Respect the cock!” urla Tom Cruise nei panni di Frank Mackey in una delle prime scene di Magnolia, rivolgendosi a un pubblico di uomini fomentati con il suo microfono ad archetto, i pantaloni in latex e i capelli raccolti in una mezza coda. La citazione proviene dal manuale Seduce and destroy, bignami del rimorchio scritto dallo stesso Mackey e pensato per insegnare ai suoi adepti come adescare “bionde mozzafiato”, dispensando infallibili consigli su come “domare” il genere femminile.

Con questa scena indimenticabile fa il suo ingresso Mackey in Magnolia, forse il più grande capolavoro di Paul Thomas Anderson uscito ormai oltre 25 anni fa, nel 1999, in un momento storico in cui il personaggio di Tom Cruise offriva la perfetta parodizzazione di tutta la cultura americana delle ambizioni sotto steroidi, con la misoginia a fare da corredo al ritratto del motivatore invasato e super macho impermeabile a un’emotività capace di andare oltre i suoi moti ormonali. Una figura che era facile da ridicolizzare proprio a causa del suo anacronismo grottesco, secondo cui gli strumenti indispensabili a soddisfare i meccanismi di iper-compensazione di un ego maschile fragile passerebbero per l’umiliazione delle donne e la cifra del proprio body count.

" data-credits=
Magnolia

Mackey, in sostanza, rappresenta l’archetipo filmico di quella tendenza a un machismo esasperato, inattuale e per questo a suo modo patetico, che Greta Thunberg ha definito in tempi non sospetti “small dick energy” in un famoso tweet di risposta all’imprenditore americano Andrew Tate – e che effettivamente appartiene tanto a lui quanto al protagonista di Magnolia. A guardarla oggi, infatti, la figura di Mackey ha perso per certi versi la sua aura comica, perché ne ha acquisita una premonitrice, dato che ha saputo anticipare l’ondata di propaganda maschilista che negli ultimi anni si è costruita uno spazio d’espressione inquietantemente credibile per molti utenti maschi, e che va ben oltre la finzione cinematografica. I creatori di contenuti che si rifanno a questo filone – Jordan Peterson, Adin Ross, Sneako, Hamza Ahmed, per citarne alcuni tra i più famosi accanto a Andrew Tate – sono uomini che sembrano emanazioni dirette di Mackey, e si raccolgono attorno alla cosiddetta “manosfera”, come viene definito il gruppo eterogeneo di comunità online che lottano per i diritti – o meglio, per il diritto di supremazia – del genere maschile, esattamente come tentava di fare il personaggio affidato a Tom Cruise.

" data-credits=
Magnolia

C’è infatti qualcosa di profondamente contemporaneo nel personaggio di Mackey, nel suo vedere la conquista delle donne come un modo per controllare il successo, la vita, forse addirittura la felicità. Questo tratto psicologico controllante era infatti fondamentale per la diegesi filmica di Magnolia, che attraverso i suoi personaggi ha saputo raccontare magistralmente un bisogno emotivo del tutto umano, divenuto ancor più pressante e universalmente condiviso in seguito alle convulsioni inaspettate a cui abbiamo assistito nel decennio breve: quello di immaginare rassicurazioni sempre più personali, ma allo stesso tempo vaste e omnicomprensive – a volte addirittura deliranti, tra cospirazioni, dittatura dell’oroscopo e tentativi di vedere segni del destino in qualsiasi circostanza quotidiana –, per provare a riadattare una serie di avvenimenti colossali, rapidi e profondamente impattanti alle capacità del nostro sistema metrico decimale interiore. L’empatia che ci lega a un personaggio improbabile come Mackey ha dunque a che fare con la sua incapacità di accettare, in un primo momento, l’epica a rovescio costruita da Paul Thomas Anderson nel film, assecondando un contesto in cui il libero arbitrio scompare, dato che l’unico eroismo possibile è quello di chi accetta la propria impotenza rispetto agli urti violenti del caso sulle nostre vite.

