Con il film Papa Francesco, il Gesuita, diretto da Matías Gueilburt e proposto da Tv2000 il 20 maggio, il biopic televisivo si trasforma in un dispositivo narrativo dirompente: non una semplice cronaca, ma un’indagine profonda e lucida sull’uomo dietro la tonaca bianca.


Basato sull’unica biografia autorizzata del pontefice (Il Gesuita, firmata dai giornalisti Sergio Rubín e Francesca Ambrogetti), il film (in realtà, una miniserie in quattro episodi condensati dall’emittente) si presenta come un lavoro coraggioso e articolato, capace di tenere insieme rigore storico e tensione emotiva.

Gustavo Yaniello
Papa Francesco: Il gesuita (2015) Gustavo Yaniello

Un Papa, due linee temporali

La struttura del film di Tv2000 Papa Francesco, il Gesuita si regge su una doppia linea temporale: da un lato, l’azione durante il papato (le riforme di Francesco, i suoi viaggi, le tensioni con la curia); dall’altro, i flashback che raccontano l’ascesa di Jorge Mario Bergoglio, dalla giovinezza a Buenos Aires fino alla fumata bianca del 13 marzo 2013. L’intreccio non è solo espediente narrativo: è una chiave interpretativa. Francesco oggi si comprende solo alla luce del Bergoglio di ieri.


All’inizio del film di Tv2000 Papa Francesco, il Gesuita, il pontificato di Francesco inizia con scelte scomode: attacco diretto alla corruzione del Banco Vaticano e ai crimini di pedofilia del clero. Le sue prime mosse incontrano resistenze interne, ma sono mosse radicate in una coscienza maturata nella polvere delle villas miserias. Da giovane, Bergoglio affronta la sua prima scelta radicale: Dio o il mondo. Sceglie il sacerdozio e poi il popolo, decidendo di esercitare la sua vocazione tra gli emarginati.


Francesco cerca di portare nella Chiesa una visione inclusiva: apertura ai divorziati, ai gay, ai lontani. La curia romana, in particolare il cardinale Bertone, lo fronteggia con astuzia e ostilità. Intanto, il passato ritorna. Negli anni della dittatura argentina, Bergoglio è un gesuita sotto pressione. Aiuta persone a fuggire, si oppone alla violenza armata, ma viene accusato di ambiguità. La morte di un amico scomparso lo perseguita.


Nel presente, Francesco sfida le regole della diplomazia e si reca in Terra Santa per tentare un dialogo tra israeliani e palestinesi. Il gesto ha un valore profetico, ma anche pragmatico. Nel passato, Bergoglio diventa arcivescovo di Buenos Aires. Ma rifiuta il potere come privilegio. Scende in strada, combatte la droga, la tratta, la miseria. La sua figura inizia a crescere anche a Roma, ma le ombre del passato gli sbarrano la strada al conclave del 2005.


Nell’ultima parte, Francesco media silenziosamente lo storico disgelo tra Stati Uniti e Cuba. Lettere, incontri segreti, diplomazia di preghiera. Intanto, gli ultimi anni prima del pontificato: Bergoglio dà i suoi voti a Ratzinger, rientra a Buenos Aires, combatte la disgregazione morale e sociale della Chiesa in Argentina, si oppone al matrimonio egualitario. Ma quando Benedetto XVI si dimette, una nuova porta si apre.


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Il potere della coerenza

Nel film di Tv2000 Papa Francesco, il Gesuita, Gustavo Yanniello dà corpo al Bergoglio maturo con sobrietà e intensità. Sergio Calvo e Ramiro Boga restituiscono le sfumature del Bergoglio giovane e adolescente, diviso tra vocazione e realtà. Il personaggio di Alicia Oliveira (interpretata da Cecilia Sgariglia e Erica Aguirre), attivista per i diritti umani, è fondamentale per raccontare la rete di relazioni umane e civili che Bergoglio ha coltivato anche nei momenti più bui.


Il racconto evita, però, l’agiografia: Francesco non è mai rappresentato come infallibile. È invece un uomo che sbaglia, dubita, lotta con il peso delle sue scelte. Il suo coraggio emerge proprio nella costante frizione tra etica e compromesso, tra idealismo e diplomazia.

