«Quando mi chiedono da dove arriva la mia ispirazione, rispondo: dalla vita. Direi che sono una che guarda, un’osservatrice, e le persone che mi conoscono bene dicono che di solito noto cose che altri non vedono». Così racconta in un’intervista la cineasta britannica Andrea Arnold, che si definisce «un’osservatrice» e che punta gli occhi laddove altri distoglierebbero lo sguardo. Eccola allora rivolgere la camera verso quartieri sottoproletari male in arnese - spesso nel Kent, sobborgo a sud di Londra in cui lei stessa è nata nel 1961 -, famiglie sgangherate (fin dal corto da Oscar Wasp passando per Fish Tank) nelle quali i ruoli di genitori e figli hanno confini labili e sfumati, animali piccoli e grandi (dal corto Dog al documentario Cow, che adotta la prospettiva di una mucca in un allevamento intensivo, ma i film di Arnold sono pieni di bestie: cani, gatti, cavalli, tartarughe, volpi, corvi, farfalle...) e adolescenti randagi e tempestosi, dagli amanti in costume di Wuthering Heights agli sbandati di American Honey, fino alla protagonista del suo ultimo lungo, Bird, presentato nel 2024 in Concorso a Cannes e in sala dall’8 maggio con Lucky Red.

scena
Bird (2024) scena

Bailey (l’esordiente Nykiya Adams) ha 12 anni, pelle olivastra e capelli arruffati, un corpo di giovane donna che sta cambiando con la pubertà e l’arrivo delle mestruazioni, una sagoma incerta rivestita da felpe e magliette oversize. Vive nel Kent, nella periferia inglese, in un palazzo fatiscente che cade a pezzi e agghindato di tag e graffiti, insieme alla sua malandata famiglia: un fratello maggiore che s’improvvisa giustiziere con la sua baby gang e un giovanissimo, immaturo padre (uno scatenato Barry Keoghan ricoperto di tatuaggi) prossimo a risposarsi. Nel suo vagabondare tra villette a schiera malconce e disordinate e una natura incolta, selvatica che si prende lo spazio lasciatole da cemento e mattoni, Bailey s’imbatte in Bird, uno “straniero” con gli occhi innocenti (l’incantevole Franz Rogowski), un ragazzo bizzarro e smarrito in cerca dei genitori: un altro outsider come lei, un nuovo amico, forse una specie di stravagante angelo custode (chissà se Arnold ha mai letto il libro per ragazzi Skellig del britannico David Almond...).

Franz Rogowski
Bird (2024) Franz Rogowski

Un incontro, quello tra Bailey e Bird, che ha del magico, in un film aggrappato alla vita, alla realtà ma che si apre volentieri a tocchi di fantastico, a brevi planate nel surreale.
Così Bird vola tra terra e cielo, precipita in picchiata in un mondo ruvido, violento, arrabbiato, torbido - dove ci sono fango e confusione, perché nel cinema di Andrea Arnold «muddiness saturates the image», come suggerisce il videosaggio Birds of Her Feather disponibile sul canale YouTube di MUBI - per poi alzarsi verso l’alto, leggero come un corvo o una farfalla, sulle ali del desiderio e dei sogni di Bailey, che filtra il mondo attraverso lo schermo del suo smartphone, inquadrando i dettagli che la colpiscono, quelle «cose che altri non vedono».

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Bird

Bird

Drammatico - Regno Unito, USA, Francia, Germania 2024 - durata 119’

Titolo originale: Bird

Regia: Andrea Arnold

Con James Nelson-Joyce, Barry Keoghan, Franz Rogowski, Jasmine Jobson, Rhys Yates, Joanne Matthews

Al cinema: Uscita in Italia il 08/05/2025