Intervista ad Aldo Baglio
Sicilia-Milano andata e ritorno. Come nel suo ultimo film da protagonista in solitaria (senza Giovanni e Giacomo), Una boccata d’aria di Alessio Lauria, dal 7 luglio 2022 in sala, anche per Aldo Baglio, 64 anni a settembre, è arrivato il momento di tornare nella sua Sicilia, lasciata per Milano a tre anni con i genitori.
A cosa è dovuta la scelta di trasferirsi in Sicilia?
La pandemia ci ha portato lì. È una scelta di vita di tutta la famiglia. Stiamo benissimo in provincia di Siracusa, contenti di aver potuto vivere questa esperienza.
Anche per questo il film racconta di un ritorno al sud?
In realtà con il gruppo di lavoro, formato da Valerio Bariletti e Morgan Bertacca, partiamo sempre da zero per scrivere il soggetto. Ci chiudiamo in una stanza e ci mettiamo a parlare, buttando giù le idee che emergono.
Come ha lavorato per tenere insieme una comicità che tocca problematiche sociali molto stringenti e un tono, appunto, da commedia?
Grazie alla comicità possiamo prendere una persona disastrata, come l’imprenditore che interpreto nel film, e far sì che il pubblico rida. Quindi si può fare satira divertente senza dimenticare i lati drammatici della vita. Se questi due aspetti si combinano è un grande risultato. Si tratta comunque sempre di una commedia con happy end e con ingredienti per divertirsi e, spero, anche per emozionarsi.
Come trio, come Aldo, Giovanni e Giacomo, in che modo scegliete di lavorare separati?
Io vado dove mi porta il vento. Se il progetto mi piace lo faccio, altrimenti non se ne parla. Ma la cosa bella tra noi è che c’è questa libertà di muoversi autonomamente, un’apertura mentale che non tutti hanno.
Ora siete sul set di Il più bel giorno della nostra vita, di nuovo insieme. Qualcosa è cambiato rispetto al passato?
Assolutamente no, c’è sempre grandissima sintonia e io mi diverto sempre. Sarà un film sul genere dell’ultimo, Odio l’estate, grazie al regista Massimo Venier che riesce a costruire belle storie.

Cosa è accaduto dopo Odio l’estate, che è stato uno dei successi della commedia italiana prima della pandemia?
Vedo molto male l’industria del cinema. A Monza hanno chiuso tre cinema dove andavo sempre. Mi sembra evidente che è una strage. Non voglio entrare nella politica, ma mi pare che il pubblico sia stato spaventato senza motivo rispetto alla sala. Io spero che questo rapporto si ricostruisca ma sono un po’ scettico.
Farebbe mai una serie per le piattaforme?
Io non ci penso proprio, non è roba mia. Se diventa un lavoro non è più un divertimento. Per fortuna, me lo posso permettere, è più dignitoso.
Pedro Armocida
Intervista a Giovanni Storti
Uscita evento, dal 4 al 6 luglio 2022, Le voci sole di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi è arrivato in concorso al 68° Taormina Film Fest dopo aver vinto il Gran premio della giuria al Seattle Film Festival lo scorso aprile. Giovanni Storti, qui in un ruolo drammatico, non ha potuto accompagnare il film in Usa (anche se gli sarebbe piaciuto), mentre è arrivato in Sicilia, tra una pausa e l’altra dalla lavorazione al nuovo lungo che rivede insieme Aldo, Giovanni e Giacomo, Il più bel giorno della nostra vita, previsto in sala per Natale.
Come si spiega questo successo all’estero?
Il pubblico rimane per me sempre e comunque un po’ un mistero. Ho saputo che all’inizio della proiezione si sentiva ridere in sala, poi devono aver capito che era una storia seria.
Con i due registi, Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, aveva già lavorato quattro anni fa.
Sì, nel corto Magic Alps, e siccome mi piace il loro stile, vero e realista, appena mi hanno proposto questo ruolo ho subito accettato.

