Doctor Strange nel multiverso della follia è solo un pretesto qui (giacché non ha suscitato un particolare interesse per quanto mi riguarda nei confronti degli abiti, né in generale) per parlare di un indumento dal fascino sempiterno: il mantello. A cosa serve il mantello dei supereroi?

Il mantello è un elemento fondamentale dell’abbigliamento marziale. Fa ancora parte delle uniformi militari di gala e fino a quando venivano usate le armi personali da taglio il mantello fungeva anche da scudo. Era inoltre l’indumento privilegiato per proteggersi dal freddo e dalle intemperie sul fronte e in combattimento; è spesso il pretesto per innescare racconti magici (Harry Potter), ma anche di morte e mistero (il bellissimo racconto di Dino Buzzati Il mantello, pubblicato nella raccolta La boutique del mistero, edita da Mondadori nel 1968). Ma Superman (un supereroe) o Thor (una divinità) non soffrono il freddo e il mantello di certo non sostituisce le ali; quindi, per volare, è inutile.

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Doctor Strange

Nel caso di Doctor Strange (un mago) il mantello è più un compagno di avventure che un indumento. Ha vita a sé, compie azioni e partecipa a battaglie in totale autonomia. È più un tappeto volante di Aladino che l’accessorio indispensabile a caratterizzare il personaggio. Doctor Strange (come del resto quasi tutti gli altri supereroi) nasce nelle pagine dei fumetti e il suo mantello, oltre ad avere una funzione narrativa, è anche un artificio utilizzato dal disegnatore (Brandon Peterson in questo caso) per conferire l’effetto del movimento sulla carta. E quindi, nell’evolutissimo MCU o nell’altrettanto ricco DCEU, a cosa serve oggi - che siamo costretti a conoscere tutti i meandri di multiversi et similia per capire cosa fa e dove va un supereroe - il mantello? A niente. Ci vorrebbe il coraggio, come quello che ha avuto la stilista Edna Mode di Gli incredibili, di saperne fare a meno.

Autore

Sara Martin

Sara Martin insegna Storia del Cinema, critica cinematografica e televisiva e teorie e tecniche della televisione all’Università di Parma. Si occupa principalmente di costume e scenografia nel cinema e di storia della critica cinematografica italiana. Da alcuni anni ha una rubrica su Film Tv che si chiama Il filo nascosto, dove approfondisce argomenti legati al rapporto tra il cinema e la moda, tra gli abiti e i personaggi.