Di The Brutalist si è già scritto moltissimo, anche su Film Tv. Sappiamo che racconta la storia del rinomato architetto ebreo ungherese László Tóth che, scampato a Buchenwald, approda negli Stati Uniti; qui viene ingaggiato da un mecenate che, affascinato dalla sua opera, gli affida il progetto di un immenso edificio polifunzionale dedicato alla memoria della madre defunta, concedendogli (in apparenza) piena libertà espressiva. L’artista immagina la sua realizzazione come una costruzione brutalista – prevedendo quindi di impiegare il cemento armato quale materiale principale e cifra identificativa del suo lavoro – definita dalla purezza e dalla materica austerità delle linee, oltre che da una serie di feritoie che ne alleggeriscono visivamente la struttura, consentendo alla luce naturale di filtrare e di assurgere a sua volta a elemento essenziale della progettazione.

Adrien Brody
The Brutalist (2024) Adrien Brody

Ma la generosità del Capitale rivelerà presto la sua natura ingannatrice, e il milionario opererà per limitare il potere del suo sottoposto (per esempio imponendo la presenza di una cappella cristiana) e contaminare la sua integrità, arrivando addirittura a sodomizzarlo per fargli capire “chi comanda”. Dal momento che di The Brutalist si è già detto così tanto, mi piacerebbe utilizzare lo spazio di questa rubrica per fare qualcosa di diverso, per esempio della promozione turistica totalmente disinteressata. Chissà perché, mentre guardavo il film di Brady Corbet pensavo a uno strepitoso monumento presente nel nostro Paese, che forse (ma potrei sbagliarmi) non gode della fama di cui dovrebbe (anche se ultimamente è stato impiegato come spettacolare location per Dune - Parte due), probabilmente a causa della sua ubicazione periferica. Eppure si tratta di un capolavoro assoluto, di quelli che lasciano a bocca aperta, e che consiglio a chiunque di visitare.

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Dune: Parte due

Si tratta del Memoriale Brion (noto anche come Tomba Brion), che fu commissionato a Carlo Scarpa dalla vedova Brion (moglie del fondatore della Brionvega, Giuseppe Brion) per onorare la memoria del marito. Forzando appena un po’ il parallelismo tra Tóth e Scarpa, si potrebbe rilevare come i due abbiano in comune almeno l’amore per Louis Kahn (anche se l’italiano si è sempre tenuto alla larga dal maestoso gigantismo del Maestro statunitense), un legittimo orgoglio per le proprie capacità (“Il mediocre non ci interessa, il bello lo conosciamo, andiamo alla ricerca del sublime”, sosteneva Scarpa), e infine il fatto che entrambi, in un momento delle loro vite, siano stati ingaggiati da facoltosi sovvenzionatori (e per fortuna andrà meglio al progettista veneto, a cui Onorina Tomasin-Brion concederà assoluta libertà d’azione).

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Memoriale Brion

Il Memoriale (patrimonio FAI dal 2022) è un’estensione del cimitero di San Vito di Altivole, in provincia di Treviso, fra Castelfranco e Asolo. Strutturato a forma di “L ribaltata”, il complesso funerario è realizzato con materiali (ovviamente il cemento a vista, qui impiegato in funzione quasi decorativa, ma anche legno e ferro) la cui “semplicità” stempera la complessità dei dettagli architettonici presenti, in uno spazio ricchissimo di influenze e richiami (dal già citato brutalismo al più pertinente modernismo, con palesi richiami alla cultura giapponese tanto amata e rispettata dall’autore, fino ad alcune soluzioni tipiche dell’arte classica, per esempio nell’impiego dei mosaici) ma reso perfettamente coerente dalla diffusa, capillare presenza della vegetazione e dell’acqua a legare ogni cosa. Il Memoriale (al cui interno è sepolto lo stesso Scarpa, in posizione volutamente defilata) sorge su un terreno rialzato rispetto al circondario, ma è racchiuso da un muro di cinta inclinato di 60° verso il suo interno, che lo rende visibile anche a uno spettatore esterno e che gli permette di restare connesso connesso al contesto paesaggistico di cui è parte.