Non capita spesso di vedere film italiani così incentrati sul tema del lavoro: qui il suo personaggio, dal nord del nostro paese, dove perde l’impiego, è costretto a emigrare ancora più a nord, in Polonia.
È un momento disastroso per il mondo del lavoro. Si sono abbassati i diritti e si è alzato lo sfruttamento. Se ne parla poco ma conosco tanti ragazzi, anche parenti intorno a me, nella ricca Lombardia, che devono lasciare l’Italia per trovare opportunità che rispecchino le loro competenze e soprattutto salari dignitosi. Devono andare anche se non ne hanno voglia.
Per questo ruolo ha messo da parte la sua verve comica.
In realtà ogni tanto ho cercato di inserire qualche nota buffa, che però al montaggio è stata eliminata. Giustamente i registi, per mantenere la coerenza della cifra stilistica del film, mi hanno un po’ “tarpato le ali”.
Quindi è vera la leggenda della malinconia dei comici, siete “malincomici”?
Io penso che i comici, almeno quelli che conosco io, siano molto vulnerabili e dunque, probabilmente, nella vulnerabilità c’è molta malinconia.
Con che animo state girando questo nuovo film insieme?
Con un bell’animo! Le esperienze che ognuno di noi fa a parte - Aldo ha un altro film in sala (Una boccata d’aria, ndr) e Giacomo sta facendo teatro - te le porti anche dentro il trio. Il bello poi è che ogni film è diverso e Il più bel giorno della nostra vita sarà molto più comico di Odio l’estate.
Pedro Armocida

Tre uomini in gamba
AldoGiovanni(e)Giacomo. Tutto attaccato, come una parola sola. Per quasi un ventennio sono stati la strenna di Natale per tanti italiani, l’alternativa comica educata e civile ai cinepanettoni, proposta dalla Medusa berlusconiana per le feste di fine anno. Almeno da quel Natale 1997, appunto, quando esce senza crederci troppo Tre uomini e una gamba, co-regia loro e di Massimo Venier, road movie nord-sud in bilico tra Jerome K. Jerome e il cabaret meneghino, e in capo a qualche giorno diventa il film da vedere. Una scommessa giocata dalla nuova Medusa, allora alle prime armi e in affanno, cioè portare al cinema quel terzetto che in tv, specie nei vari Mai dire, macina ascolti e consensi, dopo aver convinto il loro agente (e da lì produttore) Paolo Guerra, il quarto del trio da sempre. Nasce, inatteso, un fenomeno, ripetuto l’anno dopo con Così è la vita. Poi, fermi un turno e si ritorna con Chiedimi se sono felice nel 2000, da lì in poi ogni Natale, un anno loro, un anno il golden boy ex Cecchi Gori Leonardo Pieraccioni.

Incassi sempre più strabilianti per Medusa, una ricetta semplice ma efficace nel dosare la comicità surreale dei tre e un piccolo mondo meneghino a misura d’uomo (tradito solo per l’omaggio-parodia ai gangster broccolini di La leggenda di Al, John e Jack, 2002), storie d’amore e d’amicizia dove ci s’incrocia con naturalezza (anche con controparti femminili di razza come Marina Massironi e Paola Cortellesi), l’ambizione di fare cinema e non tv al cinema, anche se le strizzate d’occhio ai cavalli di battaglia del palcoscenico e del piccolo schermo ci sono eccome. I tre (e Guerra) capiscono di doversi dosare con parsimonia (anche dopo il flop a Natale 1999 del film manifesto della Gialappa’s Tutti gli uomini del deficiente, dove donano un rapido cameo), tra teatro, comparsate tv (a Zelig, soprattutto), pubblicità. A Tu la conosci Claudia? (2004) segue uno iato più lungo, anche se in mezzo ci piazzano la versione per il cinema del loro spettacolo Anplagghed e tornano in sala a Natale 2008 con Il cosmo sul comò, senza più il co-regista di fiducia Venier, ma con Marcello Cesena.

Insomma, provano strade nuove, anche con il successivo La banda dei Babbi Natale, con regista Paolo Genovese. Pur sempre dall’alto del box office, però qualcosa comincia a scricchiolare. D’altronde hanno aperto le porte del cinema a tante coppie, terzetti ed ensemble di colleghi, quasi sempre griffati Medusa. E, forse, le risate hanno una data di scadenza più rapida delle lacrime, chi lo sa. Dopo l’interlocutorio Il ricco, il povero, il maggiordomo (2014), per i 25 anni del trio, nel Natale 2016 si regalano un curioso mix tra l’amarcord e l’auto-imbalsamazione, Fuga da Reuma Park, loro tre in un ospizio e i classici di un tempo che entrano nel corpo del film. Floppone pazzesco, il fall dopo tanto rise, la decisione di prendersi una pausa come trio e provare a camminare anche separati, Aldo protagonista di un curioso pre Tolo Tolo come Scappo a casa, Giovanni nella reunion di Peter Pan invecchiati del rock di Boys, Giacomo più in libreria che sugli schermi. Però, a inizio 2020, ecco Odio l’estate, ritorno dolceamaro (con Massimo Venier e sempre con Medusa) al road movie, all’amicizia e al bromance, e al successo (e proprio ora, del resto, sono di nuovo sul set, in trio, per ll più bel giorno della nostra vita di Venier...). Con una lacrima a fatica trattenuta tra tante risate per la morte prematura del “loro” Paolo Guerra.
Rocco Moccagatta

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