrarsi: le maiko, e le geisha, sono fantasmi, spiriti, streghe che intrattengono in un ozashiki (lo spettacolo durante la cena) di nove episodi.

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Makanai (2023) scena

Il modo migliore per contrastarne il fascino (e per tollerarle) è provare a intercettare le correnti sotterranee di inquietudine e di sofferenza, che Kore-eda dissemina, nasconde, lascia scorrere dietro i pannelli, sotto i vestiti, negli angoli della casa. E ci sono tutte: lo spettro della pedofilia (il fotografo gentile che le ritrae di nascosto), i clienti troppo esigenti, il trauma dell’abbandono, la competizione, la rinuncia al mondo esterno (prima di tutto l’amore), il contatto con il mondo maschile, l’abuso di alcool. E soprattutto la paura per quello che si potrà fare dopo o fuori. È proprio nel fuoricampo che ululano i fantasmi, quelli veri, quelli che fanno paura. Una nota: se non fosse Kore-eda, le sensibilità diversamente femministe avrebbero portato la pece e le piume. 

Autore

Andrea Bellavita

francophile, franc bourgeois e francamente non serio (e me ne infischio), dopo una (tarda) giovinezza dedicata allo studio più alto e rigoroso, mi converto in maturità al pop più sfrenato, oscenamente pop, porno pop. ne scrivo (a tratti) su FilmTv, Segnocinema, Doppiozero, L’Officiel. lo insegno all’università. principalmente lo guardo (cinema e tv), lo leggo (comics, ma non graphic novel), lo ascolto. non lo gioco: non ho tempo.

La serie tv

locandina Makanai

Makanai

Commedia - Giappone 2023 - durata 44’

Titolo originale: ???????????? (2023)

Creato da: Hirokazu Koreeda

Regia: Hirokazu Koreeda

Con Nana Mori, Ai Hashimoto, Hirokazu Koreeda, Yuuki Luna, Harrison Xu, June Angela

in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads