Con L’altro te, film di cui si sono concluse le riprese da poco, Eitan Pitigliani firma un’opera disturbante e “thought-provoking”, al contempo cruda e necessaria, che mette a nudo una delle derive più inquietanti della contemporaneità: la sessualità consumata a comando, senza affetto, senza volto, e spesso senza ritorno. È un film che brucia sotto la pelle, che non fa sconti, e che osa toccare un nervo scoperto della società moderna: le app di incontri, diventate nuovi templi del narcisismo, rifugi per solitudini affamate e arsenali per predatori.
Il progetto, prodotto da Giuseppe Alessio Nuzzo per Paradise Pictures, è tanto più urgente quanto meno è stato affrontato con sincerità finora. Con un cast guidato da Alessio Lapice e Miriam Dalmazio, L’altro te è un dramma psicologico spinto ai confini della realtà digitale, in cui il pericolo non arriva più dai vicoli bui, ma da uno schermo luminoso nel palmo della mano.

Il cuore oscuro dell’incontro
La storia del film L’altro te si sviluppa intorno a una giovane coppia: lui (Lapice), scrittore in cerca d’ispirazione per un libro sugli incontri sessuali via app; lei (Dalmazio), che per noia e gioco lo segue in questo esperimento sociale. Da una semplice curiosità nasce una spirale senza freni: i due cadono vittime del meccanismo che volevano solo osservare.
“Lui scarica l’app, lei lo copia, per noia e per gioco - ci racconta in esclusiva il regista Eitan Pitigliani - ma alla fine entrambi finiscono nel vortice di questa logica perversa e demoniaca del mercato del sesso senza denaro”.
Nel giro di pochi click si spalanca un mondo parallelo dove l’altro non esiste come persona, ma come oggetto da usare e dimenticare. Un “altro te” che è solo involucro, una maschera. Nessun affetto, solo urgenza, dominio, dipendenza.
Il racconto è pieno di tensione, di incontri ambigui, di personaggi disturbanti che portano all’estremo il desiderio, manipolano, feriscono, distruggono. Il film è chiaro: la realtà virtuale diventa rapidamente reale, e le ferite (spesso invisibili) sono vere e profonde.

Anime spezzate nell’era digitale
I protagonisti del film L’altro te, interpretati da Alessio Lapice e Miriam Dalmazio, non sono mai caricature. Sono giovani reali, con insicurezze, slanci sinceri, e il bisogno disperato di connessione. Ma proprio questa vulnerabilità li rende prede perfette in un ambiente dove “i narcisisti patologici, overt o covert che siano, utilizzano questo mezzo per trovare persone che, per solitudine o per debolezza, hanno semplicemente bisogno d’affetto”, sottolinea Pitigliani.
Pitigliani non dipinge un quadro in bianco e nero. Non tutti sono mostri, non tutti sono vittime. Piuttosto mostra dinamiche tossiche che nascono dall’incontro tra due ferite: chi cerca amore e chi cerca controllo. Come aggiunge: “Questo incontro tra le due disperazioni fa sì che si generi una dinamica malata e tossica... in quanto sono le parti animali, malate, demoniache, che si incontrano, ma non le anime”.
Tra i protagonisti spicca le presenza incisiva di Costantino Comito, che completa un quadro inquietante ma credibile della fauna umana che abita queste app: disturbati, manipolatori, anime perse o in cerca di uno specchio. Last but not least, Francesca Antonelli, una voce nella mente del protagonista che cerca di riportarlo alla realtà con mezzi più o meno psichiatricamente ortodossi ma atti a tirarlo fuori dal ‘rabbit hole’, il buco nero nel quale è entrato.

Amore, narcisismo e virtuale come droga
Il cuore del film L’altro te è la disumanizzazione. L’uso compulsivo delle app di incontri viene mostrato come una forma di dipendenza comportamentale, in cui ogni “match” è una dose di euforia che dura un istante, seguita dal vuoto.
Ma L’altro te va oltre. Non è solo un’accusa alle app o ai giovani che le usano. È un film che indaga il buco nero dell’anima contemporanea: quella che cerca l’altro per riempire un vuoto, ma finisce per consumarlo. Che si illude d’amare una foto, una chat, una fantasia. E che si aggrappa a queste illusioni con disperazione.
“La rete degli incontri spesso porta a incappare in personaggi disturbati... ci si innamora di uno sguardo che tuttavia non è reale”, spiega Pitigliani, in una delle dichiarazioni più lucide del suo racconto. L’app diventa un portale per un mondo parallelo, “demoniaco”, dove i rapporti non si trasferiscono mai nel reale. Restano nel buio delle app. E chi osa metterci l’anima, rischia davvero tutto.

