Hokage - Ombra di fuoco esiste soprattutto nella sua architettura cromatica e nella sua precisa delimitazione dello spazio: quello della casa, colta essenzialmente nei propri angoli e spigoli, quello del bosco e del buio che circonda un’impossibile vendetta, quello del mercato su cui si chiude il film. Shin’ya Tsukamoto, il regista a cui dobbiamo il ritratto più accurato delle possibilità di estensione analogica dell’essere umano prima dell’avvento smaterializzante del digitale, ha tracciato un percorso ineffabile nella progressione dei propri lavori. Dalla carne che si sposa con il metallo e le sue metamorfosi si è spostato nei territori dell’immateriale immaginario (A Snake of June, Vital, il dittico Nightmare Detective) per poi giungere a una forma di depurazione assoluta del segno. Che Tsukamoto fosse un umanista radicale non era così facile da capire all’altezza della folgorazione rappresentata da Tetsuo (quanti film possono vantare una forza d’impatto tale?).

Per questo motivo è ancora più ammirevole la libertà con la quale il regista si è scrollato di dosso la sua stessa mitologia sulfurea per accogliere un segno depurato, essenziale, che ne ha rivelato pienamente - se mai ce ne fosse stato ancora bisogno - la straordinaria vitalità. Sin dalle prime immagini di Hokage, che Tsukamoto immagina come una preghiera per scongiurare guerre future, il regista lavora con pochissimi elementi. Il corpo della protagonista è collocato in un ambiente angusto e buio, come un purgatorio espressionista nel quale la donna è sottoposta a ripetuti abusi. Le dissolvenze incrociate dicono della decomposizione della materia e dello scorrere immobile del tempo - ossimoro obbligato - per raccontare la straziante rinascita del Giappone del Dopoguerra dalle doglie del mercato nero e delle sue violenze. La triangolazione dei personaggi, nel loro continuo urtarsi, dice di un mondo ridotto al nulla cui la precisione formale di Tsukamoto conferisce, miracolosamente, il respiro di un poema del riscatto.

La modalità con la quale il regista compone le sue inquadrature, il modo in cui s’attarda sul volto della giovane protagonista o su quello del bambino, registrando attonito la violenza più abietta, è il segno di un magistero del cinema classico, antico e dunque contemporaneo, a cui basta inquadrare, commosso, il movimento delle nuvole per offrire il senso della finitezza dell’esserci. Hokage è il film del timore e del tremore; il film dello sguardo trepidante dinnanzi a una pace fragile eppure desiderata senza nemmeno immaginare come formularne il desiderio o la nostalgia. Per questo motivo, ogni minimo movimento della macchina da presa di Tsukamoto scuote terribilmente, comunicando il senso di un’indignazione che si fa preghiera mentre, libera e nuda, si apre al magistero della bellezza. In Hokage, Tsukamoto volge lo sguardo all’umanesimo di Keisuke Kinoshita tendendosi idealmente sino al Kurosawa di Rapsodia in agosto. La commozione e il senso dello scandalo nei confronti dell’offesa alla Creazione respirano della medesima dignità poetica.
Il film
Hokage - Ombra di fuoco
Drammatico - Giappone 2023 - durata 95’
Titolo originale: Hokage
Regia: Shinya Tsukamoto
Con Shuri, Ouga Tsukao, Hiroki Kono
Al cinema: Uscita in Italia il 13/03/2025
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