Va’ che è strana la gente, per davvero. Per esempio ne esiste di un tipo che, in Inghilterra come in un sacco di altri posti, certe volte la sera è in casa al caldo tutta tranquilla e poi invece si veste apposta, esce di casa che c’è freddo e magari piove, si fa quaranta minuti in macchina, si fa altri venti minuti per trovare parcheggio, si fa ulteriori dieci minuti a piedi sotto la pioggia e magari con il freddo, arriva in un pub di periferia e si ritrova con altri 50 puzzoni buzzurri a odiare tutti insieme gli ebrei e a sentire cose come: «L’unica cosa sbagliata che ha fatto Hitler è stata mostrare pietà nei confronti di persone che non la meritavano». Va’ che la gente è strana. Noi, invece, che siamo strani ma per altri motivi, oggi ci si ritrova – al caldo e ognun lontano dal fiato di caffè infrasettimanale altrui – per apprezzare tutti insieme quanto è bravo Stephen Graham.

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The Walk-In

Stephen Graham ha la caratteristica invidiabile di essere un attore che è parimenti bravissimo da vent’anni a questa parte, ovvero più o meno da quando ha iniziato a fare questo mestiere. Non è mica una cosa semplici. Mussolini, sempre per fare quel tipo di esempio lì, dopo una quindicina d’anni frizzanti si è spento abbastanza in fretta. Graham invece no. Tanto al cinema quanto in televisione – connubio ben rappresentato da This Is England, il ruolo cinematografico che l’ha consacrato e poi, nella versione seriale, il ruolo televisivo che ha fatto nascere i primi culti segreti a lui dedicati (più che uno scherzo è una speranza, se esistete contattateci). In mezzo a questi vent’anni: Gangs of New York, The Irishman, Il maledetto United, Nemico pubblico. Public Enemies, La talpa, il recente Boiling Point, Band of Brothers, Boardwalk Empire, Peaky Blinders e solo nel 2021 tre miniserie BBC, di cui due (Time e Help) per le quali è stato candidato come migliore attore ai BAFTA. Una cornucopia più che un attore. O più probabilmente un professionista coi fiocchi a cui vengono proposti gran ruoli, che lui e la sua agenzia sanno valutare e scegliere con saggezza.

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The Walk-In

Questa serie per esempio – che non è ancora chiaro se sarà mini- o meno e se arriverà mai in Italia – sulla carta partiva già avvantaggiata per tre motivi. È prodotta da ITV Studios, gente che nella migliore tradizione inglese ti lascia la valigetta di sterline contanti (il giusto: né troppo, né troppo poco) e poi si fa risentire quando il lavoro è finito; è scritta da Jeff Pope, contemporaneamente super veterano della tv inglese e sceneggiatore candidato al premio Oscar per Philomena; e racconta una terribile storia vera, gigante e topica: quella della nuova ascesa, nel Regno Unito, dei movimenti di estrema destra radicale spuntati come i funghi dopo il temporale durante la campagna elettorale per il referendum sulla Brexit.

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The Walk-In

Graham interpreta Michael Collins: ex neo-nazista pentito che oggi lavora come giornalista investigativo per l’organizzazione indipendente apartitica antirazzista e antifascista Hope Not Hate. Passa il tempo a insegnare e a debunkare la retorica dei gruppi estremisti ed essendo considerato un traditore dai sui vecchi amici, è costretto a traslocare di continuo per via delle costanti minacce ricevute. È il suo personaggio che, fin da subito, dà alla serie un tono sfumato e lontano dal manicheismo umanizzando realisticamente le persone che si uniscono alle frange neo-naziste. Dice che :«È dura la vita dell’estremista di destra: non possono ascoltare musica popolare, che è quasi tutta composta di influenze dalla cultura nera. Non possono guardare film, sono quasi tutti fatti da persone ebree». E poi ricorda che «Dobbiamo a tutti i costi essere convinti del fatto che le persone piene di odio possano cambiare».

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The Walk-In

The Walk-In, con il suo tono asciutto ed essenziale, vuole innanzitutto essere una cronaca, un contenitore drammatizzato dei fatti. La serie è ambientata nel 2016 tra Bradford, Liverpool e Leeds, nel nord dell’Inghilterra, nel periodo che precede e segue l’omicidio della parlamentare laburista ed europeista Jo Cox da parte del suprematista bianco Thomas Mair, che prima di sparare tre volte alla donna per poi accoltellarla ha gridato «Prima la Gran Bretagna». Nei giorni precedenti all’attentato, Collins lavora per avere accesso alle riunioni del National Action, il più combattivo e disciplinato (dunque pericoloso) fra questi nuovi gruppi neo-nazisti. Cerca di reclutare il Walk-In del titolo: letteralmente qualcuno che va in un posto senza prendere appuntamento; figurativamente qualcuno che possa infiltrarsi in un ambiente senza essere riconosciuto. Riesce a manipolare un vecchio arnese fascista insoddisfatto del nuovo corso dell’estremismo di destra: lo incastra con un ricatto facendolo diventare un suo informatore, proprio com’era successo a lui negli anni ‘90 – poi è stato smascherato dagli ex amici nazisti, costretto a vivere in esilio in Australia dal ‘93 al 2003 ed è riuscito a tornare in patria solo grazie all’esposizione mediatica ottenuta per merito di documentari e speciali tv.

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The Walk-In

The Walk-In, però, è anche qualcosa di più. Spende molte energie per raccontare un esempio di radicalizzazione, quello del 22enne Robbie. Ragazzo normale, che tira a campare facendo lavoretti alla giornata e che di fronte alle sue difficoltà e alle complessità del multiculturalismo – aiutando un amico elettricista incontra un padre di famiglia musulmano che gli chiede gentilmente di non entrare in casa perché non può fare vedere alle figlie nubili un uomo non sposato – si rinchiude nella non comprensione, fomentato da persone che gli sono vicine e dalla propaganda in rete. Sente il bisogno di incolpare qualsiasi altra persona che non sia se stesso per i fallimenti, le scelte sbagliate, gli errori e le difficoltà della sua vita. È un istinto, un abisso in cui tutti possiamo riconoscerci.


Questa cancrena si accumula piano piano, giorno per giorno, fino a deflagrare e diventare metastasi. Non è una giustificazione, peraltro. Queste persone pensano quello che vogliono pensare, nonostante abbiano anche stimoli positivi nella loro vita – in questo caso la madre, che gli fa notare l’insensatezza di credere che tutti i pakistani della zona siano dei molestatori. Ma il pensiero assolutista vince perché aiuta con la catarsi, con la deviazione di tutta la negatività e la frustrazione verso un singolo capro espiatorio fisico e palpabile, quindi concretamente punibile. The Walk-In è davvero il più classico dei pugni nello stomaco. Non per come spettacolarizza la realtà, ma proprio per come la racconta senza edulcorarla.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.