«È un errore fingere di poter vivere senza un incantesimo di qualsiasi tipo». Anita Loos, autrice di I signori preferiscono le bionde, introduce idealmente le Giornate del cinema muto di Pordenone 2022 (dal 1° all’8 ottobre 2022), il festival specializzato in “fantasmi”, ombre di fotogrammi perduti che tornano a ballare sullo schermo del teatro Verdi.

L’incantesimo esce dalle pagine del suo The Talmadge Girls - A Memoir (1978) e apre l’omaggio dedicato a Norma, la più celebre delle tre sorelle Talmadge, star di Hollywood anni 10-20, che rivedremo in un rullo sopravvissuto di La signora delle camelie di Fred Niblo (1926). La retrospettiva Talmadge presenta inoltre La principessa di Graustark di Dimitri Buchowetzki (1924), titolo ammesso nella sorprendente sezione Ruritania, termine che indica opere ambientate in fantasiosi regni balcanici, coniato da Anthony Hope nel romanzo Il prigioniero di Zenda, il cui adattamento del 1913 è anch’esso in programma.

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Immagine promozionale di La principessa di Graustark (1924)


L’immagine che fa da manifesto alle Giornate 2022 è tratta proprio da un titolo “ruritano”, Three Weeks di Alan Crosland (1924), sceneggiato da Elinor Glyn, che lanciò la “it girl”, la maschietta dei ruggenti anni 20. E poi sapete da quale misterioso paese veniva la principessa Anne/Audrey Hepburn di Vacanze romane? Da un castello immaginario dei Balcani, come ci ricorda nell’introduzione del catalogo il direttore Jay Weissberg.

Tre i titoli del mito che segnano lo schermo delle Giornate n. 41: The Unknown (Lo sconosciuto, 1927), Nanook of the North (Nanuk l’eschimese, 1922), The Manxman (L’isola del peccato, 1929). Serata inaugurale con un Tod Browning in anticipo sulle atmosfere tetre e angoscianti di Freaks. Ed è horror puro riflesso negli occhi di una giovanissima Joan Crawford, in duetto con Lon Chaney, il “trasformista”, immersi in un perverso gioco passionale sotto la tenda di un circo. Lo sconosciuto - messo in ombra dal capolavoro sul popolo “deforme” del 1932 - sfida il cinema dei cannibali di oggi con una collezione di mostruosità psicofisiche. Mani con due pollici, mutilazioni, omicidi, follia... Lui si finge senza braccia per il numero acrobatico, lei è disgustata dalle dita maschili, allusioni e metafore sessuali, l’amore come macchina aberrante.

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Immagine tratta da Lo sconosciuto di Tod Browning (1927)


La sezione Il canone rivisitato celebra i 100 anni di Nanuk e risponde alle accuse di cine-colonialismo che inseguono ancora Robert J. Flaherty per il suo racconto fittizio di una famiglia inuit in lotta nell’Artico canadese. Nanuk in realtà si chiamava Allakariallak e si allenava, divertito, a mettere in forma la storia eschimese, dal falso igloo, simulato in esterni per mezzo di una lastra di ghiaccio, alla caccia al tricheco con una lancia, arma ormai desueta.

Flaherty non era un turista per caso, cinque anni e più di rapporto con gli inuit, e la forza delle immagini lo dice, inquadrature di una realtà potenziata, essenza della vita sul ghiaccio, la fame, il freddo e la creatività dei nativi. Pelli di foca masticate per confezionare stivali, così come il vinile portato dai bianchi, non per deridere i “selvaggi”, ma per la condivisione di suoni e rumori, che risentiremo al teatro Verdi grazie a un coro formato, tra l’altro, da due cantanti inuit.

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Immagine tratta da La dixième symphonie di Abel Gance (1918)


Critiche a Flaherty per lo sponsor dei fratelli Revillon, commercianti di pellicce, intervenuti quando il primo girato andò perduto in un incendio. Eppure il “film promozionale” fa da apripista al documentario futuro: «Flaherty, che viene dall’esperienza immediata sul campo come esploratore, passa dalla veduta come descrizione alla veduta come narrazione» (Adriano Aprà). Sempre nel Canone rivisitato, si vedranno La dixième symphonie di Abel Gance (La decima sinfonia, 1918) e il corto sperimentale Europa (1931-1932), grido d’allarme contro l’ascesa dei fascismi.

Terzo gioiello per la serata finale, ultimo film muto e britannico di Alfred Hitchcock, The Manxman, dal romanzo di Hall Caine del 1894, epoca vittoriana stravolta dal triangolo perturbante di due amici e la donna contesa, quasi un più sinistro Il mio corpo ti scalderà. Prima di passare al sonoro con Blackmail (Ricatto), stesso anno, 1929, e stessa attrice, la pallida, bionda Anny Ondra, il regista gira in Cornovaglia questo dramma d’amore come “provino” per i futuri thriller. Luci e ombre saettanti in un panorama di arabeschi rocciosi che ricordano il monte Rushmore di Intrigo internazionale. Crudele intrigo di bugie ed equivoci, dove la morte è solo in attesa.

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Immagine tratta da L'isola del peccato di Alfred Hitchcock (1929)


L’edizione delle Giornate di quest’anno è più che mai un crocevia affollato di generi e nazionalità, e va da un programma sul colonialismo olandese - le imprese trionfanti in Indonesia - all’omaggio a Marie Prevost, l’attrice di I milioni della manicure di Mitchell Leisen, con Up in Mabel’s Room (1926), restaurato dall’UCLA. E ancora: gli effetti speciali del maestro spagnolo Segundo de Chomón e il documentario di Jean Epstein girato durante l’eruzione dell’Etna nel 1923, La montagne infidèle.

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Immagine tratta da I ladroni (1930)


Una sorpresa che si chiama Stanlio e Ollio corona le Giornate del cinema muto con l’anteprima dell’unica copia di Ladroni (Night Owls, 1930), dove si sente la voce di Oliver Hardy pronunciare una battuta in uno storpiato ispano-italiano. Si scoprirà così il perché dell’esilarante gergo della coppia, costretta dal produttore Hal Roach con l’avvento del sonoro a doppiarsi in diverse lingue, tanto da generare quegli strani accenti, riproposti poi in italiano da Alberto Sordi.



Qui il programma completo

Articolo pubblicato su Film Tv 39/2022

Autore

Mariuccia Ciotta

Mariuccia Ciotta, giornalista e critico cinematografico, autrice di programmi radio-televisivi, ha scritto saggi e libri su autori e generi. Tra le sue pubblicazioni: Walt Disney – Prima stella a sinistra (Bompiani), Da Hollywood a Cartoonia (manifestolibri), Un marziano in tv (Rai/Eri), Rockpolitik (Bompiani), il Ciotta-Silvestri - Cinema (Einaudi), Il film del secolo (Bompiani). Ha diretto il quotidiano il manifesto.