In un mondo migliore, Mario Brega sarebbe già considerato il Confucio del ventesimo secolo. E se è vero, come dice il suo primo salmo, che “Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma”, ne consegue direttamente che il genere più degno di tutti, primus inter pares, dovrebbe essere la commedia horror, che con una mano ti fa il solletico (ma senza esagerare) e con l’altra ti prende a pizzicotti con l’intento di lasciarti il segno. A parte essere un genere che in letteratura esiste almeno da 200 anni, dai tempi della pubblicazione di La leggenda di Sleepy Hollow; e tralasciando il fatto che ci ha regalato una caterva di film leggendari (l’elenco è infinito) e una delle migliori serie tv di sempre (What We Do in the Shadows); al di là di tutto, insomma, c’è che la commedia horror è una modalità di racconto che unisce il buonumore alla catarsi. È come quei funerali seguiti da un ricco buffet. Non ci si può sbagliare. E infatti anche Mieruko-chan – tratta dall’omonimo manga del 2018 – è una piccola chicca che gli appassionati di anime e commedia horror dovrebbero recuperare (su Crunchyroll) il prima possibile: una miniserie del 2021 talmente carina, che volendo offre anche la possibilità di essere recuperata tramite il film in live action che uscirà in Giappone ai primi di giugno.

Miko Yotsuya è la liceale più imperturbabile al mondo dai tempi di Daria Morgendorffer, ma la sua innata apatia non le impedisce di avere un profondo legame di amicizia con la compagna di classe Hina, che al contrario di lei è voluttuosa, entusiasta ed energetica. La vita di Miko è assolutamente canonica finché, da un momento all’altro e senza una ragione apparente, la ragazza guadagna la facoltà di riuscire a vedere i fantasmi che vagano ancora per il mondo dei vivi. E no che non sono come il fantasmino Casper o come gli ectoplasmi tipo Patrick Swayze. Sono esseri inquietanti, avvolti da un’aura tenebrosa ed emananti un alito presumibilmente assai pesante. A volte sembrano confusi e persi, altre paiono avere buone intenzioni prima della loro definitiva dipartita; molti, tuttavia, sono malintenzionati e disposti a tutto pur di arrecare dolore e danno.

A Yotsuya poco importa delle intenzioni degli spiriti e sceglie fin da subito la strategia migliore per lei: morire di paura internamente, ma fare finta di niente esternamente. Non importa cosa le dicano queste figure terrificanti, lei non reagirà e fingerà che non esistano davvero. I fantasmi, gente che comunque ha ricevuto un’educazione, percepiscono che in Miko c’è qualcosa di diverso rispetto agli altri vivi, ma dopo un tot che lei non risponde ai loro stimoli, si convincono di essersi ingannati e la lasciano in pace.

Comunque la si voglia vedere, non è una gran prospettiva di vita per una liceale. E infatti Mieruko-chan non è per niente una sitcom, ma un piccolo romanzo di formazione che – tra l’orrore grafico e la commedia degli equivoci – garantisce una parabola ai suoi personaggi.
In primis Miko, che inizialmente rifiuta il suo misterioso e potente dono, tanto da non voler nemmeno riflettere sul motivo per cui possa essersi risvegliato. Si presta a interagire con i fantasmi – scoprendo storie che vanno ben al di là delle apparenze – solo quando è costretta, e comunque di malavoglia.

Accetta di esprimere le emozioni travolgenti e traumatiche che prova, soprattutto paura e rabbia, solo se può nascondersi dietro la finzione di una casa dell’orrore. E cambia definitivamente idea, aprendosi un po’ di più, solamente quando Hana viene presa di mira da uno spirito vendicativo e talmente poderoso da riuscire a succhiare la linfa vitale della sua migliore amica. Nel frattempo, però, Miko riesce anche a fare un servizio all’umanità in generale, riuscendo a far cambiare carriera a una cartomante. Le eroine, anche quelle riluttanti, si riconoscono soprattutto dai piccoli gesti.
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