L’ultimo lungo di Bertrand Bonello è un film sontuoso, stratificato, affastellato di rime interne, di rimandi cinefili, di immagini. Eppure The Beast (2023) comincia con uno spoglio set, nel vuoto vertiginoso di un green screen. Un verde intenso invade l’inquadratura e un lento movimento di camera laterale rivela un soggetto umano in mezzo a quella distesa monocolore: è Léa Seydoux, attrice nei panni di un’attrice che ascolta le indicazioni di un regista senza volto - lo stesso Bonello, di cui sentiamo solo la voce fuori campo - per poi muoversi seguendo le istruzioni, come una marionetta, una bambola nelle mani del suo demiurgo.

Mentre la mdp inquadra frontalmente l’interprete a figura intera, la voce off del regista spiega come si svolgerà la scena che lei dovrà recitare, descrive lo spazio immaginando ciò che non c’è: «Le scale sono lì, a sinistra; alla tua destra hai la finestra della cucina. Sul tavolo, che è qui, c’è il coltello. Vedi il segno dello scotch alla tua destra? Lì è dove apparirà l’ombra della bestia».

Ecco che, già nei primissimi minuti, viene citata la bestia del titolo, che proviene a sua volta da un racconto di Henry James, La bestia nella giungla (1903), base letteraria a cui Bonello voleva essere «nel contempo fedele e infedele» (come ci aveva raccontato nell’intervista su Film Tv n. 47/2024). Questa bête in agguato - ci viene detto subito - è appunto un’ombra, una presenza impalpabile, un angoscioso presagio che turba il cuore di Léa Seydoux/Gabrielle lungo le tre diverse epoche che il film attraversa (il 1910, il 2014 e il 2044), ognuna minacciata da una catastrofe (l’esondazione della Senna, un terremoto, il sopravvento dell’AI e la riduzione dell’uomo a hollow man, un fantoccio svuotato di ciò che lo rende umano).

Nella scena iniziale, l’attrice si staglia al centro del frame - la camera fissa su di lei si avvicina piano al suo corpo, dalla figura intera al mezzo piano passando per il piano americano - e, comprese le indicazioni, è pronta a girare, così mette in scena quello che le ha chiesto il regista, mentre l’inquadratura si sposta da frontale a laterale e la segue nei suoi movimenti.

In quell’ambiente nudo e verdastro, Léa Seydoux simula di essere una donna in pericolo braccata da qualcuno o qualcosa, la stessa situazione che si ripeterà “realmente” nel segmento ambientato nel 2014, come se, a partire da questa scena essenziale, ridotta al minimo, il personaggio-burattino si trovasse a replicare in loop il medesimo spettacolo. L’opening scene termina sull’urlo dell’attrice di fronte «all’ombra della bestia», un’immagine che salta, si frantuma, glitcha e si trasforma nel titolo del film.

Nero, la scena successiva si apre nel passato d’epoca del 1910, con un salto spaziotemporale che disorienta, confonde, spiazza: ci troviamo catapultati in un setting completamente diverso nel quale ritorna Léa Seydoux, qui vestita e acconciata come un period drama richiede.

E il melodramma in costume è solo il primo genere cinematografico che Bonello ri-visita nel suo The Beast, meravigliosa opera che ripercorre i generi, ricombinandoli, e la storia del cinema, accostando al mélo l’horror/slasher e la fantascienza.

Tutto si può ricostruire, una Parigi sommersa dall’acqua, una lynchiana villa losangelina o un futuro prossimo desolato e desolante; tutto si può ricreare partendo da un set vuoto, ambiente reale da riempire di finzioni; tutto si può riprodurre con un green screen su cui proiettare, con infinite possibilità, immagini digitali. «Tutto è registrato», direbbe Lynch, dunque la scena iniziale rende evidente, esplicito l’artificio, il trucco, l’illusione.

Ma allora cosa resta di umano? Questa è la domanda che sembra risuonare lungo l’intero film, a spasso nel tempo fino ai giorno nostri, ed è il nodo attorno a cui s’arrovella Bonello, il quesito che pone anche a noi spettatori. In mezzo alle bambole o alle finestre impazzite che esplodono sullo schermo di un computer, tra gli automatismi di uomini e donne “ripuliti” dagli errori di vite passate, anestetizzati da ogni emozione, c’è sempre un glitch che sfugge al controllo, un’imperfezione che resiste all’algoritmo, un sentimento (l’amore ma anche la paura) che scardina il sistema: nello spazio asettico e finto di uno sfondo verde, di umano e di vero ci sono il corpo di un’attrice e l’idea di un regista.

Il film
The Beast
Fantascienza - Francia, Canada 2023 - durata 145’
Titolo originale: La Bête
Regia: Bertrand Bonello
Con Léa Seydoux, George MacKay, Tiffany Hofstetter, Guslagie Malanda, Julia Faure, Philippe Katerine
Al cinema: Uscita in Italia il 21/11/2024
in streaming: su iWonder Full Amazon channel Apple TV Amazon Video
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