Anche se non sembra, nei meandri del cinema italiano bello – che funziona anche a livello commerciale per il grande pubblico - esiste (in potenza) tutto un mondo al di là delle commedie. Sconvolgente. Le quali commedie, per la carità di tutti gli dei pagani del grande schermo, ci fanno ridere assai tutti insieme appassionatamente con le loro sofisticatezze o la loro demenzialità, senza contare che ci risollevano lo spirito dopo una faticosa giornata fantozziana. Però. Bello FolleMente sia chiaro, bello Diamanti ed evviva sempre Checco Zalone, però ogni tanto cambiare dieta cinematografica fa proprio bene agli occhi e alla mente. Sennò poi diventiamo come quelli che mangiano solo la pizza. Buona la pizza tutti i giorni, ma poi si muore giovani e sommersi dalla flatulenza. Ecco: La città proibita, in sala dal 13 marzo grazie a PiperFilm, dovrebbe essere innanzitutto presentato come la miglior cura possibile per la costipazione culturale e le aerofagie del cervello.

Tutto questo per la gioia dell’ottimo Gabriele Mainetti, che forse avrebbe preferito un’accoglienza meno specifica e clinicamente efficace, ma più canonica. Solo che La città proibita, la sua terza (attesissima) regia dopo i fasti di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, non è per niente un film italiano canonico. Un’opera di arti marziali di queste proporzioni e con queste ambizioni cinematografiche non è mai stata prodotta (né concepita, probabilmente) nella storia della nostra industria. E se dopo lo Spaghetti western può nascere anche lo Spaghetti gongfupian, esultiamo per il fatto che a prenderne le redini sia un cineasta come Mainetti. Uno che ha già ampiamente dimostrato il suo amore per i canoni di genere e, soprattutto, la sua capacità di piegarli al contesto produttivo ed estetico del cinema italiano creando qualcosa di nuovo e vitale.

Senza dimenticare un precedente di enorme culto come L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente, in La città proibita Mainetti si impegna a trovare la quadra ideale tra la viscerale romanità dell’Esquilino e le atmosfere, le filosofie, lo stile e i linguaggi dei film di kung fu. Ma sembrava impossibile anche dare una significanza estetica e drammatica all’unione tra il film di supereroi e Tor Bella Monaca, eppure Lo chiamavano Jeeg Robot è lì a dimostrare esattamente il contrario. Senza rivelare troppo di una trama ricca di intrecci, rimandi e sorprese che va sperimentata una manciata di popcorn alla volta, si può dire che La città proibita racconta la storia di Mei, giovane artista marziale cinese in trasferta romana alla ricerca di una persona scomparsa. Nella Città eterna incontra il coetaneo Marcello, che lavora nel ristorante di famiglia e si innamora di lei senza possibilità di scampo, accompagnandola in un turbinio di combattimenti, inseguimenti, faide, sentimenti e calci volanti: il sale della vita.
Il film
La città proibita
Azione - Italia 2025 - durata 138’
Regia: Gabriele Mainetti
Con Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Chunyu Shanshan, Luca Zingaretti
Al cinema: Uscita in Italia il 13/03/2025
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