Si riaccende, dal 4 al 13 aprile, nel cuore del capoluogo altoatesino lo schermo del Bolzano Film Festival Bozen, giunto alla sua 38ª edizione. Sotto la guida del direttore artistico Vincenzo Bugno, il BFFB rispecchia la particolarità di un territorio multilingue in cui si svolge ed è attento a intercettare il meglio del cinema locale e internazionale, puntando spesso i riflettori su racconti che trattano di minoranze politiche, sociali, linguistiche. Arriva dalla Slovenia il film d’apertura, in anteprima italiana: Little Trouble Girls, lungo d’esordio dalla regista del corto Granny’s Sexual Life Urška Djukić, ha vinto il premio FIPRESCI alla scorsa Berlinale (sezione Perspectives) e narra la scoperta di sé e della propria sessualità da parte di una sedicenne.

A chiudere la manifestazione è ancora un’opera prima di una donna, il road movie sull’elaborazione del lutto Fossa delle Marianne di Eileen Byrne. Nel mezzo si srotola un ricco programma di visioni, a partire dai 13 titoli in Concorso: qui trovano spazio drammi sulle violenze subite dal corpo femminile (il secondo lungo della georgiana Dea Kulumbegashvili, April, su un’ostetrica che pratica aborti clandestini nei villaggi), storie intime e personali (il diario di famiglia Wind, Talk to Me del serbo Stefan Djordjevic), amori queer (la love story tra due minatori in Viêt and Nam di Truong Minh Quý), riflessioni su cosa significhi appartenere e/o sentirsi estraneo a un luogo (Yunan di Ameer Fakher Eldin) fino a sperimentazioni animate (dall’Italia il film composto da tavole in acrilico su carta Balentes di Giovanni Columbu, girato in lingua sarda, a cui abbiamo dedicato un approfondimento nella nostra rubrica Festivalbar su Film Tv n. 5/2025).

La sezione RealeNonReale raccoglie una selezione di documentari (il film collettivo Khartoum, iniziato prima dello scoppio del conflitto in Sudan, diventa una riflessione sulla guerra; il doc “randagio” Dreaming Dogs, su una donna e sette cani che vivono all’ombra delle autorità per le strade di Mosca; il resoconto del lavoro invisibile di alcuni lavoratori migranti in un hotel delle Dolomiti in Personale), Piccole lingue DOC è una mini Torre di Babele che propone titoli girati in idiomi poco rappresentati (ancora il sardo in Island for Rent, e poi il kukama di una comunità amazzonica in Karuara oppure il farsi di Memories of the Crossroad o il gallese di Knackered), infine, Local Heroes è dedicato alle opere che provengono dal territorio di Tirolo, Alto Adige e Trentino.

Tra gli eventi speciali, l’incontro con il regista norvegese Dag Johan Haugerud, che accompagna la visione della sua trilogia Sex, Love e Dreams (film, quest’ultimo, che sosteniamo anche noi di Film Tv con il progetto Anima e corpo), e la proiezione musicata dal vivo di Carmen (1918) di Erns Lubitsch, in collaborazione con Il cinema ritrovato di Bologna e il Südtirol Jazzfestival Alto Adige. Due i premi alla carriera di quest’anno: all’attrice Alba Rohrwacher (di cui verranno proiettati Hungry Hearts di Saverio Costanzo, Le occasioni dell’amore di Stéphane Brizé e Mi fanno male i capelli di Roberta Torre) e al regista Christian Petzold (con le proiezioni di La scelta di Barbara, La donna dello scrittore e Il cielo brucia).

Attenzione poi alle nuove frontiere dell’immagine con un piccolo focus sul cinema in AI: il regista Alexander Kluge presenta i suoi Miniatures (2024) e Primitive Diversity (2025), realizzati con l’intelligenza artificiale generativa, oltre che una masterclass sull’argomento. Focus di questa edizione è invece Taiwan, con una rassegna di sette opere che mappano il cinema taiwanese contemporaneo, dal Days del grande maestro Tsai Ming-liang a Stranger Eyes di Yeo Siew Hua, un La finestra sul cortile aggiornato che ruota attorno al tema della sorveglianza. Ancora, l’omaggio al regista tedesco Thomas Heise, scomparso il 19 maggio 2024, di cui sarà possibile (ri)vedere il suo capolavoro, il film-fiume Heimat è uno spazio nel tempo.
Tutte le informazioni sul festival sul sito ufficiale www.filmfestival.bz.it
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