Tokyo, 1979. Quattro sorelle, cristallizzate nell’aspetto come personaggi di un dramma teatrale: Tsunako, maestra di ikebana in kimono; Makiko, casalinga in abiti borghesi; Takiko, bibliotecaria in tenuta dimessa; Sakiko, la più giovane, attenta alla moda. Il sospetto che il padre, varcati i settant’anni, abbia un’amante, e forse anche un figlio. Un ritratto famigliare iscritto nel nome del padre: nella scena iniziale Takiko traccia con un dito sul vetro appannato il suo ideogramma, ma il tema della scrittura, della polisemia del kanji, ricorre continuamente a segnare (anche per uno spettatore occidentale del tutto ignorante) il carattere strutturalmente ambiguo, doppio, mutevole dell’identità.

Questa Asura è il remake di uno dei family drama fondanti del sistema televisivo e socioculturale giapponese, Ashura no Gotoku della scrittrice e sceneggiatrice Kuniko Mukoda (1979), ed è un nuovo tratto con cui Hirokazu Kore-eda (regista, sceneggiatore e montatore di tutti e sette gli episodi) compone la sua opera mondo sulla rappresentazione del concetto teorico di famiglia, anche fuori dal cinema (la precedente serie per Netflix Makanai, del 2023). Kore-eda esercita un gesto rarissimo e (per questo) prezioso sulla serialità contemporanea, liberandola dall’isteria del multistrand e della complessità, e riconducendola a un processo fluviale di eventi singolarmente devastanti, dove il racconto imita la vita. Quella delle sorelle è sempre sull’orlo della deflagrazione, sul filo del tradimento e del conflitto con il maschile, mentre ciascuna di esse, in un circuito di volta in volta centrifugo e centripeto, tenta di controllarla, di tenerla in equilibrio.

Fuori da ogni norma di genere, è come se la regia e la struttura narrativa, lente, controllate, regolate come una marea ritmicamente increspata dalle onde, concorressero a sostenere il disperato lavorio delle protagoniste. Ma al racconto, come all’animo, è sottesa una forza incrollabile, primigenia (le Asura sono divinità indiane, esteriormente amabili e intimamente sprezzanti): quella del desiderio femminile. Asura è una serie sul desiderio del femminile, di un erotismo celato (come un disegno ritrovato sotto un kimono) ma dirompente, di una pulsione incontrollabile non a piacere (ovvero a com-piacere il maschile) ma al piacere (proprio, consumato).

La conquista di una libertà sotterranea, ma proprio per questo ancora più totalizzante rispetto al costume, alla consuetudine, al comportamento. Le donne di Asura custodiscono il segreto, e quindi il potere. Nel predisporre la sua macchina visiva e narrativa, che si nutre di riferimenti al teatro tradizionale e a tutte le forme del rito (prima di tutto: la cucina e il consumo di cibo), Kore-eda conduce lo spettatore alla ricerca del particolare nascosto, e al suo svelamento. Con inarrivabile eleganza e ironia, la verità dell’agire delle protagoniste è contenuta nei titoli di testa e di coda, come una cornice eccentrica e rivelatrice. Con un termine abusato, ma di cui recuperare la polisemia: incantevole.
La serie tv
Asura
Drammatico - Giappone 2025 - durata 57’
Titolo originale: ???????
Creato da: Kuniko Mukôda
Regia: Hirokazu Koreeda
Con Masahiro Motoki, Jolene Kim, Yuuki Luna, Ryuhei Matsuda, Trish Le, Rie Miyazawa
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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