Cosa ci porta a sostenere con tanto entusiasmo il cinema di Dag Johan Haugerud, scrittore norvegese (mai tradotto in Italia) prestato alla settima arte? In primis direi la calma, e dunque la cura dell’ascolto, il tempo che si prende per comprendere i suoi personaggi. Mentre cercano di comprendersi. Sex, il primo capitolo della trilogia Sex Love Dreams (vedi Film Tv n. 10 e n. 15/2025) ma l’ultimo a uscire in Italia, si apre con un pianosequenza di dieci minuti, in cui due moderni spazzacamino dialogano, seduti in pausa dal lavoro, confessandosi segreti: il primo raccontando un sogno sconvolgente in cui David Bowie lo guarda come nessuno mai l’abbia guardato prima, ovvero come se fosse una donna. Il secondo rivelando di avere avuto un rapporto sessuale repentino e appassionato con un cliente del suo stesso sesso.

Thorbjørn Harr, Jan Gunnar Røise
Sex (2024) Thorbjørn Harr, Jan Gunnar Røise

Entrambi si dicono eterosessuali. Il primo è cristiano, il secondo no. Il primo è sconvolto da entrambi i resoconti, il secondo no. Tutti e due sono, oltre che padri, uomini sposati: si confronteranno con le mogli, e ne seguiremo l’effetto che fa. Tutto qui? È sufficiente. Se il primo personaggio, che potremmo definire ingenuo e maggiormente conservatore, porta nel film la scoperta stordente di quanto lo sguardo altrui definisca un’identità, tanto da sorprendersi cambiato nel momento in cui sogna (e quindi desidera) uno sguardo differente su se stesso, il secondo personaggio, maggiormente progressista, apparentemente in pace con sé e con gli altri, si sorprende traumaticamente di quanto quell’esperienza estemporanea di sesso omosessuale non sia compresa e accettata dalla moglie esterrefatta. Il tema è dunque chiaro: di cosa è fatto il mio desiderio, da cosa dipende, da dove viene? Cosa dice di me? È mio o è solo un riflesso del mondo che mi sta intorno? Come può coesistere con il desiderio dell’altro? E come può rapportarsi all’immagine che io ho di me stesso e che gli altri hanno di me?

Jan Gunnar Røise, Thorbjørn Harr
Sex (2024) Jan Gunnar Røise, Thorbjørn Harr

Sono domande apparentemente semplici, ma individuarle, conoscerle, porsele è decisamente più importante che dare a esse una risposta. È una questione intima e politica. Intimamente politica. I film di Haugerud sono queer non perché trattano di tensioni omosessuali. Lo sono perché cercano di mettere in dubbio ogni partito preso, ogni schema interpretativo, ogni preconcetto normativo messo in atto per ridurre a semplice discorso una persona (e in questo senso è contro le ottusità conservatrici quanto le ipocrisie progressiste del politicamente corretto). I suoi film sono forum di discussione, sessioni di pensiero dialettico, incontri tra persone. Sono verosimili? Non necessariamente. Quello che Haugerud fa è accompagnare i suoi personaggi e i suoi spettatori a essere migliori abitanti del mondo. Scrive, inventa, inscena, fonda un popolo che si esercita a misurarsi con l’altro. Lo ascolta, gli fa spazio, mette in dubbio il proprio pregiudizio, si apre. Per questo la città, Oslo, ha un ruolo cruciale, nell’economia delle immagini. Per questo il municipio è un asintoto, in questi film. Sono opere civili: quel che vogliono è provare a costruire cittadini.

Autore

Giulio Sangiorgio

Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.

Il film

locandina Sex

Sex

Drammatico - Norvegia 2024 - durata 125’

Titolo originale: Sex

Regia: Dag Johan Haugerud

Con Jan Gunnar Røise, Siri Forberg, Birgitte Larsen, Anne Marie Ottersen, Lars Jacob Holm, Helle Vaagland

Al cinema: Uscita in Italia il 15/05/2025