Teatro e cinema: un amore non (sempre) corrisposto, così s’intitola un saggio di qualche anno fa curato da Oliviero Ponte di Pino che ragiona sul rapporto complesso tra le due arti. Un rapporto fatto di allontanamenti e avvicinamenti, prestiti e furti, innamoramenti e abbandoni. Se ci pensiamo il primo lotta, da sempre, per superare i limiti imposti dello spazio; il secondo lo fa contro il tempo. Uno ha a che fare con la collettività; l’altro cerca di costruire un rapporto intimo, privato con lo spettatore. Esiste, però, una terra di mezzo - in cui i due linguaggi si guardano non solo come serbatoio a cui attingere ma come orizzonte cui approdare - che è in grado di offrire nuovi sguardi e nuove immagini, spesso folgoranti.

scena
Grand Theft Hamlet (2024) scena

È quello che provano a fare Sam Crane e Pinny Grylls in Grand Theft Hamlet, aumentando per giunta il grado di difficoltà, perché in questa già difficile equazione tra variabili incognite ne inseriscono una terza e cioè la dimensione videoludica. Ma procediamo con ordine. Inghilterra, 2021: schiacciati nella morsa del terzo lockdown, Crane e Mark Oosterveen, entrambi uomini di teatro - quindi condannati, in quel tempo sospeso, al vuoto lavorativo - progettano di allestire una messa in scena integrale di Amleto all’interno del videogame Grand Theft Auto, un ambiente virtuale in cui aggirare i limiti imposti dal distanziamento sociale. Per farlo coinvolgono anche Grylls, compagna di Crane e filmmaker. Quello a cui assistiamo è soprattutto un making of: senza mai uscire dall’universo digitale, siamo spettatori del lavoro di avvicinamento all’adattamento del dramma shakespeariano, seguiamo i sopralluoghi, la promozione e le audizioni alle quali i candidati si presentano, ovviamente attraverso i loro avatar; ma partecipiamo anche alle difficoltà, non solo realizzative, ma umane (come quando Crane e Grylls si confrontano sui loro problemi di coppia connessi alla situazione di confinamento).

Sam Crane, Pinny Grylls
Grand Theft Hamlet (2024) Sam Crane, Pinny Grylls

Sembra un po’ di rivivere quella sensazione di magnifica ossessione che ci fece provare Al Pacino quando realizzò Riccardo III - Un uomo, un re: un’esplorazione senza sosta attorno alle infinite possibilità del rappresentare. Con la differenza che tutto questo accade in un set immaginato con altre logiche - la scalata criminale - che vanno quindi sfidate, forzate (Crane e Oosterveen vengono ripetutamente uccisi): la poca fluidità dei corpi (che li fa somigliare a burattini elettronici in bilico tra il torpore e la vivacità isterica), i gesti insensati che vediamo loro compiere, gli inciampi frequenti trasmettono proprio la fatica di violare le limitazioni per liberarli dal ventaglio d’azioni con cui sono stati progettati, per tentare, incuranti del disastro, qualcosa di inaudito. Non per essere originali, ma originari. Come scrive Antonio Attisani: «Il teatro nasce come orizzonte. La scena è un orizzonte artificiale, una convenzione che permette di misurare i movimenti, ovvero l’uomo nelle sue relazioni: con se stesso in mutamento, con gli altri, con il cosmo».

Autore

Matteo Marelli

«Il critico non fa il cinema, ci va. La sua grandezza – non il suo limite – è questa: teniamocela stretta»

Il film

locandina Grand Theft Hamlet

Grand Theft Hamlet

Animazione - USA, Regno Unito 2024 - durata 89’

Titolo originale: Grand Theft Hamlet

Regia: Sam Crane, Pinny Grylls

in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel