Facciamo che questa Kindred ce la appuntiamo sulla lavagna, quella che c’è in cucina – è dimostrato: il 78% delle famiglie italiane ha una lavagna in cucina, che la si usi o meno, che ci sia scritta la stessa cosa da un anno (“catalogna X 2 rossa” e sotto “COSA VUOL DIRE?”) o meno – e ce la teniamo lì finché la distribuzione italiana non ce la passa, esattamente come succede con la mutua. Ne va del nostro benessere fisico e, in questo caso, un po’ anche della salvezza della nostra anima. Sulla lavagna, poi, dovremmo appuntare qualcosa come “Kindred: non dico sia fatta bene e importante come La ferrovia sotterranea, ma il solco è quello”. Se non avete voglia di scrivere “solco” sulla vostra lavagna della cucina lo capisco bene. In tal caso sostituite con “Kindred è bella, me l’ha detto un tizio su internet”.

locandina
Kindred (2022) locandina

Kindred è appena uscita su Hulu – dunque potremmo aspettarci di vederla presto da noi su Disney+, anche se non è ancora stata annunciata – è prodotta da Darren Aronofsky e dalla premiata coppia Joe Weisberg/Joel Fields (The Americans, The Patient) ed è stata sviluppata per la televisione dall’esordiente coi fiocchi Branden Jacobs-Jenkins. Perché scriviamo esordiente con l’aggiunta dei fiocchi? Ottima domanda Filiberto. Perché Jacobs-Jenkins è un drammaturgo classe 1984 che con il suo lavoro in teatro è già stato due volte candidato al premio Pulitzer, oltre a ottenere (nel 2016) la famigerata borsa di studio della fondazione MacArthur. Ma cos’è questa borsa di studio MacArthur che dici essere famigerata? Filiberto, sei in formissima oggi. Il MacArthur è un fondo di mecenatismo che ogni anno (dal 1981) garantisce una borsa di studio (di oltre mezzo milione di dollari) a una ventina abbondante di giovani artisti e/o studiosi promettenti su cui si è valutato sia necessario investire per stimolare la loro originalità, la loro intuizione e il loro potenziale. La borsa viene consegnata senza obblighi per il beneficiario, che può decidere di usarla come preferisce. Può anche comprarsi un miliardo di goleador, se serve a migliorare il suo processo creativo. E sapete chi altri ha ricevuto il riconoscimento del MacArthur? Ti do un indizio Filiberto. È stata la prima persona che di mestiere scrive di fantascienza a ricevere la borsa di studio. Ed è successo solo nel 1995, povera fantascienza. La persona in questione è quel gran genio di Octavia E. Butler, caposaldo della fantascienza americana di anni ‘70 e ‘80. Al pari di Ursula K. Le Guin, ma senza lo stesso riscontro. Non vi dico che è successo perché Butler era nera, ma non vi sto nemmeno dicendo il contrario.

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Octavia E. Butler

Il primo grande successo letterario di Butler è stato, nel 1979, Kindred, che da noi in Italia è uscito (per Mondadori) nel 1994 con il titolo di Legami di sangue. Per adattare il romanzo in miniserie, Jacobs-Jenkins ha apportato qualche modifica sostanziale nelle premesse, per aggiornarle ai nostri tempi, ma senza sconvolgere particolarmente il cuore della faccenda: il presente dei protagonisti, infatti, diventa il 2016 al posto del 1976 originale. I due personaggi principali, Dana e Kevin, non sono più in un matrimonio interrazziale (che negli anni ‘70 era ancora visto di cattivo occhio) ma si sono appena conosciuti anche se già stanno facendo scintille. Insomma, Jacobs-Jenkins ci sta dicendo che voleva che la sua protagonista rimanesse una ventiseienne. Ma i ventiseienni del 2016 sono molto diversi rispetto a quelli del 1976 e la necessità di non essere sciocchi ha spinto i creatori a fare le piccole modifiche del caso. L’impianto narrativo, invece, rimane quello. Insieme al senso profondo di questo racconto di fantascienza sociologica: volenti o nolenti siamo la nostra storia, che essa sia terribile o meno; senza di noi quella storia non esiste, e senza quella storia non possiamo esistere noi. Prima veniamo a patti con questa consapevolezza, meno male ci faremo nella vita. Butler ha scritto Legami di sangue per un motivo esplicito: ricordare a tutti che la passività degli schiavi neri non è mai stata un atto di servilismo, bensì il modo (silente) più coraggioso per tentare di sopravvivere e non estinguersi.

