Quando un regista abituato a spingere l’estremo si “dimentica” della storia nasce un film come Il fiore della passione, in onda su Cielo la sera del 14 giugno, un’opera di disinteresse narrativo, desideri svogliati e atmosfere posticce, che riesce a essere al tempo stesso disastrosa e irresistibile.

Il tentativo di essere qualcosa
Jeff, il protagonista del film Cielo Il fiore della passione, esce di prigione dopo una condanna per omicidio di primo grado (scontata in soli cinque anni, dettaglio che dice tutto sul rigore logico della storia). Cerca rifugio nel motel-bar gestito dal fratello Gordon e da sua moglie Linda. Appena arrivato, Jeff e Linda iniziano una relazione torbida che dovrebbe dare vita a un triangolo tragico, ma si trasforma in un assurdo balletto di pigrizia emotiva.
Linda, “femme fatale” da discount, suggerisce di eliminare Gordon. Non pianifica, non trama, si limita a insultarlo (“ratto”, “maiale”, “vigliacco”) e a sospirare. Jeff, l’ex galeotto con lo sguardo assente, risponde con apatia, preferendo flirtare con una cameriera e perdere a poker piuttosto che muoversi. Il risultato? Gordon anticipa i due e cerca di farli uccidere… ma assume due killer infantili che falliscono. Alla fine, una telefonata alla polizia salva tutti e Jeff se ne va da solo, come all’inizio. Fine.
Ciliegina sulla torta: il film si apre con un notiziario su due assassini di bambini ancora in libertà, ma questo dettaglio non torna mai più. Una sottotrama abortita nel giro di 20 secondi.
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Fantasmi di un melodramma
Jeff (Robert LeBrosse) è l’eroe posticcio del film Cielo Il fiore della passione. Ex assassino, maschio alfa smarrito, non agisce mai. Il suo volto comunica dolore, o forse solo noia cronica.
Linda (Kristine Rose), la moglie traditrice, è una mantide che non punge mai. Il suo fascino dovrebbe incendiare lo schermo, ma accende solo sospiri. Gordon (Jack Ciolino), marito-cornuto con una strana passione per football e piani maldestri, si rivela paradossalmente il più dinamico… anche se finisce col prendere un calcio nei testicoli.
Attorno a loro, una fauna da cinema di serie Z: la cameriera gelosa, i killer idioti, un personaggio chiamato Billy (che picchia Linda off-screen per motivi ignoti), una prostituta (Laura Gemser!) che regala sesso orale per simpatia, e un poliziotto che sbaglia l’unica battuta.

Desiderio senza slancio
Il film Cielo Il fiore della passione è una tragicommedia erotica sull’incapacità di volere. Tutti parlano di desideri (amore, libertà, vendetta) ma nessuno fa niente. Il sesso, elemento centrale in ogni opera di D’Amato, è qui svogliato, meccanico, privo di qualsiasi tensione sensuale. L’erotismo si consuma tra luci stanche e sintetizzatori anemici.
C’è un’idea potenziale (l’amore che distrugge, il crimine come soluzione estrema) ma viene trattata con un’ironia involontaria che azzera ogni dramma. E se tutto sembra una parodia, è solo perché nessuno sa bene che film sta facendo.
Il genio (in)consapevole di D’Amato
Joe D’Amato è stato regista di tutto: dai film di Ator agli Emanuelle, da Porno Holocaust a Endgame. Ma qui sembra abbandonare ogni interesse. Eppure, anche nella sciatteria, riesce a regalarci momenti di puro delirio cinefilo. Tra i tanti, la musica delle parate di Mardi Gras che include l’inno di Notre Dame, un videonoleggio che affitta “tape per Nintendo”, le partite di football narrate male con footage NFL fuori contesto e, su tutti, il romantico gesto di Jeff: mettere una cassetta nel mangianastri come sottofondo per sedurre.
Sono dettagli così assurdi da rendere il film Cielo Il fiore della passione un piccolo monumento al brutto cinematografico, al kitsch involontario, al cinema come fallimento glorioso.
Il fiore della passione è un film in cui nessuno sembra sapere cosa sta facendo, nemmeno chi lo ha girato. Eppure, nel suo essere un disastro narrativo e registico, diventa un’opera affascinante per chi cerca nella mediocrità una forma di verità. È un film che non funziona mai… e proprio per questo funziona come documento del cinema italiano trash anni ’90: senza freni, senza senso, senza vergogna.
Non è una pellicola da guardare: è un’esperienza da sopportare. E poi, magari, da raccontare con un ghigno colpevole.
Filmografia
Il fiore della passione
Drammatico - Italia 1990 - durata 90’
Titolo originale: Passion's Flower
Regia: Joe D'Amato (Aristide Massaccesi)
Con Kristine Rose, Robert LaBrosse, Kristine Frischhertz, Jack Ciolino
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