«I film proposti esplorano storie mai raccontate, offrono prospettive non sempre facilmente accessibili altrove - l’attuale panorama mediatico, social media in testa, tende a semplificare questioni complesse in brevi pezzi sensazionalistici -, amplificano le voci ai margini e ci incoraggiano a riflettere e considerare molteplici punti di vista». Con queste parole la direttrice artistica Lia Furxhi introduce la 28ª edizione del Festival CinemAmbiente, dal 5 al 10 giugno al Museo del cinema di Torino e online sulla piattaforma OpenDDB. Ecco dunque che i titoli di quest’anno - ma anche gli incontri, i panel, le installazioni - invitano a guardare la questione ambientale da prospettive sempre diverse, eterogenee, attraverso un cinema che, ieri come oggi, sappia indagare la complessità di temi così urgenti e attuali. La serata d’apertura infatti prevede un omaggio alla natura e insieme alla settima arte, con la proiezione del film muto (musicato dal vivo dai Perturbazione) Wonders of the Sea (1922) di John Ernest Williamson, che propone le prime immagini subacquee mai viste su grande schermo, e quella di uno spot diretto da David Lynch nel 1991 per l’azienda che si occupa della raccolta rifiuti a New York. A chiudere l’edizione sarà 2073: Ultima chiamata di Asaf Kapadia (ospite di una masterclass), un dramma distopico tra fantascienza e documentario (in sala dal 16 giugno).

Sono 77 in film in programma, suddivisi tra sezioni competitive e non. Il concorso documentari conta otto i titoli, provenienti da diversi paesi, interessati a esplorare paesaggi particolari - dalle foreste dell’Himalaya, dove vivono alcune falene, in Nocturnes di Anirban Dutta e Anupama Srinivasan fino alle montagne della Galizia, zona ad alto rischio incendi (vedere Fire Will Come di Oliver Laxe), in Only on Earth di Robin Petré - e una varietà di temi connessi all’ecologia, alle problematiche del nostro mondo contemporaneo: le origini della pandemia di COVID-19 in Blame - Bats, Politics and a Planet Out of Balance di Christian Frei; i fantasmi e le ferite degli Usa viste con gli occhi di un nativo della tribù degli yurok nel road movie Les recommencements di Isabelle Ingold e Vivianne Perelmuter; il dibattito sul nucleare narrato in Fission di João Pedro Prado e Anton Yaremchuk; la colonizzazione spaziale che mette a rischio il pianeta in Shifting Baselines di Julien Elie, che s’immerge nel quartier generale in Texas di SpaceX.

Il concorso cortometraggi propone invece 18 titoli che abbracciano una varietà di formati, dalla fiction al doc, dall’animazione al film sperimentale, mentre la sezione Made in Italy, con 23 film, offre una panoramica sulla produzione documentaria nazionale: qui trovano posto opere avventurose che invitano al rispetto dell’ambiente (da Beyond - Lettera a chi non è andato oltre di Alex Bellini e Francesco Clerici, che racconta un viaggio di Bellini su un ghiacciaio in Islanda, a Tra natura e quota - Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane di Manuel Zarpellon e Giorgia Lorenzato, in cui l’attore comico, da tempo impegnato nella salvaguardia dell’ambiente, affronta la ferrata più antica d’Italia) così come riflessioni su mestieri antichi, in via di sparizione (la ricerca sul lavoro di pastore in Abele di Fabian Volti, il racconto della vita di due giovani allevatori in Mut di Giulio Squillacciotti), e ancora film che ragionano attorno a paesaggi sempre più antropizzati (La montagna sacra di Micol Rubini si reca tra le rovine dell’ex miniera di amianto a Balangero, vicino a Torino, e Valentina e i MUOStri di Francesca Scalisi a Niscemi, in provincia di Caltanisetta, dove le antenne del MUOS, sistema militare per comunicazioni satellitari negli Usa, alterano il ciclo della natura) o sul nostro rapporto con gli animali (l’agnellino di Bàgliu di Annalisa Mutariello, L’uccello imbroglione di Davide Salucci, il cane vagabondo in Bobby di Erica De Lisio e quello chiuso in canile in Nebbia di Tommaso Diaceri, il maiale di Goodbye Pig di Roberta Palmieri, la fauna in cattività nello zoo di Fuorigrotta in Close di Marta Esposito).

La sezione Panorama è divisa quest’anno in tre aree tematiche, con proiezioni e incontri: i futuri eco-distopici (la fanta docufiction Everything Will Change di Marten Persiel), l’impatto della guerra sull’ambiente (il film collettivo dal Sudan Khartoum), la convivenza tra uomo e fauna selvatica (The Shepherd and the Bear di Max Keegan, sulla reintroduzione dell’orso bruno). E ancora, le proiezioni speciali (il doc The White House Effect sul legame tra politica Usa e cambiamento climatico, presentato da Luca Mercalli), gli Ecoeventi e uno spazio dedicato agli spettatori più piccoli con Ecokids. Tutte le informazioni su www.festivalcinemambiente.it.
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