Abile a far emergere il perturbante dietro il familiare, il gotico avatiano ha un debole per le case, i loro segreti, i loro nascondigli e spesso gioca a far rispecchiare il mondo rurale padano in quello americano, lontanissimi eppure vicinissimi.

Limpida summa di tutto questo, L’orto americano, dall’omonimo romanzo del regista, ha per protagonista un giovane aspirante scrittore mentalmente instabile (Filippo Scotti, già alter ego sorrentiniano in È stata la mano di Dio, qui quasi sosia di Kafka, perfetto), invaghitosi alla fine della guerra di una bella crocerossina americana in Italia come uno dei goffi e timidi innamorati non corrisposti dell’altra metà del cinema di Avati, quella solo apparentemente in piena luce.

Ma è anche un perfetto antieroe noir, ossessionato dalla ragazza, appena sfiorata e poi riconosciuta in un’altra, forse vittima di un maniaco che uccide le donne ed espianta i loro genitali. Come quelli da lui stesso trovati in un vasetto seppellito in un orto accanto alla villetta nel Midwest dove si è trasferito, all’origine di una serie di coincidenze enigmatiche che lo riportano in Italia al processo del presunto assassino in compagnia dell’ambiguo fratello di quello (Roberto De Francesco, à la Peter Lorre, magnifico).

Più che fargli le pulci, meglio perdersi nelle spire del film e nella vertigine del suo splendido b/n, in bilico tra due mondi e due cinema, fino a spingersi laddove le acque del Po si mescolano con quelle del mare, non così lontano, s’immagina, da una certa casa con le finestre che ridono. Da vedere senza se e senza ma (e in sala!). Anche per quella sequenza onirica genuinamente oscena che solo Avati poteva osare.
Il film
L'orto americano
Drammatico - Italia 2024 - durata 107’
Regia: Pupi Avati
Con Filippo Scotti, Rita Tushingham, Armando de Ceccon, Roberto De Francesco, Chiara Caselli, Romano Reggiani
Al cinema: Uscita in Italia il 06/03/2025
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