«Attori e attrici dotati di una favolosa bellezza hanno un enorme vantaggio rispetto agli altri, perché noi dobbiamo guardarli». Parole di Pauline Kael, che scorrono ordinate su fondo scuro come le scie di testo in esergo ai film di Star Wars, e in effetti di questo parlano le sentenze con cui si apre Chained for Life (su MUBI): la bellezza esteriore, il Bello universalmente certificato nella sua simmetria e armonia, uniformemente allo standard del mercato mediale, ha dopotutto una qualità fantastica, magica, fantascientifica per chi lo detiene e soprattutto per chi ne è privo.

Di dualismo estremo e inconciliabilità rumorosa e sofferente parla l’esordio (2019) di Aaron Schimberg (nato con una labiopalatoschisi bilaterale): ma questi poli opposti, queste due antitesi infauste - da una parte la stella Mabel, dall’altra il freak Rosenthal, affetto da neurofibromatosi, in mezzo il set cinematografico «di sensibilità europea» che devono condividere - il regista prova a raccontarli con occhio e mano documentaristici, una forma arrembante e secondo un registro satirico e disorientante (le deliranti riprese si svolgono in un ospedale che richiama Occhi senza volto di Franju) come a chiedersi: “Non è in fondo uno scherzo nonsense, una ridicolaggine perversa, una formula consunta quella a cui ci sottoponiamo perché gli altri continuino a (appunto) guardarci?”. Schimberg interroga così i suoi personaggi e attori, utilizzandoli come pedine simboliche, seguendo una storia che ci vede naturalmente identificarci con la spaesata Mabel ma gradualmente ci fa scivolare nella prospettiva di Rosenthal, senza sforzo perché Adam Pearson, in volto una reale malformazione, è una forza della natura, autoironico, magnetico, sganciato da qualsiasi istinto pietistico. Un caratterista con tutti i crismi, si direbbe, ma con la stoffa da protagonista, come renderà evidente l’opera seconda di Schimberg A Different Man - dramma paranoico stile anni 70, tra Coppola e Schlesinger - con un aspirante attore “Elephant Man” (Sebastian Stan, Avenger tra i più sexy, qui truccato ad hoc), guarito dalla propria mostruosità grazie a un’operazione che gli regala il viso di un uomo come tanti.

Determinando per questo il suo fallimento sentimentale (la vicina di casa aveva provato attrazione proprio per la sua difformità) e professionale (la suddetta vicina lo voleva per uno spettacolo che ricorda La Bella e la Bestia ma sceglie al posto suo un vero outsider, Pearson appunto). In entrambi i film, Schimberg denuncia con un ghigno sotto i baffi come un interprete sopraffino quale è Pearson non possa che finire per interpretare, fiction o meno, se stesso, coincidere con la sua condizione, informare il racconto solo e soltanto del suo stato divergente. Ma al contempo, partendo da tale inevitabilità, eccolo smuovere i punti fissi della narrazione, smascherarli, rovinare i protagonisti di default (Jess Weixler e Stan) tormentandone le vanità, irridendone l’imbarazzo e facendosi gioco senza retorica della meschinità del loro essere normali.
Il film
Chained for Life
Horror - USA 2018 - durata 91’
Titolo originale: Chained for Life
Regia: Aaron Schimberg
Con Jess Weixler, Adam Pearson, Stephen Plunkett, Charlie Korsmo, Sari Lennick, Joanna Arnow
in streaming: su MUBI Amazon Channel MUBI


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