Nel sottobosco della produzione thriller contemporanea, il film La donna con il rossetto rosso su Tv8 il 19 giugno, pur nella confezione apparentemente patinata da Lifetime, sorprende per tensione narrativa, costruzione dei personaggi e un gioco di specchi inquietante che affonda le radici nell’identità femminile e nell’ossessione maschile.

Il gioco del “chi sei davvero”
Nel film di Tv8 La donna con il rossetto rosso, Lucy è una giovane giornalista di Chicago, intelligente, curiosa, con un’intuizione che la porta sempre a guardare dietro la superficie. Il suo fidanzato Roy (affascinante, premuroso e fin troppo perfetto) le propone un innocente gioco di ruolo per ravvivare la passione: incontrarsi in un bar sotto falsa identità. Lei sarà “Maggie”, lui “Jimmy”, con tanto di rossetto rosso, parrucca bionda e giacca di pelle a completare il quadro.
Ma l’idillio si spezza quando Lucy scopre che “Maggie” non è solo un nome di fantasia: è anche il nome di una ragazza scomparsa, protagonista di un caso di cronaca nera. Da quel momento, il gioco erotico diventa ossessione investigativa.
Lucy si tuffa nell’indagine e, come in ogni buon thriller, comincia a svelare strati di verità scomode: un passato oscuro, una madre diffidente, un fidanzato violento, un altro uomo che non è quello che dice di essere. E, se il rossetto rosso all’inizio era simbolo di seduzione, diventa rapidamente un marchio di riconoscimento, un indizio, quasi una maschera tragica.
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Tra maschere e verità
Lucy (Rebecca Liddiard) è il vero motore del La donna con il rossetto rosso. Inizialmente ingenua e un po’ troppo fiduciosa, cresce lungo il racconto, trasformandosi in una donna che prende in mano il proprio destino. Non è un’eroina classica: è imperfetta, commette errori, ma è mossa da un’urgenza vera e personale. È lei a intuire per prima che la verità è più vicina di quanto sembri.
Roy/Jimmy (Marshall Williams) è il volto doppio del thriller. Bello, dolce, ma sinistramente ambiguo. Il suo fascino è parte dell’inganno. È il classico stalker 2.0: educato, colto, socialmente integrato, ma con un’ossessione tossica per una donna che non ha mai veramente conosciuto.
Magnolia/Maggie (Danika Frederick), la donna scomparsa, è inizialmente un mistero, un’idea. Ma quando emerge dalla prigione psicologica in cui è stata rinchiusa – letteralmente e simbolicamente – si rivela la vera vittima, e in un certo senso, l’altra metà speculare di Lucy.
Zelda (Marina Stephenson Kerr), la madre, e Odette (Rebecca Gibson), la caporedattrice, sono due donne che incarnano due opposti: l’una vuole proteggere a ogni costo, anche nascondendo la verità; l’altra spinge Lucy a scavare, a rischiare, a disobbedire.

Il controllo maschile, l’identità femminile, il potere del “nome”
Uno dei temi chiave del film di Tv8 La donna con il rossetto rosso è il controllo. Roy impone identità, ruoli, look: parrucche, rossetti, soprannomi. La sua ossessione è dominare la narrativa altrui. Ma La donna con il rossetto rosso è anche un film sulla contro-narrazione femminile: Lucy riscrive quella storia, spezza lo schema, restituisce la voce e la libertà a Magnolia.
Altro tema forte è la sovrapposizione di identità. Lucy diventa Maggie. Maggie è ancora viva, ma vive in una bolla d’identità forzata. Il thriller gioca su questi doppi, come specchi rotti in cui le protagoniste cercano di ritrovare se stesse.
E poi c’è il rossetto rosso, oggetto di scena e simbolo insieme: all’inizio accessorio di seduzione, diventa segno di prigionia, fino a essere il dettaglio distintivo che, paradossalmente, aiuterà Lucy a capire cosa c’è dietro la maschera.
Il finale spiegato
Il finale del film di Tv8 La donna con il rossetto rosso arriva quando Zelda rivela il nome del persecutore di sua figlia: JD, ovvero Jimmy, ovvero Roy. Tutti i pezzi tornano al loro posto. Il rossetto, la parrucca, la giacca di pelle, la scelta del nome Maggie: tutto era un puzzle ossessivo ricostruito da Roy sulla base di una fantasia adolescenziale mai superata.
Lucy, armata di istinto e autocoscienza, si ribella. Spray al peperoncino e un’ascia sono gli strumenti della sua emancipazione. Ma a salvare la situazione è proprio Magnolia, che rompe il ciclo della sua prigionia e accoltella Roy. Le due donne fuggono, Roy cade (letteralmente) dalla sua posizione dominante.
Il tutto si chiude con Magnolia che chiede a Lucy: “Chi sei tu?”. È una domanda potente, che smaschera il desiderio di Lucy di “salvare” qualcuno per dare un senso a sé stessa. Ma anche un invito a riflettere su quanto sia fragile la linea tra giornalismo e invasione, tra empatia e protagonismo.
Zaddy Detective premia Lucy, Odette porta la pizza, e Magnolia accetta l’intervista. Ma nessuno esce davvero illeso. L’identità, una volta messa in discussione, non torna mai davvero com’era prima.
La donna con il rossetto rosso riesce dove molti thriller televisivi falliscono: intrattiene, sì, ma anche inquieta. Non si accontenta di una trama gialla: scava nei comportamenti ossessivi maschili e nel diritto delle donne a riscrivere la propria narrazione. Non è solo un film sulla scomparsa di una donna: è un film sul modo in cui le donne vengono scritte, riscritte e finalmente ascoltate.
Un rossetto non è solo un rossetto. Può essere un grido. O un’arma.
Filmografia
La donna con il rossetto rosso
Thriller - Canada 2024 - durata 87’
Titolo originale: Woman with the Red Lipstick
Regia: Tyson Caron
Con Rebecca Liddiard, Marshall Williams, Rebecca Gibson, Paul Essiembre, Marina Stephenson Kerr, Justin Stadnyk
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