C’è un filone nel cinema che non insegue l’eccellenza tecnica né la profondità psicologica, ma trova la sua forza nel trash spinto, nell’assurdo e nell’eccesso: il film Il ritorno di Amy, in onda su Tv8 il 23 maggio, è l’ennesimo tassello di quel mosaico.


Prodotto da Lifetime nel 2021, è un film tv è tanto sciatto quanto ipnotico, un thriller romantico che prova a cavalcare l’onda delle ossessioni tossiche e dei triangoli amorosi, affondando però in un mare di dialoghi improbabili, recitazione scolastica e una regia al limite dell’amatoriale.


Ma cosa rende il film così perfetto nella sua imperfezione? E perché, nonostante tutto, Il ritorno di Amy riesce a raccontare qualcosa?

Andrea Hickey
Il ritorno di Amy (2021) Andrea Hickey

Tra cliché e delirio

La premessa del film di Tv8 Il ritorno di Amy è semplice: Amy, sopravvissuta a un tragico incidente che l’ha resa irriconoscibile, torna nella sua città natale con un piano folle: riconquistare Jeff, il suo primo amore d’infanzia, che però sta per sposarsi con Macy. Per farlo, si insinua nella loro vita fingendosi una wedding planner.


Quel che segue è una spirale di stalking, manipolazioni e omicidi. Amy osserva, origlia, si intrufola nei momenti intimi della coppia, ruba un abito da sposa, tenta un lap dance durante l’addio al celibato di Jeff, uccide un ex e prova a soffocare una rivale. Il tutto condito da monologhi interiori sgangherati e un tono narrativo che rimbalza senza controllo tra il drammatico e il grottesco.


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Maschere invece di persone

I personaggi del film di Tv8 Il ritorno di Amy sono più archetipi che individui reali. Amy, interpretata da Andrea Hickey, è il cuore nevrotico della storia. Non è solo ossessionata, è completamente scollata dalla realtà, guidata da un romanticismo deviato e patologico. È allo stesso tempo ridicola e inquietante, con il suo sorriso fisso da villain Disney e le sue frasi fatte da calendario dell’orrore.


Jeff, interpretato da Nathan Kehn, è la vittima inconsapevole. Docente universitario, teneramente ingenuo, incapace di riconoscere la donna che ha amato da giovane anche dopo che lei gli confessa la sua identità. Il suo ruolo è passivo, spesso al limite del comico.


Macy, interpretata da Anna Marie Dobbins, è la promessa sposa, apparentemente la più razionale del trio, anche se non abbastanza da intuire che qualcosa non va quando la sua wedding planner indossa il suo vestito e le ruba la torta.


Il cast di supporto - l’amica Jordi, la vittima in coma Carrie, i poliziotti confusi - è funzionale solo a far avanzare il caos.

Andrea Hickey
Il ritorno di Amy (2021) Andrea Hickey

L’ossessione mascherata da amore

Il film di Tv8 Il ritorno di Amy tenta (senza riuscirci davvero) di toccare tematiche come il trauma e l’identità: Amy ha perso i genitori in un incidente che le ha cambiato il volto. Il suo ritorno è una fuga dalla realtà, un tentativo disperato di ricostruire un passato che non esiste più.


L’idealizzazione del primo amore è un altro tema centrale: Jeff rappresenta per Amy l’unico legame affettivo rimasto. La sua immagine è conservata, cristallizzata, fino a trasformarsi in feticcio.

La competizione femminile tossica emerge nel conflitto tra Macy e Amy, due poli opposti della femminilità: una razionale, l’altra selvaggia. Ma il film le mette in conflitto più per spettacolarizzazione che per approfondimento.

Il finale spiegato

Il finale del film di Tv8 Il ritorno di Amy è tanto assurdo quanto inevitabile. Amy, ormai completamente fuori controllo, irrompe al matrimonio armata e decisa a eliminare Macy. Ne nasce una colluttazione dove Macy, in abito da sposa, riesce a strangolare Amy con il velo, in una scena che sembra uscita da un B-movie degli anni ’80.


Carrie, miracolosamente sveglia dal coma e perfettamente truccata, accusa Amy davanti ai medici. Jeff arriva, rompe una bottiglia di vino sulla testa dell’antagonista, e il giorno è salvo. Ma ciò che sorprende è che il matrimonio si celebra comunque, come se nulla fosse accaduto. Le promesse sono fiacche, l’atmosfera piatta, come a voler dire: “Lo show deve andare avanti”, anche se ha rischiato di trasformarsi in tragedia.


Il finale svela involontariamente la vera natura del film: non c’è reale catarsi, solo la chiusura meccanica di una spirale di eventi insensati. Eppure, proprio per questo, resta memorabile.

Guardare il trash per capire l’inconscio pop

Il ritorno di Amy è un disastro narrativo, tecnico e recitativo. Ma nella sua incapacità di fare cinema “serio”, riesce a mostrare una verità inquietante: quanto siamo disposti a sopportare pur di aggrapparci a un’idea romantica malata? Quanto possiamo giustificare in nome del “vero amore”?


Non serve una grande regia per parlare dell’amore come follia. A volte basta uno script traballante, un’attrice sopra le righe e un vestito da sposa sporco di sangue.


E, per quanto possiamo ridere di Amy e dei suoi deliri, una parte di noi - quella che ama il dramma, che cerca storie fuori controllo, che si nutre di eccessi - forse è contenta che questi film esistano.

Filmografia

locandina Il ritorno di Amy

Il ritorno di Amy

Thriller - USA 2021 - durata 88’

Titolo originale: Dying to Marry Him

Regia: Rod Roberts

Con Anna Marie Dobbins, Andrea Hickey, Nathan Kehn, Ben Reed, Lisa Davis, Kevin Johnson