Maureen è un’americana a Parigi, Kristen Stewart in un art film, un corpo estraneo, fuori luogo, in tensione. Maureen è una personal shopper, una che per professione s’aggira nel mondo-lontano-dal-mondo che è il lusso, e in luoghi asettici compra abiti e accessori su commissione, per abbigliare una starlette che fatica a incontrare, il doppelganger (super-etero, canonicamente desiderabile, pubblicamente femminile) del suo corpo androgino, insofferente, ambiguo, queer vestito di casual.

" data-credits=
Kristen Stewart in Personal Shopper di Olivier Assayas


È una gemella e una medium, Maureen, e sta aspettando un segno: un messaggio del fratello dall’aldilà. E se è un’identità in attesa, incapace di farsi scrittura precisa di sé, è perché è attorniata da troppi spettri, da troppe evanescenze, da troppa immaterialità: il doppio che le sfugge sistematicamente, un lavoro che corrisponde al tempo libero di un alter ego, una parte-di-sé (il gemello, Lewis) venuta a mancare, un compagno lontano da sentire via Skype.

E se a questo aggiungiamo il fatto che Stewart rimanda al proprio personaggio in Sils Maria, e che dunque è nuovamente diva nel dimesso ruolo di giovane-che-assiste-una-diva, il gioco dei riflessi si fa accecante, contorto, dislocante. Un Eva contro Eva astratto. Allo specchio. Ed è in tutto questo virtuale, in tutta questa solitudine, che Maureen cerca conforto e confronto, una guida che faccia luce sui suoi spettri, tra tutti quegli specchi.

Legge di Hilma af Klint, pioniera dell’astrattismo, spiritualista che metteva in forma l’invisibile. S’informa sulle sedute spiritiche di Victor Hugo. Guarda materiale didattico, un (finto) sceneggiato d’epoca, sullo smartphone, sul pc. Dialoga con una persona, vis à vis. Poi, in uno dei suoi luoghi, un luogo di passaggio, il treno, chatta. Con un anonimo. E d’un tratto crede che i suoi fantasmi possano essere lì, tra le sue mani, su quel piccolissimo schermo, a guidarla, finalmente. Non importa sia inverosimile: per lei la realtà è scomparsa.

«Sei tu, Lewis?».

Olivier Assayas approccia il genere come sempre - obliquamente - sviando le forme giuste e usurate del giallo stalking e delle storie di fantasmi in computer grafica per dare forma concreta al dramma del narcisismo contemporaneo, alla solitudine depressa nell’eccesso delle immagini, ai sogni e agli incubi sempre connessi col mondo. Lo fa sperimentando il thrilling possibile dietro la messaggistica istantanea. Svestendo la sua musa dal côté pubblico, per cercare un sentimento privato. E ricordandoci che il cinema, oggi, è chiamato a essere sguardo critico sul resto delle immagini intorno.

Non è un dettaglio se il finto telefilm sessantesco all’interno del film si presenta in un formato errato, sullo schermo di un pc. Il cinema reinquadra. Riporta in proporzione. Sa guardare con distacco gli spettri del digitale, il mondo 2.0, tutto il virtuale. Così, mentre Personal Shopper si fa corpo a corpo amoroso con Stewart, la accompagna lontano, fisicamente, come un turista verso l’unica domanda che conta quando si tratta di desiderio, e di immagini d’oggi soprattutto.

«Sei tu, Lewis? O sono solo io?».
  • Personal Shopper è disponibile su MUBI dal 20/05/2022

Autore

Giulio Sangiorgio

Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.

IL FILM

locandina Personal Shopper

Personal Shopper

Drammatico - Francia 2016 - durata 105’

Titolo originale: Personal Shopper

Regia: Olivier Assayas

Con Kristen Stewart, Lars Eidinger, Sigrid Bouaziz, Anders Danielsen Lie, Ty Olwin, Hammou Graïa

Al cinema: Uscita in Italia il 13/04/2017

in streaming: su Apple TV Chili Infinity+ Amazon Prime Video Rai Play Infinity Selection Amazon Channel