«Quando salite sul palco dovete ricordarvi che fate schifo» dice l’unicorno Maurizio mentre insegna le regole della stand-up a un gruppo di comici poco ispirati, incaricati di riportare in auge Il Baracchino, vecchio tempio della comicità ora bettola dai drink annacquati condannata al fallimento. Come diceva Beckett, «non c’è niente di più comico dell’infelicità» e Prime Video lo sa bene. Perché dopo la caduta dei generalisti e antologici Zelig Colorado non si è limitata a farsi oasi, garante e amministratrice di un’intera generazione comica, ma un territorio in cui il gag sembra dialogare sempre più spesso con il triste disagio della “vita vera” dell’umorista (Sconfort ZonePesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budgetSono Lillo).

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Il Baracchino (2025) scena

Ecco, la serie animata d’esordio del giovane duo palermitano formato da Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola (anche doppiatore), in arte Megadrago, ha come protagonista un’assemblea di fantasmi da palcoscenico, bestiario comico in disuso che ricorda tanto quello di Kamikazen - Ultima notte a Milano di Gabriele Salvatores, doppiato da un cast che, integrando un po’ di “Prime Cinematic Universe” (Lillo, Matano), un po’ di dramedy odierna (Fogliati, Sermonti), tanta stand-up su social, televisione e podcast (Giraud, Ferrario, Tinti, Ravenna e Rapone) e tanti topic caldi (“non si può più dire nulla”, i pericoli del cringe, la comicità svenduta alla tv), diventa un osservatorio sulla comicità di oggi e domani.

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Il Baracchino (2025) scena

Nel pitch, invece, ci sono formule e influenze debitrici dei culti: non solo la “melan-comedy” urbana alla Zerocalcare e lo sguardo alla vita privata fuori dal palco di La fantastica signora Maisel Hacks, ma anche i confessionali mockumentary e l’ambientazione fissa come in The Office e quella disillusione ironica verso la finzione che è tipica di chi è cresciuto con Boris (nella serie, Sermonti è una sorta di Stanis pennuto e spiritato). Una ricchezza corale ed esuberante di riferimenti, toni, repertori e performance che a volte rischia di scambiare il ritmo per un diktat, concedendo poco respiro alla rotondità non solo umoristica dei caratteri, alle cupezze delle loro backstory, ma che che ben si traduce nella complessità caotica dall’animazione in bianco e nero che mixa stop motion, disegni, pupazzi.

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Il Baracchino (2025) scena

Le figure sono realizzate con tecniche diverse, integrate nella medesima immagine attraverso il software Blender (lo stesso utilizzato in Flow - Un mondo da salvare). Come in BoJack Horseman (altra parabola animata sul declino di un perfomer), i personaggi appartengono a specie differenti di umani e animali, ma anche di ciambelle, scheletri, spettri, meme. Ognuno ha la sua figura, il suo stile, la sua estetica, la sua texture, la sua voce riconoscibile, addirittura la sua tecnica d’animazione; ognuno, come nella stand-up, scrive la sua personalissima autofiction. Ecco perché, pur divertente, Il Baracchino ha il merito di riuscire a tradurre in immagine ciò che la scrittura spesso copre con gag incalzanti: non tanto l’infelicità del comico di cui parlava Beckett, quanto la sua tragicomica solitudine. Promettente.

Autore

Matteo Bonfiglioli

Appassionato lettore delle tramette di Film Tv fin dalla tenera età, laureato all'Accademia di Belle Arti di Bologna e alla IULM di Milano, è un critico cinematografico sulla carta, un critico televisivo in tv, un monologhista in teatro, un moderatore su un palco e un proiezionista in cabina. Scrive del mondo per scrivere di sé. E viceversa.

La serie tv

locandina Il Baracchino

Il Baracchino

Animazione - Italia 2025 - durata 17’

Titolo originale: Il Baracchino

Con Pilar Fogliati, Pasquale Petrolo, Stefano Rapone, Edoardo Ferrario, Luca Ravenna, Daniele Tinti

in streaming: su Prime Video