In onda su Rai Premium la sera del 6 luglio, il film Il menù della felicità non è una favola gastronomica, come il titolo potrebbe far pensare. Non è nemmeno una storia di redenzione facile. È un racconto profondamente umano su cosa significa avere un sogno e lottare per realizzarlo quando il mondo sembra fatto per escluderti.

La passione per la cucina
Al centro del film di Rai Premium Il menù della felicità c’è Noé (Gauthier Gagnière), un giovane autistico con una passione viscerale per la cucina. Dalla tenera età di sei anni, memorizza ricette con precisione quasi meccanica. Ma fuori dalla cucina di casa, la realtà è dura: tra difficoltà relazionali e una marcata goffaggine motoria (il disturbo della coordinazione motoria ne è la causa), Noé colleziona più porte in faccia che esperienze di lavoro.
Sua madre Virginie, interpretata con forza e tenerezza da Mélanie Doutey, decide allora di stravolgere le regole: fonda La Belle Étincelle, un ristorante inclusivo che dà lavoro solo a giovani con disabilità cognitive. La sua non è compassione, è visione. E determinazione pura.
Il conflitto arriva con Philippe Lamarck (Bernard Campan), chef stellato in caduta libera. Dopo aver perso la sua stella Michelin e, soprattutto, la sua reputazione a causa di uno sfogo discriminatorio finito online, Lamarck non ha altra scelta: per ripulire la sua immagine, accetta di lavorare nel ristorante di Virginie. Quello che non sa, però, è che qui non basterà cucinare bene. Dovrà imparare (forse per la prima volta) a vedere gli altri per ciò che sono, non per ciò che gli manca.
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Una cucina di conflitti e affetti
Il cuore del film di Rai Premium Il menù della felicità pulsa nel confronto tra Lamarck e Noé. Da una parte un uomo deluso, cinico, abituato a comandare con il pugno di ferro. Dall’altra un ragazzo puro, vulnerabile, ma armato di una passione che non conosce il compromesso.
Virginie è la forza che unisce questi due mondi. Non è solo una madre: è un’imprenditrice sociale, un’idealista che non si ferma davanti a niente. Attorno a loro ruota un microcosmo di personaggi autentici: i colleghi di Noé, ognuno con la propria fragilità e forza, interpretati perlopiù da attori non professionisti realmente impiegati nel vero ristorante La Belle Étincelle. Il risultato è un’interpretazione viva, sincera, che buca lo schermo senza artifici.

Dignità, inclusione e seconde possibilità
Il film di Rai Premium Il menù della felicità è un racconto sulla possibilità di riscrivere le regole del gioco, anche quando tutto sembra già scritto. Parla di lavoro, ma soprattutto di riconoscimento. Di come il talento non sempre si presenta con un curriculum impeccabile, ma può sbocciare in contesti dove c’è spazio per la diversità. Di quanto è importante costruire ambienti dove le persone non vengano “tollerate”, ma valorizzate.
E poi c’è il tema delle seconde possibilità. Non solo per Noé, ma anche per Philippe Lamarck. La sua trasformazione (lenta, dolorosa, ma possibile) è forse la parte più potente del film. Dimostra che cambiare idea è difficile, ma non impossibile. E che imparare ad ascoltare è una forma altissima di umiltà.
Il ristorante vero
La Belle Étincelle non è solo un set cinematografico per il film di Rai Premium Il menù della felicità. Esiste davvero, nel 15° arrondissement di Parigi, al 59 di boulevard Pasteur. È un progetto dell’associazione Tremplin Extraordinaire, che dal 2017 lavora per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità cognitive e mentali (autismo, sindrome di Down, ecc.).
Non si tratta di “fare beneficenza”. È una sfida concreta: alta cucina e inclusione sociale nella stessa brigata. Il personale è assunto a tempo indeterminato, formato sul campo, e partecipa attivamente al servizio. Il ristorante non è un’eccezione, è un modello replicabile.
E sì, nella fiction, i veri dipendenti del ristorante hanno recitato, aggiungendo realismo, spontaneità e soprattutto verità.
Il piatto forte è l’umanità
Hervé Mimran firma la regia del film di Rai Premium Il menù della felicità con equilibrio. Evita il pietismo, non cerca scorciatoie emotive. La sceneggiatura di Béatrice Fournera e Caroline Franc sceglie la sobrietà e lascia parlare i gesti, i silenzi, le situazioni. Il risultato è un film che commuove senza forzare, che fa riflettere senza prediche.
Il rischio della “buona causa” era dietro l’angolo, ma viene schivato grazie alla forza degli interpreti e alla coerenza del messaggio. Il film non fa miracoli narrativi: si muove su binari prevedibili, ma lo fa con coerenza e cuore.
Il menù della felicità è un film se vogliamo anche importante, perché parla di chi solitamente non ha voce nei racconti mainstream. Lo fa con rispetto, ironia e verità. È un film che non cambia il mondo, ma cambia lo sguardo. E. a volte, è già tanto.
Chiunque lavori nel cinema, nella ristorazione, nell’educazione o semplicemente viva in società dovrebbe guardarlo. Perché insegna che il talento si misura anche nel coraggio di essere se stessi, e che a volte per accendere una scintilla basta solo che qualcuno creda in te.
Un film che lascia il segno, proprio come una cicatrice: è lì, non per ricordare il dolore, ma la resistenza.
Filmografia
Il menu della felicità
Drammatico - Francia 2023 - durata 95’
Titolo originale: La belle étincelle
Regia: Hervé Mimran
Con Lionnel Astier, Laurent Bateau, Angélique Bridoux, Bernard Campan, Vincent Chalambert, Mélanie Doutey
in TV: 10/07/2025 - Rai Premium - Ore 23.25
in streaming: su Rai Play
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