L’estetica del vuoto
La forza visiva del film L’altro te è affidata a professionisti di altissimo livello. La fotografia di Vladan Radovic (Anime Nere, Il traditore) restituisce un mondo ipnotico, seducente e inquietante. I costumi di Monica Celeste e la scenografia di Carlo Rescigno non cercano il realismo documentaristico, ma creano un’atmosfera liminale, quasi onirica, sospesa tra il reale e il virtuale.
Le musiche di Marco Biscarini (David di Donatello per Volevo nascondermi) danno il ritmo interiore al crollo dei personaggi. Il tocco di Anna Cuocolo (premio Positano Leonide Massine) è la ciliegina su una torta dolceamara completata dal montaggio chirurgico di Marco Spoletini, tre volte premiato con il David, che alterna con maestria l’intimità e la tensione, l’illusione e la realtà che crolla. Non ci sono tempi morti, solo l’avanzare inesorabile verso la perdita di sé, con un finale al cardiopalma e a sorpresa.

Dalla favola alla dannazione
Chi ha seguito la carriera di Eitan Pitigliani noterà un passaggio radicale: da Like a Butterfly a Insane Love e Sissy, favola sull’amore immortale, e ora L’altro te, che esplora l’anima in un contesto profondamente ostile. Ma il filo conduttore resta: la ricerca dell’anima, a tutti i costi, anche nel posto sbagliato.
“Ho voluto cercare l’anima anche qui”, afferma il regista. Un tentativo quasi spirituale, nel mezzo di un mondo che di spirituale non ha nulla. La grandezza del suo progetto sta proprio qui: raccontare senza moralismo, ma con compassione. Denunciare, ma senza semplificare. Per capire il punto di vista di tutti, anche di quelle menti confuse che nella ricerca del mero sesso, involontariamente, nel rifiutare l’anima dell’altro, creano danni nelle menti di chi cerca solo affetto e amore. E così non consumano solo l’altro, ma anche se stessi, e la propria identità, che perdono all’interno di meccanismo dal quale non è facile uscire, ritrovandosi un bel giorno con un paio di mosche in mano. A quel punto o affondi o cerchi di ricostruirti da zero, a partire dalla tua identità perduta.
Il film L’altro te è solo l’inizio di qualcosa che verrà. Pitigliani ha già scritto la serie Un ragazzo senza nome, che esplorerà in profondità il mondo degli incontri sessuali tra giovani e le conseguenze mentali, psicologiche e a volte fisiche che ne derivano. Un’estensione naturale di quanto raccontato in L’altro te, con ancora più spazio per indagare i danni collaterali di un mondo in cui l’amore è diventato un algoritmo.
L’altro te si preannuncia come un film scomodo, intelligente e coraggioso. Non perché cerca il facile scandalo ma perché va dritto al cuore di una generazione che rischia di perdersi inseguendo il riflesso di sé nello sguardo degli altri. Eitan Pitigliani firma un’opera che ci costringe a chiederci: cosa stiamo diventando, quando anche l’amore ha bisogno di una connessione wi-fi?
Una domanda senza risposta semplice. Ma almeno cominciamo ad avere il coraggio di porcela.






Filmografia
L'altro te
Drammatico - Italia 2025 - durata 0’
Regia: Eitan Pitigliani
Con Alessio Lapice, Miriam Dalmazio, Costantino Comito, Francesca Antonelli, Cinzia Susino
Sissy
Cortometraggio - Italia 2021 - durata 20’
Regia: Eitan Pitigliani
Con Dea Lanzaro, Vince Vivenzio, Fortunato Cerlino, Mirella D'Angelo
Insane Love
Cortometraggio - Italia 2018 - durata 20’
Regia: Eitan Pitigliani
Con Filippo Gattuso, Clara Alonso, Miriam Dalmazio, Davide Dato
Like a Butterfly
Cortometraggio - Regno Unito, Usa 2016 - durata 28’
Titolo originale: Like a Butterfly
Regia: Eitan Pitigliani
Con Ed Asner, Will Rothhaar, Cindy Pickett, Brad Greenquist, Rita Raider, Michael G. London
Mi ritroverai dentro di te
Cortometraggio - Italia, Argentina 2014 - durata 13’
Titolo originale: Me reencontraràs dentro de ti
Regia: Eitan Pitigliani
Con Andrés Gil
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