Micah Stock, Mallori Johnson
Kindred (2022) Micah Stock, Mallori Johnson

Dana è in quella zona dei vent’anni in cui ci si comincia a pensare su anche quando non ci si pensa su: si comincia a riflettere su cosa combinare nella vita ed è una faccenda abbastanza fisiologica. Dana non ha nulla. Non ha ancora una carriera, anche se sta pensando che le piacerebbe scrivere sceneggiature per la tv, e non ha una famiglia: l’ultimo parente con cui è cresciuta a Brooklyn, la nonna, è morta da poco lasciandole in eredità la casa di famiglia, che Dana ha prontamente venduto per comprarsi un appartamento a Los Angeles e inseguire il neonato sogno di diventare scrittrice. Dana non ha fuoco e non ha centro. Ha comprato la sua nuova casa senza nemmeno vederla di persona, vive senza arredamento, senza regole e la cosa la disturba solo quando gli zii di Los Angeles, i suoi ultimi famigliari viventi, giudicano il suo stile di vita. Incontra per caso Kevin, aspirante musicista altrettanto strapiantato e altrettanto orfano, trentenne buono e coccolone con il quale comincia a frequentarsi. Nel frattempo, però, Dana inizia anche ad avere sogni strani e iperrealistici, in cui viene catapultata in una piantagione di cotone del 1815. Prima sono solo flash – un neonato che si sveglia di notte, un bambino che rischia di affogare in un fiume – popolati sempre dagli stessi personaggi, ma al terzo viaggio Dana si rende conto che è tutto vero: non sta sognando, sta viaggiando avanti e indietro nel tempo e nello spazio, dalla Los Angeles del 2016 al Maryland di inizio ‘800, dove abita da donna libera [rullo di tamburi] nientemeno che la madre Olivia, ufficialmente scomparsa dal presente dei protagonisti nel 1993. Scomparsa perché finita nel passato senza mai più riuscire a tornare nel presente, al contrario della figlia che a quanto pare ha la facoltà di fare avanti e indietro (seppur non a piacimento).

scena
Kindred (2022) scena

Si vede che l’episodio pilota di Kindred è scritto da uno che ci sa fare. È una puntata abile nel gettare le premesse di cui sopra, nel mostrare le dinamiche fra i personaggi e i tratti caratteriali che li contraddistinguono senza perdersi in eccessiva verbosità o troppi didascalismi. Certo, per dare più brillantezza e tensione televisive ai tuffi nel passato di Dana, Jacobs-Jenkins aggiunge il personaggio della madre all’equazione dei misteriosi viaggi nel tempo. È una scorciatoia per creare un personaggio in più, dare più profondità ai protagonisti e soprattutto per sostituire gran parte del materiale narrativo tagliato allo scopo di attualizzare la storia. Jacobs-Jenkins ci sta dicendo che il 2016 non è proprio così distante dal 1976, se ci pensate bene. Certe cose cambiano. Una nera e un bianco che stanno insieme non fanno più girare la testa per strada a tutti quei bigotti e benpensanti; solo ad alcuni. Ma quantomeno abbiamo capito che sposarsi a 26 anni è troppo troppo presto.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.

La serie tv

locandina Kindred

Kindred

Fantascienza - USA 2022 - durata 38’

Titolo originale: Kindred

Con Mallori Johnson, Micah Stock, Abigail Shannon, Ryan Kwanten, Lindsey Blackwell, Gayle Rankin

in streaming: su Disney Plus