Racconta il breve incontro fra un giovane ultras e una coetanea rapper Domenica sera, corto di Matteo Tortone che ha vinto il David di Donatello 2025 ed è disponibile su MUBI. «Ciò che mi interessa della forma del cortometraggio» ci racconta il regista «è la sua possibilità di gettare su un mondo uno sguardo fulmineo, precario, irrisolto. È una forma poetica breve, che lascia lo spettatore con dei dubbi. Mi viene da accostarla ai versi di Il lampo di Pascoli, con quelle antitesi: “apparì sparì”, “s’aprì si chiuse”. La scrittura di Domenica sera, condivisa con Zelia Zbogar, è stata intesa come un canovaccio aperto a suggestioni esterne, ed è nata dal mio interesse verso un quartiere torinese particolare, delimitato dal carcere cittadino e dallo stadio. Ho lavorato con la comunità che lo abita, giovani artisti underground sospesi tra il rap anni 80 e la filosofia punk, e con i due protagonisti: Tommaso Gaglianone/Alex, figlio di Daniele e Lina Fucà (l’ho visto crescere, e ha dimostrato un’abnegazione rara, trasformando per mesi il suo corpo), e Noemi Giuseppina Muoio/Nemy, artista hip hop e videomaker poliedrica. Ci hanno aperto le loro case, hanno coinvolto le loro famiglie, e noi abbiamo costruito il set con l’obiettivo di far loro vivere i personaggi spontaneamente, facendosi sorprendere dall’intensità delle loro emozioni».

Alex sfoga le sue pulsioni attraverso il tifo: «Non frequento lo stadio, dall’esterno mi sembra un luogo in cui non si può realmente esprimere se stessi, e si risponde alle aspettative di un gruppo. La musica invece è un canale espressivo più soddisfacente. Nel film faccio incontrare un personaggio che indossa una maschera con un altro consapevole di sé e in grado di esprimere la propria volontà. Su Alex pesano anche le responsabilità di un uomo adulto, eppure ha fragilità e insicurezze: questi due poli tra cui oscilla corrispondono al ritmo che volevamo dare alla nostra storia». Riflettiamo sul tempo in cui essa si sviluppa, la notte: «Ho avuto una folgorazione attraversando una pista ciclabile, in mezzo ai campi di mais, a 300 metri dalla recinzione esterna, illuminata, del carcere Lorusso e Cutugno. Da un punto di vista strettamente cinematografico, quella luce è il padre di Alex. Abbiamo costruito il film per riuscire a creare una dialettica (impossibile) tra Alex e suo padre, tra quella luce e una silhouette. Non sarebbe stato possibile senza la notte».

Apriamo uno spiraglio “spoiler”: il film si conclude sulla rapper Nemy, non su Alex. «La nostra società è strutturalmente maschilista, la misoginia è diventata quotidiano, banalità, consuetudine, come la violenza stessa. La scena finale nasce dalla constatazione che le donne che non si sono mai trovate in difficoltà con un uomo sono rare. Nemy conosce e protegge i propri confini, e vive quell’esperienza come fosse una ripetizione, ciò nonostante si ricompone in un attimo e da sola attraversa la notte. Con Zelia abbiamo dovuto difendere molto questa idea di cambiare il punto di vista, una scelta per noi essenziale».
Il cortometraggio
Domenica sera
Cortometraggio - Italia 2024 - durata 16’
Regia: Matteo Tortone
Con Tommaso Gaglianone, Noemi Giuseppina Muoio
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
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