Gustavo Yaniello, Kevin Schiele
Papa Francesco: Il gesuita (2015) Gustavo Yaniello, Kevin Schiele

Fede, potere, povertà, riconciliazione

Nel film di Tv2000 Papa Francesco, il Gesuita, i temi affrontati si intrecciano profondamente con la biografia del protagonista, delineando un percorso che va oltre la narrazione lineare per esplorare le tensioni morali e spirituali che hanno plasmato la sua figura.


Il primo elemento che emerge è la fede vissuta come impegno concreto verso gli ultimi. Fin dai suoi primi anni come sacerdote, Bergoglio sceglie di operare nelle periferie, tra i poveri e gli emarginati, incarnando una Chiesa “in uscita” che si sporca le mani per portare il Vangelo dove c’è più bisogno. Questa opzione preferenziale per i poveri non è solo una scelta pastorale, ma diventa una cifra distintiva del suo pontificato, come evidenziato anche nell’enciclica Evangelii Gaudium, dove si sottolinea l’importanza dell’inclusione sociale dei poveri e della giustizia sociale.


Accanto a questo, il racconto mostra come Francesco concepisca il potere non come dominio, ma come servizio. La sua lotta contro la corruzione all’interno del Vaticano e la sua determinazione nel riformare le strutture ecclesiastiche testimoniano una leadership che si fonda sull’umiltà e sull’ascolto, piuttosto che sull’autoritarismo. Tale approccio si riflette anche nella sua visione di una Chiesa sinodale, dove il dialogo e la partecipazione sono strumenti fondamentali per il discernimento comunitario.


Il tema del dialogo emerge con forza nel racconto delle sue iniziative diplomatiche, come il viaggio in Terra Santa e il ruolo di mediatore tra Cuba e Stati Uniti. Francesco si presenta come un pontefice che costruisce ponti, capace di superare le barriere ideologiche e religiose per promuovere la pace e la riconciliazione. Questa attitudine si radica nella sua formazione gesuita, che privilegia il discernimento e l’apertura all’altro come vie per comprendere e trasformare la realtà.


Infine, il film non elude le zone d’ombra del suo passato, in particolare il periodo della dittatura argentina. Le scelte difficili, i silenzi e le azioni compiute in quegli anni vengono rappresentati con onestà, mostrando un uomo che ha dovuto confrontarsi con la complessità del male e con le proprie responsabilità. Lo sguardo critico contribuisce a delineare un ritratto autentico di Francesco, lontano da ogni agiografia, e rende la sua figura ancora più vicina e comprensibile.


In sintesi, Papa Francesco, il Gesuita offre una riflessione profonda sui temi della fede incarnata nella giustizia sociale, del potere come servizio, del dialogo come strumento di pace e della necessità di fare i conti con la propria storia. Attraverso la vita di Bergoglio, si invita lo spettatore a interrogarsi su come vivere una fede autentica nel mondo contemporaneo.

Tra estetica e realismo

Girato tra Roma, Buenos Aires e location simboliche come Villa 21-24 e il Collegio Máximo di San Miguel, il film di Tv2000 Papa Francesco, il Gesuita mostra una cura produttiva notevole: 300 costumi, 60 attori, 250 comparse e 4K di qualità visiva. La regia di Gueilburt non si concede virtuosismi inutili. Predilige piani stretti, ambienti realistici, e lascia che siano i volti a raccontare. Una scelta sobria ma potente che è valsa all’originale miniserie argentina una candidatura agli Emmy.


Papa Francesco, il Gesuita
è più di un ritratto biografico: è uno specchio critico su una figura chiave del nostro tempo. Non si limita a raccontare la vita di un uomo, ma interroga lo spettatore sul significato stesso della leadership spirituale e morale nel XXI secolo. Non importa se si è credenti o no: questa è una serie che obbliga a prendere posizione, a riflettere, a sentire. E, in tempi di cinismo e polarizzazione, è già un miracolo.

Filmografia

locandina Papa Francesco: Il gesuita

Papa Francesco: Il gesuita

Drammatico - Argentina 2015 - durata 180’

Titolo originale: Francisco, El Jesuita

Regia: Matías Gueilburt

Con Gustavo Yaniello, Sergio Calvo, Kevin Schiele, María Lía Bagnoli, Ramiro Boga, Luciano Borges