Un uomo sta seduto su una panchina alla fermata di un autobus. L’uomo chiacchiera e chiacchiera, tra l’attenzione variabile degli estranei che si avvicendano accanto a lui. Racconta la sua storia e ogni tanto offre un cioccolatino dalla confezione che ha sulle ginocchia: «La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita». Entrata nella leggenda, la battuta è la prima di Forrest Gump, torrenziale ricostruzione della storia americana dagli anni 50 agli 80, vista attraverso gli occhi di un innocente che, a causa di coincidenze più o meno fortuite, si è trovato testimone diretto di eventi quali l’ingresso all’Università dell’Alabama nel 1963 dei primi due studenti neri ammessi, la Guerra del Vietnam, la grande dimostrazione pacifista a Washington del 1967, la distensione Usa-Cina a colpi di ping pong nei primi anni 70, il caso Watergate, la nascita della Apple.

Ha incontrato Elvis Presley (al quale, lui ragazzino con le gambe deboli ingabbiate in protesi metalliche, ha suggerito il celeberrimo movimento di bacino), John Lennon (al quale ha ispirato Imagine), i presidenti Kennedy, Nixon e Johnson. Ma Forrest, Q.I. 75, quindi cinque punti più basso della media, ha attraversato disastri, violenze, intrighi, enormi sommovimenti culturali, mantenendo inalterata la sua assoluta buona fede e la fiducia nel genere umano. Continua a offrire cioccolatini agli sconosciuti, di età, colore, sesso diversi, scocciati, ringhiosi, distratti, sorpresi o disponibili. In fondo al suo cuore e in cima ai suoi pensieri, due donne, che hanno guidato la sua vita: “mammina”, una determinata madre sola che si è battuta con ogni mezzo per fargli fare una vita normale, e Jenny, la ragazzina della porta accanto, abusata e sognatrice, piena di talento, vitalissima e insieme autodistruttiva, che lo ha accolto accanto a sé sullo scuolabus e lo ha sempre incitato: «Corri, Forrest, corri!».

E Forrest, a un certo momento della sua vita, senza un vero motivo, ha davvero corso, dall’Alabama all’Oceano Pacifico e da qui indietro fino all’Oceano Atlantico, radunando dietro di sé una folla di seguaci. Che ha lasciato là, in mezzo alla strada, quando dopo tre anni ha deciso all’improvviso di smettere, perché si sentiva «un po’ stanchino». Inafferrabile e ingiudicabile, l’epopea di Forrest Gump è in fondo la storia dell’americano medio e del sogno ondivago della frontiera in perpetuo movimento, che continua a risorgere nonostante la corruzione, le guerre, la disillusione che avevano investito gli States in quei decenni.

Film di enorme successo, vincitore di sei Oscar, diretto da Robert Zemeckis nel 1994 e interpretato da Tom Hanks con sottotoni magistrali (Oscar anche a lui, che aveva già vinto l’anno precedente con Philadelphia), Forrest Gump intriga, commuove, diverte, stupisce per l’abilità con cui il protagonista è stato inserito di fianco ai personaggi storici nei filmati di repertorio. Ma è quasi impossibile valutarne il reale messaggio “filosofico”, se si tratti cioè di un inno alla stupidità innocente o, al contrario, di un’ironica descrizione dell’imperturbabile naïveté americana. Forrest Gump è uno di quegli unicum capaci di colpire, magari per ragioni diametralmente opposte, la sensibilità di ciascuno, perché ciascuno può trovarci un pezzetto della propria vita, i disastri generazionali di Jenny o la dolorosa maturazione di Dan, la spregiudicata solidità di mamma Gump o persino la lunare incoscienza di Forrest. Appunto, come tra i cioccolatini.
Il film
Forrest Gump
Commedia - USA 1994 - durata 140’
Titolo originale: Forrest Gump
Regia: Robert Zemeckis
Con Tom Hanks, Robin Wright, Gary Sinise, Sally Field, Mykelti Williamson
in streaming: su Timvision Paramount+ Paramount+ Amazon Channel Apple TV Amazon Video Microsoft Store Google Play Movies Rakuten TV Netflix Netflix Basic Ads
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