Dire che Julia Ducournau metta tanta carne al fuoco è una tentazione irresistibile, perché squisitamente letterale: la carne - e nella Palma d’oro Titane anche il fuoco - è la materia prima su cui costruisce il suo cinema impavido e sfrontato. Prima ancora, la pelle: grattarsi furiosamente, fino al sangue e alla lacerazione, è un gesto compulsivo e rivelatore per le sue protagoniste; per la Justine di Raw - Una cruda verità, matricola sedicenne e solitaria alla facoltà di veterinaria, è il primo sintomo che qualcosa di mostruoso e inarrestabile le si è risvegliato dentro.

Se l’esordio della regista francese, confrontato alla spericolatezza bulimica dell’opera seconda, ha un’apparenza addirittura sobria e misurata, è, comunque, già molte cose insieme: un romanzo di formazione e un body horror, una riflessione sugli abissi del desiderio e una fotografia della violenza sociale, un apologo sulla morale e un melodramma familiare, un racconto weird alla Ai confini della realtà e una bizzarra teen comedy dell’imbarazzo. Cinema onnivoro, di un’ingordigia naturalmente anche cinefila: da Carrie in giù (o in su) sono molti, e diversissimi, i titoli passati che Raw evoca, per amore o per forza, anche perché la metafora che sovrappone coming of age e metamorfosi (anche disgustosa) è limpida, e l’immagine d’una giovane donna inzuppata di sangue sarà sempre, ripetutamente, potente ed efficace.

Eppure, figlia di una ginecologa e di un dermatologo (pur rifuggendo ogni semplificazione biografica, in relazione al film ci paiono specializzazioni non casuali), Ducournau in Raw adotta uno sguardo che verrebbe quasi da definire “chirurgico”, “scientifico”, nel distacco con cui osserva gli animali sedati, manipolati, dissezionati accanto ai riti bestiali, disumani e disumanizzanti di un branco numeroso e feroce di giovani sull’orlo dell’età adulta; offrendoci, quasi per paradosso, un’esperienza ipnotica e immersiva, lasciando affiorare l’angoscia ai lati di lunghi e asfissianti pianisequenza, o dilagare tra le pareti, i sotterranei, i cortili e le architetture asettiche del campus. La pelle è il confine primo e ultimo, la barriera sottile e inerme che separa l’io dal resto, un’armatura fragile, quasi sempre inutile, molto spesso mutante (nel primo corto di Ducournau, Junior, cambia come quella di un serpente insieme alla soggettività della protagonista; in Titane è continuamente scalfita, martoriata, ferita, cedevole come qualcosa che possa sciogliersi tra le dita).

E il cibo è l’oggetto alieno che quotidianamente disintegra quel confine, insieme fonte di sostentamento, di desiderio e di pericolo. Come ha più volte raccontato l’autrice, l’idea di Raw nasce prima di tutto da un’ipotesi di ribaltamento: e se il cannibale non fosse l’altro, il “villain”, il “mostro”, ma fossimo noi? La scrittura di Raw è allora un gesto d’empatia estrema, oltre i confini, oltre le norme universalmente accettate (o, meglio, imposte): quando la fame inesauribile si accende dentro di lei, e monta, sempre più difficile da tenere a bada, Justine, minuta e fragile, fino a quel momento in balìa delle decisioni e delle aggressioni altrui, continuamente umiliata e costretta a rinchiudersi nel recinto precario della propria pelle, ha la possibilità di diventare a sua volta predatrice, di trasformare i carnefici in carne da divorare. Si specchia nella sorella (Alexia, e i nomi, come notava Giulio Sangiorgio su Film Tv n. 27/2017, non sono affatto casuali, tant’è che tornano identici in Titane), nei suoi pari, nei suoi genitori, ma testardamente rifiuta sia il determinismo sia la sopraffazione, nello stesso modo in cui Ducournau si dibatte per scivolare tra le gabbie del genere e dei generi. Opponendosi alla normatività e alla rassegnazione senza rinunciare all’etica: «Troverà una soluzione», che poi, volendo, è un po’ un sinonimo di “diventare grandi”.
Il film
Raw - Una cruda verità
Drammatico - Francia 2016 - durata 95’
Titolo originale: Grave
Regia: Julia Ducournau
Con Garance Marillier, Ella Rumpf, Rabah Nait Oufella, Joana Preiss, Laurent Lucas, Bouli Lanners
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV
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