Il protagonista fa il consulente alle assicurazioni di una compagnia automobilistica: yuppie frustrato e devastato dal jet lag, nella sua casa Ikea, con i suoi abiti Calvin Klein e le sue cravatte Armani, è divorato dall’insonnia e dall’insoddisfazione. Non sa più dormire, non sa più piangere; e così, tanto per trovare un po’ di calore umano, frequenta, a casaccio, gruppi di ascolto. Supera in fretta gli alcolisti anonimi e gli insonni per dedicarsi con passione ai mali incurabili: leucemie, tumori ai genitali e all’intestino. Tra lui e Marla Singer, che soffre delle sue stesse ansie e predilige i suoi stessi rimedi, potrebbe anche nascere una storia d’amore, ma sono già entrambi troppo avanti nella strada dell’alienazione nevrotica.

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Elena Bonham Carter in Fight Club (1999)


Va diversamente, invece, con Tyler Durden, il produttore e venditore di saponette che incontra in aereo e al quale si rivolge quando la sua abitazione (con il divano nuovo, il guardaroba, i dischi e tutti gli oggetti simbolo del suo ruolo nel mondo) viene distrutta da un’esplosione. Quanto il protagonista è teso, ansioso, esitante, tanto Tyler appare disinvolto, sicuro di sé, appagato: vive senza problemi in un’enorme casa fatiscente, di notte va a rubare il grasso nei cassonetti di una clinica di liposuzione oppure fa il proiezionista in un cinema (dove appiccica inserti porno quasi subliminali tra i fotogrammi dei film per bambini), sa fabbricare, oltre che il sapone, anche gli esplosivi, non ha problemi con le donne (nemmeno con Marla, dura e bizzarra). Opposti, diventano amici; ma forse tanto opposti non sono. Entrambi, comunque, picchiano duro; si pestano e pestano altri come loro, insieme ai quali fondano il Fight Club, una società segreta nella quale fare a botte, per sapere di essere vivi.

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Scena di Fight Club (1999)


Tratto dal primo romanzo di Chuck Palahniuk, Fight Club è un ritratto cattivo, ironico e visionario dell’America di fine secolo, quando la pacchia yuppie è tramontata e, ancora una volta, l’american way of life ha rivelato il suo volto deprimente e alienante. David Fincher, che ha esordito nel 1992 con il cupissimo Alien3 e ha raggiunto il successo nel 1995 con Seven (se possibile, ancora più disperato), si butta a capofitto nell’universo malato immaginato da Palahniuk, lo immerge nella notte, nei vicoli squallidi, in interni cadenti e polverosi o ordinati e senz’anima, in un tempo che l’alterazione del ciclo sonno-veglia rende indeterminato e fluttuante, in uno spazio scombussolato dalle percezioni soggettive, tra facce pestate, occhi tumefatti, nasi spezzati, guance tagliate. I volti dei “combattenti anonimi”, sempre più numerosi, vicini e minacciosi.

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Brad Pitt in Fight Club (1999)


E mentre il protagonista (senza nome) si allontana progressivamente dalla sua ansiosa, umana insicurezza, Tyler si fa sempre più esigente, nelle sue ambizioni, nella sua volontà di affermazione. Magro e sgualcito, con un punto interrogativo stampato in volto, Edward Norton attraversa la storia alla ricerca di appigli, lampi di comprensione; di fronte a lui Brad Pitt, un Tyler sbrigativo e suadente, lavora in souplesse, appare e scompare, come un alter ego sognato e temuto. Fight Club ha scatenato imitazione e questo ha messo in secondo piano l’ironia paradossale che lo pervade. Ma, in realtà, è più una satira esacerbata che un “manifesto”, uno sberleffo a uno stile di vita piatto e condizionato, uno scossone al buon gusto e al buon senso comune cui ci adeguiamo (e, a questo proposito, attenzione alle ultime inquadrature, dove Fincher si diverte, come Tyler in cabina di proiezione).

Autore

Emanuela Martini

Direttrice di Film Tv dal 1999 al 2007, dagli anni Ottanta nel comitato di redazione del mensile Cineforum (che oggi dirige), direttrice del Torino Film Festival dal 2014 al 2019, dice di sé: "Capelli rossi, lettrice forte, brutto carattere (dicono). La prima volta mi hanno portata al cinema che avevo tre anni. Ci stavo dalle 2 alle 8, orario continuato. Praticamente, non ne sono più uscita: adesso ci sto anche dalle 8 alle 20, e a volte pesa. Ma la passione resta e non mi annoio (quasi mai).".

IL FILM

locandina Fight Club

Fight Club

Drammatico - USA 1999 - durata 135’

Titolo originale: Fight Club

Regia: David Fincher

Con Brad Pitt, Edward Norton, Helena Bonham Carter, Jared Leto, Meat Loaf, Zach Grenier

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