Più a nord non si può

Si è sposata subito dopo il diploma con il fidanzatino del liceo, che incidentalmente è anche il partito più ambito della piccola cittadina in cui vive, dove tutti conoscono tutti, e su tutti hanno un’opinione; ora, a 26 anni e con una figlia di sette, Siaja si sente già soffocare, e, il giorno in cui la celeberrima goccia fa traboccare il vaso pieno raso, manda tutti a quel paese, molla il marito narcisista, si trova un lavoro e incomincia una nuova vita.

Premessa e anche svolgimento di North of North non hanno nulla di drammaticamente originale, portati avanti con il giusto mix tra trame episodiche da sitcom e approfondimenti di sentimenti e relazioni. A fare la differenza in questa produzione orgogliosamente canadese è il contesto in cui la storia si dipana, e l’accuratezza della sua messa in scena: siamo nella fittizia Ice Cove, cittadina dell’Artico a predominanza inuk, perennemente innevata, dove ci si sposta in motoslitta e anche i ragazzini sanno andare a caccia.

Potrebbe essere il doppio opposto di True Detective: Night Country, dal cui cast proviene anche la protagonista Anna Lambe: ai due lati opposti del Nordamerica, là la perenne notte invernale faceva da cornice a un agghiacciante (!) mistero, qui è estate, c’è sempre una luce dorata e nonostante gli immancabili (e coloratissimi) parka indossati dai personaggi la sensazione che la serie lascia è quella di un caloroso abbraccio, tra illustri precedenti come Parks and Recreation (la parte da workplace comedy) e la capacità di affondare, con leggerezza ma non superficialità, dentro temi complessi (i traumi del colonialismo, la disfunzionalità familiare, l’emancipazione femminile).

La serie tv