" data-credits=
Magnolia

Quello del motivatore di Seduce and Destroy altro non è che una forma di annebbiamento, un disperato tentativo di autodifesa che si dimostra inutile sul finale di Magnolia, dove è proprio l’incontrollabile del caso – nella meravigliosa forma di una pioggia di rane – a consentire la catarsi di ciascuno dei personaggi, liberandoli da quella rigidità nello stare al mondo che per Mackey corrispondeva con il bisogno di ostentare il proprio potere maschile controllante. Se c’è qualcosa di pericoloso nella manosfera e nella sua diffusione endemica, che si fa sempre più capillarmente strada tra i nostri algoritmi, è invece la capacità dei suoi creator di vendere la narrazione vittimistica del “vero maschio” in via d’estinzione come il prodotto di una sorta di risveglio – una presunta presa di coscienza sociale che li porta ad autodefinirsi “redpilled”, in riferimento a un’assunzione metaforica della nota pillola rossa della verità del primo Matrix.

" data-credits=
Magnolia

E magari #respectthecock potrebbe anche sembrare l’hashtag perfetto da aggiungere sotto i post di Andrew Tate, accanto al più rodato #embracemasculinity. Ma la verità è che in un momento in cui la realtà instabile e imprevedibile che abbiamo attorno ci fa sempre più paura, portandoci a voler controllare ciò che ci accade anche attraverso la prevaricazione dell’altro – e non solo quella di genere – Magnolia è qui per ricordarci che quella di Mackey non era una dimostrazione di potere, ma d’impotenza. Non un risveglio che permette di vederci chiaro, ma uno sguardo offuscato e distorto sulla realtà.

Autore

Federica Bortoluzzi

Nata nel 1997 in una casa dove la televisione era praticamente un oggetto proibito. Lavorarci, oggi, le sembra quasi un gesto di ribellione. Ha iniziato a scrivere i primi pezzi sul cinema mentre frequentava la facoltà di filosofia, dopo un incontro fortuito con Inseparabili di Cronenberg. Oltre a Film Tv, collabora con varie riviste online tra cui The Vision.

Il guru

locandina The Master

The Master

Drammatico - USA 2012 - durata 138’

Titolo originale: The Master

Regia: Paul Thomas Anderson

Con Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Kevin J. O'Connor, Rami Malek

Al cinema: Uscita in Italia il 03/01/2013

in streaming: su Prime Video Apple TV Google Play Movies Amazon Video Timvision Rakuten TV

Se vuoi vedere un altro film con un affondo nella psicologia dei guru di qual-si-voglia-cosa che oggi riempiono il nostro spazio online, puoi recuperare The Master di Paul Thomas Anderson, dove un personaggio simile a Frank Mackey  è affidato alla straordinaria performance di Philip Seymour Hoffman.
locandina Suspiria

Suspiria

Horror - Italia, USA 2018 - durata 152’

Titolo originale: Suspiria

Regia: Luca Guadagnino

Con Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Chloë Grace Moretz, Jessica Harper, Sylvie Testud

Al cinema: Uscita in Italia il 01/01/2019

in streaming: su Prime Video Apple TV Google Play Movies Microsoft Store Rakuten TV

Se vuoi vedere un film in cui l’archetipo cinematografico di Frank Mackey si coniuga al femminile, potresti cercare il remake di Suspiria di Luca Guadagnino, dove il personaggio potente, carismatico e manipolatorio di Madame Blanc è affidato a Tilda Swinton.
locandina Il petroliere

Il petroliere

Drammatico - USA 2007 - durata 158’

Titolo originale: There Will Be Blood

Regia: Paul Thomas Anderson

Con Daniel Day-Lewis, Paul Dano, Kevin J. O'Connor, Ciarán Hinds, Dillon Freasier, Russell Harvard

Al cinema: Uscita in Italia il 15/02/2008

in streaming: su Paramount+ Paramount Plus Apple TV Channel Apple TV Amazon Video Google Play Movies Rakuten TV Paramount+ Amazon Channel

Se vuoi vedere un film in cui l’archetipo del guru è declinato in versione religiosa, con un'atmosfera da setta ancor più pressante di quella costruita attorno alla figura di Frank Mackey, guarda anche Il petroliere di Paul Thomas Anderson, dove il regista affida a Paul Dano il personaggio ambiguo del predicatore cristiano Eli Sunday.