«And did you get what you wanted from this life, even so?
I did.
And what did you want?
To call myself beloved, to feel myself beloved on the earth».
Con queste parole di Raymond Carver, dalla poesia Late Fragment, si apre Birdman (2014), quinto lungo di Alejandro González Iñárritu. Se l’ombra dello scrittore e poeta statunitense aleggia su tutto il film (il protagonista Riggan Thomson vuole nobilitare la sua carriera di attore da cinecomix con un’ambiziosa pièce teatrale che adatta il racconto Di cosa parliamo quando parliamo d’amore), la citazione in esergo introduce schietta uno dei temi della storia: il bisogno di Riggan di essere amato (dalla ex moglie, dalla figlia, da se stesso), di essere accettato e riconosciuto come Artista; la necessità di saziare un ego sempre affamato, rappresentato metaforicamente nell’incipit come una cometa che attraversa il cielo, un’immagine - spiega il regista - che allude al gonfiarsi dell’ego, che illumina la notte per un momento e poi si schianta a terra e rimane lì, simile a una medusa agonizzante sulla spiaggia, bestiale correlativo oggettivo della paura del fallimento.
Dopo questa breve sequenza, ecco comparire il Nostro: è ripreso di schiena, è in mutande all’interno del camerino di un teatro e sta levitando. Vero o finzione? Riggan può veramente librarsi in alto oppure si tratta solo di una fantasticheria, di una percezione distorta della realtà? Lungo questo confine corre tutto il film, dall’inizio - che appunto mette subito in crisi e confonde il nostro sguardo - alla fine. E a proposito di confini, si potrebbe dire che tutta la filmografia di Iñárritu ragioni attorno a questa idea di frontiera: la Trilogia della morte parla a vari livelli - e su scale geografiche sempre più estese, dal Messico di Amores perros al mondo di Babel - di barriere sociali e di classe, di limite tra vita e morte, tema centrale anche in Biutiful; ma la soglia è anche quella, appunto, che separa vero e immaginazione, e in questo senso lavorano le cronache false di alcune verità Birdman e l’ultimo Bardo; la frontiera è poi emblema, nella mitologia americana, della conquista del west, come in Revenant, mentre si fa tristemente reale nell’installazione in VR Carne y arena, in cui i visitatori sperimentavano sulla loro pelle l’esperienza di un immigrato di fronte alla barriera che divide Messico e Stati Uniti.
Tornando alla opening scene di Birdman, avevamo lasciato Riggan a fluttuare a mezz’aria. Dopo un breve scambio via smartphone con la figlia, l’attore si siede davanti allo specchio: dietro di lui spicca la locandina del fittizio Birdman, film di supereroi degli anni 90 di cui è stato la star. Questa inquadratura dice del continuo gioco di riflessi dell’opera: nella dimensione finzionale, Birdman è il doppio di Riggan, il suo alter ego, un enigmatico Grillo parlante (è sua la voce che sentiamo nella prima scena) che lo assilla; in quella reale, sotto la maschera di Birdman c’è Michael Keaton, già Batman per Tim Burton nel 1989 e 1992, in un cortocircuito metacinematografico.
In seguito, Riggan esce dal camerino, scende le scale, attraversa stretti corridoi e arriva sul palcoscenico del teatro, dove i colleghi lo aspettano per provare: la mdp lo segue senza mai fermarsi, così parte il (finto) pianosequenza con cui Iñárritu vuole farci credere di aver girato l’intero film. È, ovviamente, un artificio (ci sono 16 stacchi di montaggio a dividere lunghissimi pianisequenza), una manipolazione che racconta stilisticamente il contenuto di Birdman: se il long take è una tecnica di solito usata per aderire al reale, per restituire una sensazione di verità, qui diventa spudorato inganno, un trucco, un’illusione, infatti durante questo flusso ininterrotto ci sono ellissi inverosimili e paradossi temporali.
Come se Riggan salisse e scendesse le impossibili scale di Escher, smarrito dentro il suo personale labirinto interiore, di cui la stessa struttura-teatro è simbolica proiezione. Questo andirivieni schizofrenico è lo specchio perfetto della psiche disturbata del protagonista, un attore depresso e in cerca di riscatto (e amore) che è convinto di avere poteri sovrumani, frutto di una sorta di delirio di onnipotenza del suo ego, della sua mente in crisi e incapace di distinguere cosa è vero e cosa non lo è. Riggan - lo suggerisce lo stesso regista - è un moderno don Chisciotte.
Ci fermiamo qui, anche se questa aurora potrebbe idealmente continuare ancora e ancora, seguendo l’ingannevole pianosequenza orchestrato ad arte da Iñárritu, fino ad arrivare alla scena conclusiva, volutamente ambigua, perché lo schianto/volo del protagonista rimane sempre fuori campo, e vediamo ciò che è accaduto solo indirettamente attraverso gli occhi della figlia Sam. L’ultimo gioco di magia prima di chiudere il sipario.
Il film
Birdman
Commedia - USA 2014 - durata 119’
Titolo originale: Birdman
Regia: Alejandro González Iñárritu
Con Michael Keaton, Lindsay Duncan, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan
Al cinema: Uscita in Italia il 05/02/2015
in streaming: su Disney Plus Apple TV Rakuten TV Microsoft Store Timvision Amazon Video Google Play Movies
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