Non è dato sapere l’identità del pubblicitario che, nel 1966, si è inventato uno degli slogan più memorabili nella storia della comunicazione pubblicitaria italiana: “Contro il logorio della vita moderna”. Ci piace tuttavia pensare che, in seguito al meritato successo del Cynar e del suo colpo di genio, il milite ignoto abbia avuto un momento di grande chiarezza filosofica e, fulminato sulla via del carciofo, si sia convinto a lasciarselo direttamente alle spalle, quel maledetto logorio della vita moderna, mollando Milano per trasferirsi in Sardegna a fare il pastore di ovini.

Una fantasia che potrà anche sembrare puro escapismo da film hollywoodiano, ma in realtà è esattamente la storia vera di Mathyas Lefebure, che nei primi anni duemila ha lasciato il suo lavoro da pubblicitario in Québec e si è trasferito in Provenza con l’obiettivo di imparare l’arte della pastorizia. Dalla sua esperienza, ha tratto il romanzo autobiografico D’où viens-tu, berger?, adattato per il grande schermo da Sophie Deraspe (in collaborazione con lo stesso autore del libro) e, grazie al provvido intervento di Officine UBU, in arrivo nelle sale italiane a partire dal 29 maggio dopo essere stato premiato come Miglior film canadese allo scorso Toronto International Film Festival.

Con una premessa del genere – giovane idealista rifiuta il sistema che lo ha nutrito sino a quel momento, all’ostinata ricerca di una vita più autentica, genuina e semplice – il rischio di cadere in banalità gonfie di retorica e condiscendenza (una versione stinta del mito del buon selvaggio) era alto. Ma se il racconto in prima persona, dal punto di vista delle lettere scritte dal protagonista Mathyas, aiuta a imbastire contrappunti lirici e ironici alla narrazione – che costruiscono personaggi lontani dalla macchietta –, è ancor più vero che sono lo sguardo e la sensibilità di Deraspe a fare la differenza, nell’elaborazione di un archetipo su cui filosofia e letteratura insistono da secoli.

La regista canadese ha una formazione in arti visive, ha lavorato estensivamente come direttrice della fotografia e, soprattutto, nella sua esperienza dietro la macchina da presa ha sperimentato con diversi linguaggi, dal documentario (Amina - La ragazza gay di Damasco) al testo di ispirazione teatrale (Antigone). Il profilo ideale per mettere in scena un adattamento come Fino alle montagne, in cui il paesaggio naturale e quello interiore del protagonista si rincorrono e tentano di combaciare. Deraspe aggiorna il romanzo di Lefebure ai giorni nostri ed è abile nel tradurre in immagini il romanticismo di un giovane uomo che si schianta contro difficoltà pratiche, fisiche, sociali e logistiche, ma non si sgonfia. Muta e matura nel corso dell’esperienza, anche grazie al contatto umano con Élise, insperata compagna di viaggio.
Il film
Fino alle montagne
Drammatico - Canada 2024 - durata 113’
Titolo originale: Bergers
Regia: Sophie Deraspe
Con Solène Rigot, Guilaine Londez, Félix-Antoine Duval, Bruno Raffaelli, Younes Boucif, Véronique Ruggia
Al cinema: Uscita in Italia il 29/05/2025
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