Gru non è cattivissimo, e questo lo sappiamo da subito: al massimo è meschino, un pizzico cinico e tanto nervoso, un po’ come tutti noi, al mattino presto, su una strada trafficata. È cattivo come siamo cattivi quando saltiamo la fila al bancone del bar (anche se non usiamo il raggio gelante), quando inquiniamo con lo scarico dell’auto (anche se non è un carrarmato blindato), quando guardiamo storto un bambino antipatico.

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Cattivissimo me (2010) scena

Cattivissimo me non è la storia di un miracoloso ribaltamento, perché Gru è un bonaccione e si capisce già da come arringa i suoi piccoli compari gialli, cercando di conquistare la loro fiducia con le sue poco illustri imprese («abbiamo rubato la Tour Eiffel!! Sì, ma quella piccola, di Las Vegas»). La sua perfidia è quella quotidiana e spazientita di un Mr. Bean qualsiasi, sgraziatamente estraneo alle più semplici dinamiche di interazione sociale; come Mr. Bean, ridiamo della sua inadeguatezza, ma in fondo tifiamo per lui perché rappresenta il nostro lato sgradevole e intollerante, all’ennesima potenza. Il film di Pierre Coffin e Chris Renaud non sfiora, né ambisce a farlo, le vette dell’animazione Pixar, né tenta la via del postmoderno ammiccante per ingraziarsi anche gli adulti, in stile DreamWorks (l’unica concessione a riferimenti comprensibili solo ai “grandi” è la dicitura in piccolo sotto la Banca del Male: «Già Lehman Brothers»).

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Cattivissimo me (2010) scena

È una scorribanda coloratissima e levigata come i corpi stilizzati dei Minion (letteralmente “tirapiedi”), dove la tenerezza di tre bimbe (dalle fattezze un po’ Peanuts), che farebbero commuovere anche un muro, incontra l’esuberanza tecnologica di gadget in puro stile 007, con una buona dose di follia in più (lo sparaseppie resta il nostro preferito, insieme ai disco-robot che ballano come Tony Manero). Ed è, in sottotraccia, un magnifico elogio del Vecchio mondo e di una cultura europea lontana da certa asettica funzionalità statunitense: diretto da due francesi e realizzato per la Universal in studios d’Oltralpe, ha per protagonista un omone dalla dubbia provenienza (nella versione originale, Steve Carell ha modellato l’accento bizzarro di Gru su quello dell’ungherese Bela Lugosi), che vive in una casa gotica maldestramente incastrata fra le linde villette da sobborgo americano e ha la fisionomia stralunata di un curioso mix di suggestioni europee («un incrocio tra Peter Lorre, Jacques Tati e Mr. Bean», l’ha definito giustamente Daniela Catelli).

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Cattivissimo me (2010) scena

Il suo braccio destro mezzo sordo è uno scienziato ultraottuagenario, il dottor Nefario, sagace inventore di tecnologie deliziosamente retrò: niente a che vedere con l’armamentario liscio, lucente e wireless dell’odioso nemico Vector, che inevitabilmente, con la sua casa dalle linee morbide, finisce per ricordarci i prodotti Apple. Lui, stravaccato in un comodo universo multitasking, è il Nuovo che avanza con strafottenza e sicumera. Gru e i suoi disastrosi Minion, piccoli agenti itterici del caos che a malapena sanno battere al computer e impiegano un’intera giornata per costruire un unicorno di peluche fatto con lo scopino del bagno, sono cattivoni vecchia maniera, analogici e inefficienti. Sono macchinosi e allegramente improduttivi: come Nefario quando si sposta sul suo mezzo motorizzato, si godono (e noi con loro) tutto il gusto del lavorare con lentezza.

Autore

Ilaria Feole

Ilaria Feole è nata nell’anno di Il grande freddo, Il ritorno dello Jedi e Monty Python – Il senso della vita e tutto quello che sa l’ha imparato da questi tre film. Scrive di cinema e televisione per Film Tv e Spietati.it. È autrice della monografia Wes Anderson - Genitori, figli e altri animali edita da Bietti Heterotopia.

Il film

locandina Cattivissimo me

Cattivissimo me

Animazione - USA 2010 - durata 95’

Titolo originale: Despicable Me

Regia: Pierre Coffin, Chris Renaud

Al cinema: Uscita in Italia il 15/10/2010

in streaming: su Apple TV Netflix Amazon Video Sky Go Rakuten TV Now TV Microsoft Store Amazon Prime Video Netflix basic with Ads