Lui (Michael Fassbender) è una spia. Sua moglie (Cate Blanchett) pure. Quando un software chiamato Severus rischia di finire nelle mani sbagliate, nel cast dei possibili doppiogiochisti c’è proprio lei, e lui ha una settimana di tempo per mettere le cose a posto. Il plot di Black Bag - Doppio gioco è tutto qui. Su sceneggiatura di David Koepp, Soderbergh ci offre - alla lettera - cosa significa oggi (continuare a) fare cinema. Da Hitchcock, ovviamente, mutua l’eleganza della coppia protagonista, discendente diretta del glam algidamente sensuale di Carole Lombard e Robert Montgomery, con l’intrigo che sublima la tensione sessuale latente. Da Éric Rohmer, grande proto-hitchcockiano, l’impressionismo pointillinista del quotidiano, ossia l’osservazione attraverso la filigrana della banalità (apparente) della grande tessitura del mondo. E, infine, da uno dei più dimenticati di sempre, Joseph L. Mankiewicz, la sublime architettura, apparentemente naturalista ma in realtà astratta e geometrica, della gestione del gioco attoriale.

Michael Fassbender
Black Bag - Doppio gioco (2025) Michael Fassbender

E poi: l’inquadratura come scienza esatta, ma sempre ancorata a un umanesimo dolente, per prendere (ancora) le misure al mondo, mentre il montaggio le organizza come ripensando il tempo e lo spazio. Chi sta seduto in sala, però, non s’accorge di nulla (o quasi...) perché si abbandona alla musica da camera minimale sotto la cui superficie s’agita l’apocalisse. Il film, dunque, come un prisma o, come ci insegna Hitchcock, abbinando zoom in avanti e una carrellata all’indietro, un punto di vista - leggermente allucinato - sulle cose del mondo. Steven Soderbergh confeziona, con l’eleganza invisibile che è esclusiva dei grandissimi couturier, un dramma coniugale che si affaccia sull’abisso. Anzi: lo scruta restando in equilibrio sul precipizio, senza ombra di cinismo, ma rilanciando il piacere del gioco, dei multipli e delle ombre. Dopo avere più volte annunciato il suo ritiro dal cinema, il regista ha reso ancora più agile il suo modo di pensare il film, adottando una strategia rapida e leggerissima nei cui confini si rinnova perennemente il suo fare.

Cate Blanchett
Black Bag - Doppio gioco (2025) Cate Blanchett

Se Hitchcock gli permette di riflettere sul suo continuare a essere nell’industria, è come se Rohmer fosse una cartina di tornasole attraverso la quale verificare instancabilmente gli elementi base del cinematografo: luce, attori, scena. Con la precisione infinita propria di chi progetta mentre fa e rapidamente decide, Soderbergh pensa i suoi set (e anche Black Bag offre indicazioni in tal senso) come angoli di mondo sottratti al caos. Il doppio gioco è la minaccia di un mondo privo di senso (movimento) al quale il cinema con il suo complotto (e in tal senso si percepisce quasi un’eco rivettiana) restituisce razionalità - ossia possibilità di essere interpretato, letto e, in ultima analisi, visto. Così, mentre la percezione dell’immagine audiovisiva cambia radicalmente, Soderbergh compie il gesto più politico possibile: immagina un cinema dalle apparenze omologhe all’ambiente visivo contemporaneo, firmando in realtà un atto di resistenza.

Autore

Giona A. Nazzaro

Direttore artistico del Festival del Film di Locarno. Programmatore Visions du Réel di Nyon (Svizzera). Autore di libri e saggi. Dischi, libri, gatti, i piaceri. Il resto, in divenire.

Il film

locandina Black Bag - Doppio gioco

Black Bag - Doppio gioco

Spionaggio - Regno Unito 2025 - durata 93’

Titolo originale: Black Bag

Regia: Steven Soderbergh

Con Michael Fassbender, Cate Blanchett, Tom Burke, Marisa Abela, Regé-Jean Page, Naomie Harris

Al cinema: Uscita in Italia il 30/04/2025