Se pensiamo oggi a Cary Grant lo vediamo subito nell’immagine che ci è stata consegnata dai suoi - moltissimi - grandi film. Quell’immagine matura, sofisticata, intoccabile, profumata. Un’immagine cui i produttori tenevano al punto di non avergli mai - per tutta la sua carriera - affidato un ruolo negativo, un villain. E anche se Hitchock rivelò che per lui l’attore era più efficace in ruoli più dark perché “c’è in lui un lato terrorizzante che nessuno può davvero identificare”, a noi resta impressa soprattutto la sua formidabile capacità seduttiva, suadente, elegante.
Tuttavia questa immagine derivata dai film della sua maturità - immagine alla quale Grant, nella sua vita privata, finì per assomigliare, come lui stesso rivelò - non racconta di un’infanzia e di un’adolescenza vissute in maniera molto più complicata e ruvida e non senza sofferenze. 

Perché le cose per Archibald Alexander Lead - questo il suo vero nome -, nato a Bristol in Inghilterra, non furono affatto facili sin dall’inizio. Il padre era devoto alla bottiglia, la madre era psichicamente sofferente, il fratello maggiore era morto di tubercolosi allo scoccare del primo anno di età. 

Quando Archie aveva nove anni, il padre fece una cosa terribile: fece internare la madre in una casa di cura psichiatrica e disse al ragazzino che era morta: avrebbe appreso dal padre che le cose non erano andate così solo quando aveva 31 anni (e fece in tempo a ritrovarla e occuparsi di lei). Lasciato solo fu attratto dallo spettacolo, fece amicizia con un gruppo di acrobati e si specializzò all’inizio nel camminare sui trampoli. A dieci anni era già in tour con loro attraverso l’Europa e Jesse Lasky, un produttore di Broadway, ricorda di averlo notato a Berlino. Continuò tuttavia gli studi: era bravo, ma assai svogliato e a 14 anni - quando fu espulso da scuola - si riunì subito ai suoi amici acrobati. E nel luglio del 1920, quando aveva 16 anni, partì con loro per gli Stati Uniti dove dovevano esibirsi al New York Hippodrome, che ai tempi era il più grande teatro del mondo, capace di contenere quasi 5500 spettatori. 

Da allora rimase negli Stati Uniti e questa carriera da semi-circense lo portò prima al vaudeville e poi al musical, riscuotendo sempre più successi e ammirazione. 

Al cinema sarebbe arrivato anni dopo, nel 1932. Aveva 28 anni, era animato da un enorme desiderio - o bisogno - di piacere. In quell’anno avrebbe recitato in ben sette film, il secondo dei quali fu Venere bionda, al fianco di Marlene Dietrich. Era l’inizio di una strepitosa carriera che sarebbe esplosa da lì a qualche anno, facendo di lui, secondo l’American Film Institute, il secondo più importante attore della storia di Holllywood. 

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Tutti i film di Cary Grant

Filmografia

locandina Venere bionda

Venere bionda

Mélo - USA 1932 - durata 97’

Titolo originale: Blonde Venus

Regia: Josef Von Sternberg

Con Marlene Dietrich, Herbert Marshall, Cary Grant