Tra i tanti paradossi che il mondo post-COVID 19 ci ha elargito, e in cui il 2025 in particolare si è specializzato, c’è pure questo: che sia un prodotto targato Disney l’opera più politica della stagione. Quando Mon Mothma prende la parola al senato, davanti al complice silenzio di chi supporta l’Impero, per dichiarare che «quello che è avvenuto ieri su Ghorman è stato un genocidio ingiustificato. Sì, un genocidio» sentiamo un brivido decisamente extra narrativo, perché nessun film o serie aveva ancora messo in campo un riferimento così diretto a quello che sta accadendo a Gaza dal 7 ottobre 2023.

Andor - entrambe le annate, che costituiscono una narrazione unica e compatta; ma questa seconda stagione in particolare - torna alle origini di Star Wars non solo perché è, tecnicamente, il prequel del suo prequel (Andor, Rogue One e Una nuova speranza si svolgono nell’arco di una manciata di anni, portando a compimento la storyline relativa alla creazione e alla distruzione della Morte nera), ma anche perché riesuma le radici culturali della Ribellione, per la quale George Lucas nel 1977 si era dichiaratamente ispirato alla resistenza dei Viet Cong durante la Guerra del Vietnam, e a distanza di mezzo secolo si prende la responsabilità di ricordare il valore politico del padre di tutti i “giocattoloni” cinematografici (o “americanate”, se preferite altri luoghi comuni). In questa annata, scandita in quattro archi narrativi da tre puntate ciascuno, con una progressione di ritmo e tensione in costante crescendo che abbraccia pienamente il genere spionistico, Gilroy radica la genesi della resistenza nella quotidianità, nella realtà spicciola e ordinaria, come a ribadire le parole del manifesto di Karis Nemik che riecheggia da una stagione all’altra: «Atti di rivolta casuali stanno avvenendo ovunque nella galassia».

Per fare questo, amplia e solidifica l’universo di Star Wars mostrando ciò che mai si era visto prima, e che pure di certo esisteva, nella vita di chi non ha mai impugnato una spada laser: matrimoni, ospedali, telegiornali, supermercati, angoli di un mondo che non è mai stato così realistico e credibile, perché bisogna credere alla sua esistenza e alla sua complessità per credere alla sua strenua battaglia contro l’Impero. Grazie anche all’incredibile lavoro di scenografia e di rintracciamento delle location (il pianeta Ghorman è un mix di Mitteleuropa e Berlino Est; Coruscant trova nelle architetture di Valencia un’algida e futuristica eleganza), Andor trasforma la galassia lontana lontana in qualcosa che non è mai stato così vicino, e procede poi a restituire l’impasto di disperazione, rabbia, fede e sacrificio che alimenta la resistenza, documentandone tutta l’esperienza caotica e frammentata (come ogni coalizione di sinistra, anche la Ribellione non fa che litigare e dividersi sui giusti metodi da applicare, perfino su Yavin, la luna che fa da base ai ribelli e che qui ricuce saldamente la storia di Andor alla trilogia originale), e intaccando il sistema binario di Bene vs Male della saga per dar vita a personaggi di complesso e sfumato grigiore, dallo stesso Andor, con le sue vendette personali, a Luthen Rael, a Syril Karn. Una serie fondamentale, non solo per i fan.
La serie tv
Star Wars: Andor
Fantascienza - USA 2022 - durata 54’
Titolo originale: Andor
Creato da: Tony Gilroy
Con Tuncay Gunes, Diego Luna, Genevieve O'Reilly, Gordon Alexander, Alastair Mackenzie, Anton Lesser
in streaming: su Disney Plus
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