Il cinema ha sempre avuto i suoi mostri, creature gigantesche, spietate, primordiali, capaci di incarnare paure più grandi di loro: The Black Demon, il film su Warner Tv del 21 aprile diretto da Adrian Grünberg, entra in questa tradizione con un’intenzione ben precisa. Il suo obiettivo non è solo spaventare ma accusare. Il film prende la forma di un survival-thriller con un megalodonte al centro, ma si muove molto più in profondità, fino a toccare i nervi scoperti del disastro ecologico globale e del colonialismo economico.

Josh Lucas
The Black Demon (2023) Josh Lucas

Il mare non dimentica

Il protagonista del film di Warner Tv The Black Demon, Paul Sturges (Josh Lucas), ingegnere di una compagnia petrolifera statunitense, approfitta di una vacanza con la sua famiglia per ispezionare una piattaforma petrolifera al largo della costa messicana. Ma la trasferta, iniziata come un’escursione di routine, si trasforma presto in un incubo: la piattaforma è abbandonata, la cittadina vicina in rovina, la popolazione ostile. E, soprattutto, sotto le acque profonde si nasconde il vero pericolo: un megalodonte leggendario, il “tiburón negro” (in originale).


Non è un semplice squalo assassino. È l’incarnazione di una divinità vendicatrice: Tláloc, il dio azteco della pioggia, mandato a punire l’uomo per aver saccheggiato la natura. In questo scenario apocalittico, la famiglia Sturges lotta per sopravvivere, mentre ogni scelta – tra altruismo, rimorso e sacrificio – diventa una questione di vita o di morte.


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Tra archetipi e simbolismi

Il film di Warner Tv The Black Demon gioca volutamente con ruoli molto marcati. Paul rappresenta l’arroganza industriale occidentale: uomo razionale, abituato al controllo, ma incapace di vedere le conseguenze delle sue azioni. La moglie Ines (Fernanda Urrejola) e i figli Audrey e Tommy, invece, incarnano l’innocenza, la vulnerabilità e l’attaccamento umano alla famiglia, costringendo Paul a misurarsi con le sue responsabilità non solo come professionista, ma come padre.


I personaggi secondari, come Chato (Julio Cesar Cedillo) e Junior (Jorge A. Jimenez), sono testimoni silenziosi di una devastazione che non è solo ambientale ma culturale: la piattaforma non è solo distrutta, è posseduta, simbolicamente e fisicamente, dal male generato dall’uomo.

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The Black Demon (2023) scena

Mostri che vengono dal passato, colpe che appartengono al presente

The Black Demon, la sera di Pasquetta su Warner Tv, non è un film di squali nel senso classico. Anzi, il mostro si vede poco. Ma questo non è un difetto: è una scelta. Il regista Adrian Grünberg lo conferma nel suo messaggio: “Il mostro non è un predatore crudele e spietato, ma la incarnazione fisica della vendetta”. Il vero nemico non è il megalodonte, ma ciò che lo ha evocato: l’avidità, lo sfruttamento, la cecità ecologica.


La piattaforma petrolifera in rovina, galleggiante come una carcassa nel mezzo del mare, è una potente metafora della decadenza industriale e morale. Come dice il film, “ciò che prometteva progresso ha portato solo distruzione”. In questo senso, The Black Demon si posiziona più vicino a Godzilla che a Sharknado: non un B-movie per passare il tempo, ma un’accusa travestita da intrattenimento.


L’elemento mitologico rafforza questa lettura. Tláloc non è una semplice citazione folclorica: è l’eco di una spiritualità che pretende rispetto e riequilibrio. L’uccisione di Paul alla fine del film, interpretata come un sacrificio necessario, è il culmine di questa idea: “la morte di Paul è un sacrificio per il dio azteco Tláloc, a cui ha mancato di rispetto”.

Tra calore, ruggine e profondità digitali

Girato nella Repubblica Dominicana, il film di Warner Tv The Black Demon riesce a trasmettere una sensazione di calore opprimente e abbandono. Le immagini sporche, saturate, girate con lenti vintage e camere Arri, danno alla piattaforma un aspetto claustrofobico e tossico. L’uso massiccio di effetti digitali - più di 1.000 scene di VFX - non è invasivo ma funzionale: espande il mondo marino senza tradire la sensazione di isolamento e minaccia.


Il design del megalodonte, coperto di cicatrici e vecchio come l’oceano stesso, è un altro punto forte. Non è lucido né spettacolare: è cupo, sporco, mitico. Un demone, appunto.


E qui arriviamo alla nota dolente: l’ambizione non sempre trova la sua piena realizzazione. Se da un lato l’idea di legare un film di mostri a un discorso ecologista e spirituale è lodevole, dall’altro la sceneggiatura non riesce a sostenere questa profondità. I dialoghi spesso risultano didascalici, e i momenti di suspense si perdono in un ritmo disomogeneo. Si parla troppo e si fa troppo poco.


Il film ha il coraggio di proporre una riflessione forte - “Chi sono i veri mostri della nostra epoca?” - ma inciampa nel tentativo di tenere insieme thriller, messaggio ecologico e dramma familiare. Rimane però un esempio interessante di come il genere possa evolversi e parlare del nostro presente con strumenti vecchi e nuovi.


The Black Demon
non è un capolavoro. Tuttavia, fa parte di quella nuova ondata di cinema di genere che non vuole più solo far urlare, ma anche far pensare. Forse il mostro più spaventoso non è quello che si nasconde nelle profondità dell’oceano, ma quello che vediamo ogni giorno nello specchio, continuando a consumare, trivellare e ignorare.


Il megalodonte viene a ricordarci che l’uomo deve stare attento a come tratta la natura. Se non rispettiamo il nostro mondo, sarà lui a non rispettare noi”, ha annotato il regista. E allora, la prossima volta che accendete l’auto o aprite un rubinetto, pensateci: Tláloc vi guarda.

Filmografia

locandina The Black Demon

The Black Demon

Thriller - Repubblica Dominicana 2023 - durata 100’

Titolo originale: The Black Demon

Regia: Adrian Grunberg

Con Josh Lucas, Fernanda Urrejola, Héctor Jiménez, Julio César Cedillo, Raúl Méndez

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