Il 16 febbraio del 1959 è stato un giorno particolarmente epocale per la vita di un uomo e per la storia di un piccolo paese. Non tanto per gli avvenimenti burocratici della giornata in sé – giurare come primo ministro può essere considerato un traguardo memorabile dal punto di vista personale, ma ci sono alcuni posti (ahem l’Italia) dove succede quasi una volta all’anno (67 in 76 anni, volendosi fare precisamente del male) – quanto perché quel momento ha rappresentato la fine ufficiale di un’era, quella della rivoluzione e della guerriglia, e l’inizio di un’altra, quella del potere legalmente sancito.

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Fidel Castro

Il 16 febbraio del ‘59 è il giorno in cui Fidel Castro prende in mano le redini politiche di Cuba, governando il paese per i successivi 49 anni e diventando una delle figure più polarizzanti del 900. Non ci sono vie di mezzo che tengano, quando si parla di Castro e del suo operato. È tutto un benaltrismo che rimbalza da una curva all’altra, e che ogni tanto rientra di soppiatto nel discorso pubblico – ultimamente va forte il dibatto sul vaccino proteico per il Covid implementato dai ricercatori cubani.

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Fidel Castro nel 1959

Vero che Castro non ha mai fatto nulla, in vita sua, per accomodare quella o quell’altra visione. Era uno stacanovista, e contemporaneamente un fine stratega che organizzava incontri diplomatici nei momenti della giornata in cui sapeva che i suoi interlocutori sarebbero stati più vulnerabili; una persona molto auto ironica, ma anche notoriamente un pessimo perdente, capace di rabbia feroce e (soprattutto in gioventù) molto intollerante con chi non la pensava come lui. Ma, soprattutto, era salito al potere in seguito a una rivoluzione violenta; e questa, in linea di massima, tende a essere una faccenda permanentemente divisiva.

Altrettanto vero che quelli prima di lui erano dei bei sultani... Lasciando perdere Fulgencio Batista, il dittatore preferito degli Stati Uniti d’America che la Rivoluzione cubana ha direttamente soppiantato, il mio preferito è stato Alfredo Zayas y Alfonso; uno che ha governato illegittimamente il paese dal 1921 al 1925 e in quel periodo è stato talmente corrotto fortunato da riuscire a vincere per due volte la lotteria nazionale. Pazzesco il caso certe volte.

Locandina
Comandante (2003) Locandina

Una persona del mondo occidentale che ha tentato – magari non ci è riuscito, ma sicuramente ha tentato – di estraniarsi da questa polarizzazione ideologia e aprioristica per cercare di raccontare la figura di Fidel Castro è stato Oliver Stone, autore nel 2003 e nel 2004 di due documentari incentrati sul leader cubano – Comandante, in forma di lungometraggio e in cui l’approccio di Stone è più morbido, e Looking for Fidel, che dura un’ora scarsa e si concentra maggiormente sulle criticità e sulle nefandezze compiute dal governo cubano nel corso dei decenni.

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Fidel Castro e Oliver Stone

Non documentari di solo repertorio, bensì lunghe chiacchierate fra regista e protagonista, intervallate da immagini manipolate a effetto. Che dietro questa operazione ci fosse un livello di pregiudizio minimo, lo si intuisce da come Stone racconti la genesi del film: «Il soggetto Castro non è stata una mia scelta, è venuto fuori quando un produttore argentino, Fernando Sulichin, me lo ha proposto. Siamo andati con una piccola troupe spagnola e con il cineasta messicano Rodrigo Prieto, e di fatto abbiamo girato uno speciale tenendo a mente l’idea di un uomo che guarda indietro alla sua vita passata».

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Fidel Castro e Oliver Stone

Ne è venuta fuori un’intervista lunga 30 ore, oliata dal fatto che Castro conoscesse già Stone, sia di fama sia personalmente – dice il regista: «Ci eravamo incontrati brevemente all’Havana Film Festival nel 1986. Sembrava apprezzasse i miei film, specialmente JFK, Nato il quattro luglioPlatoon (in quanto guerrigliero) e anche Nixon. Quasi sicuramente non Assassini nati o The Doors, non era quel tipo di persona» –; una chiacchierata caratterizzata dall’abilità del leader cubano nello schivare con furbizia le domande peggiori, e dalla quieta insistenza di Stone, costretto a ricorrere ad acrobazie diplomatiche che non gli appartengono per cercare di mantenere loquace il suo interlocutore.

Un equilibrio particolare, che è risultato in due documentari altrettanto peculiari. Tanto che, a film montati, sarà lo stesso Stone a dire di Comandante: «Non sono sicuro sia un documentario. Non riesco a definirlo. La quarta parete è stata abbattuta; non c’è stato nessun senso dell’ordine, né alcuna manipolazione». La verità è che la maggior parte delle volte Castro riesce a non dare risposte dirette, e Stone non è nelle condizioni di incalzare come vorrebbe. Dunque, ancora una volta, tutti i tifosi di entrambe le curve escono dalla partita insoddisfatti. Finisce sempre così.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.

I due documentari

locandina Comandante

Comandante

Documentario - USA/Spagna 2003 - durata 99’

Titolo originale: Comandante

Regia: Oliver Stone

Con Fidel Castro, Oliver Stone, Juanita Vera

Al cinema: Uscita in Italia il 22/04/2005

locandina Cercando Fidel

Cercando Fidel

Documentario - Usa 2004 - durata 57’

Titolo originale: Looking for Fidel

Regia: Oliver Stone

Con Fidel Castro, Jimmy Carter, Ernesto Guevara, Oliver Stone, Blanca Reyes