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Memoriale Brion

Questa realizzazione straordinaria si compone di cinque edifici: i propilei, che rappresentano l’ingresso alla tomba e si presentano come un portale sulla cui parete di fondo si staglia il disegno di due anelli che si intersecano, uno rivestito di mosaico azzurro l’altro rosa, simbolo dell’eternità dell’amore coniugale; una vasca d’acqua con un piccolo padiglione destinato alla meditazione, che sembra fluttuare in aria perché sorretto da esilissimi montanti dal profilo spezzato; l’arcosolio, vale a dire l’arco ribassato la cui superficie interna è rivestita da tessere di mosaico e che custodisce i sarcofagi dei due sposi, disposti inclinati l’uno verso l’altro; una chiesa cubica; e la cappellina dei parenti accostata al muro di cinta. Ogni fabbricato è circondato da prati, canali, specchi d’acqua su cui galleggiano ninfee a richiamare i giardini giapponesi gli amatissimi dall’autore.

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Memoriale Brion

Qualcuno potrà trovare azzardato o perfino fuorviante l’accostamento tra il Brutalismo abbracciato sullo schermo da Tóth e quello rifinito ed elegantemente levigato di Scarpa, ma a quel punto ci sarebbe da discutere anche sulla piena aderenza al movimento del Centro in Pennsylvania sviluppato dal personaggio immaginario, se è vero che l’architetto e scrittore brasiliano Francesco Perrotta-Bosch, in un articolo recentemente apparso su Archdaily, ne parla come di “un revival che ricorda un castello medievale su una collina o un’antica cittadella italiana turrita, come San Gimignano”. E noi, per difendere questo parallelismo, ci facciamo schermo di una dichiarazione dei coniugi Smithson, tra i più importanti esponenti del “New Brutalism”, i quali, in un articolo pubblicato su AD nell’aprile del 1957, ebbero a sostenere come fino ad allora si fosse discusso della corrente solo in senso stilistico, ma che la sua vera essenza fosse etica.

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Memoriale Brion

E allora mi sia permesso di abbracciare questa suggestione e di consigliare, a chi non vi fosse già stato, una visita a questo luogo magnifico, il preferito dallo stesso architetto, che ne parlava così: “Questo è l’unico lavoro che vado a vedere volentieri, perché degli altri mi accorgo solo di errori e difetti mentre qui mi sembra di aver conquistato il senso della campagna, come volevano i Brion. Tutti ci vanno con molto affetto; i bambini giocano, i cani corrono: bisognerebbe fare tutti i cimiteri così”. Perché quello che si prova al suo cospetto (o almeno quello che ho provato io) è perfettamente sintetizzato dalle parole di Marco Magnifico, presidente FAI: “Fin dalla prima volta ebbi l’impressione di entrare in un mondo nuovo, diverso e sconosciuto: quello “dell’aldilà”. Un mondo che non ha le caratteristiche di quello in cui vivo e sono sempre vissuto; un mondo che esiste solo qui dove Scarpa ha immaginato e realizzato un pezzo di Campi Elisi del XX secolo”. Tóth credeva, sbagliandosi tragicamente, di aver trovato negli Stati Uniti il suo Eden, Scarpa gli darà invece un possibile volto collocando a San Vito di Altivole, Veneto, Italia.

Autore

Andrea Pirruccio

Si laurea in Storia e Critica del Cinema a Torino. Da oltre 20 anni fa parte della redazione della rivista Interni e dal 2022 collabora al dizionario Il Mereghetti. Da quanto ricorda, frequenta le sale da sempre, ma fa risalire il proprio imprinting cinematografico a un pomeriggio domenicale di tanti anni fa, quando i suoi genitori pensarono bene di portarlo a vedere 1997: Fuga da New York e, quando si accorsero che il film era stato sostituito da Pierino medico della SAUB, decisero di entrare lo stesso.

Il film

locandina The Brutalist

The Brutalist

Drammatico - USA 2024 - durata 215’

Titolo originale: The Brutalist

Regia: Brady Corbet

Con Adrien Brody, Felicity Jones, Guy Pearce, Alessandro Nivola, Vanessa Kirby, Stacy Martin

Al cinema: Uscita in Italia il 06/02/2025