Quinta e ultima stagione di You, brillante campione di serialità ibrida: premesse da rom com, tocchi di satira sociale, sviluppo thriller condito di sangue, ché il romanticismo diventa subito patologico. La voce narrante di Joe Goldberg (Penn Badgley) - appassionato di letteratura, innamorato cronico e assassino senza rimorsi - fa aderire la narrazione al suo punto di vista, una prospettiva manipolatoria che maschera i fatti di una verità personale e autoassolutoria, con la quale lo spettatore empatizza, e che si pone su un piano di intenzionale ambiguità morale: la lucida ironia, le rivendicazioni di classe, l’antipatia delle vittime creano solidarietà col personaggio.

You è poi precisissima nell’interpretare lo spirito di un’epoca in cui la tecnologia consente di assecondare gli impulsi voyeuristici nei modi più sofisticati, facendo di Joe una figura sintomatica: il follower che non (vuole) comprende(re) il soggetto che lo affascina, pronto com’è a idealizzarlo e a condurlo su un terreno confortevole che sia valido e soddisfacente per sé. La tenuta dell’arco narrativo dell’intera serie deve molto al piglio creativo con il quale gli showrunner Greg Berlanti e Sera Gamble, con l’autrice dei romanzi Caroline Kepnes, hanno rinnovato il dark romance, rinegoziando, in ogni stagione, il percorso del protagonista senza snaturarne le caratteristiche.

L’atto finale chiude visibilmente il cerchio riportando Joe nella New York in cui tutto ebbe inizio, per riannodare - e rimeditare in altra chiave - la linea di sangue che l’uomo ha lasciato dietro di sé. Così il modo in cui i diversi passati dialogano e si specchiano nel presente evidenzia il sottotesto letterario, di autonarrazione costante della serie (Joe scrive di omicidi, confondendo i livelli di realtà e finzione; la “You” di turno - una romanziera con nickname emblematico, Bronte - conosce la storia di Joe dalle origini e ne diventa parte); così l’ingegnosa gestione degli strumenti del web, da sempre la forza di Joe, stavolta gli si ritorce contro (un omicidio va in diretta TikTok); così i traumi del passato, la sindrome del salvatore, il tossico stare in coppia e la retorica della famiglia - che dominano il rimuginare costante del protagonista - sono ora soggetti a dirette e indirette letture freudiane, con ammicchi alle psicosi e ai doppi hitchcockiani (e depalmiani, di rimando);

così, in termini sempre più espliciti, le canzoni (e i loro testi, soprattutto) commentano le vicende con adesione stupefacente (ancora Taylor Swift - Guilty as Sin? -, la Olivia Rodrigo di Vampire, Picture You di Chappell Roan, Happier Than Ever di Billie Eilish: meriterebbe un saggio questo geniale controcanto femminile al soliloquio del maschio). Ma quel che rileva davvero è che, giunti alla (prevedibile) resa dei conti, di Joe non si tradisce l’essenza: rimane scomodo e scorretto, convinto delle proprie ragioni, mostro assassino in un mondo di mostri normali che simpatizzano per lui. Perché «forse il problema non sono io, sei tu». Proprio You.
La serie tv
You
Thriller - USA 2018 - durata 46’
Titolo originale: You
Con Madeline Brewer, Andrea Bianchi, Penn Badgley, Elizabeth Lail, Magda Apanowicz, Saffron Burrows
in streaming: su Netflix Netflix Basic Ads
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