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"Escher Strasse"...la via di Argento, forse persa...
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Suspiria è di quei film di confine, di trasformazione, Dario Argento abbandona per un momento il genere “giallo” per intraprendere un percorso più complesso e articolato, che lo vede alle prese con temi difficili e allo stesso tempo avvincenti quali la magia, la stregoneria e l'occulto.

 

Il colpevole non sarà un sadico assassino dalle turbe infantili, né ci saranno indagini da seguire, ma sarà un cammino di dolore, paura e sofferenze ataviche e profondissime, una ricerca tra le zone più profonde di conoscenze occulte, di figure tutte al femminile, di potenze esoteriche, di filtri magici, di mutazioni: Suspiria è il primo di tre racconti , che parlerà di streghe potentissime chiamate “Madri”, che da sempre si nascondono sotto false spoglie, in case-tane-nascondiglio, piene di pericoli, ombre, morte.

 

La Casa-Tana-Nascondiglio di Suspiria è in apparenza un scuola di danza collocata in “Escher Strasse”, ed è proprio dell'uso dei disegni di Escher in questo film che voglio parlare.

Maurits Cornelis Escher è un incisore e grafico olandese, nato alla fine del 1800. I suoi lavori sono frutto di uno studio matematico e scientifico di figure e paesaggi. Famosissime sono le sue metamorfosi, i paesaggi impossibili, le illusioni ottiche. Amatissimo dagli scienziati e matematici proprio per la sua capacità di trovare il perfetto equilibrio tra forma e spazio disponibile, la cura del “piccolissimo” che inganna nel “grande”, ovvero di come ogni piccolissimo segno sia indispensabile per creare una forma completa e più complessa, di come l'assenza di spazio crei figure ad incastro.

 

Dare il nome di “Escher” alla via che ospita la casa della strega, già è un segnale di come Argento ci introduca in un mondo di apparenza ed inganni, dove quello che sembra in verità non è, dove soltanto guardando bene si può notare l'abbaglio o l'illusione, capire dove sta il nodo della trasformazione. La scena dove Susy, la protagonista, appena scesa dal taxi vede uscire dalla porta della scuola l'impaurita alunna è il primo segno dell'illusione ottica che Argento ci mostra, proprio come in Profondo Rosso, la protagonista sa di aver visto, in questo caso è meglio dire udito, qualcosa di importante, ma per la mancanza di concentrazione necessaria, dovuta al ritardo, alla pioggia e alla paura, non riesce a comprendere. La soluzione sarà proprio in un particolare di un affresco rappresentante un insieme di famosi disegni di Escher, che si trova per l'appunto nello studio ovale della vice direttrice della scuola.

In verità il primo disegno lo troviamo nella casa dove viene compiuto il primo delitto, quello appunto della ragazza che Susy vede uscire dalla scuola. Il dipinto è quello di una delle metamorfosi di Escher, ripreso da “Cielo e acqua”, dove grazie ad un gioco perfetto tra forme geometriche, figure di uccelli e pesci, e di colori primari, quello che vola può per magia diventare ciò che nuota per poi trasformarsi in un colore unito e piatto, il tutto senza sfumature di toni, sono le forme che rendono possibile la trasformazione da una specie all'altra, una magia vera e propria, un prodigio geometrico: o si vede una cosa o l'altra, ma anche la trasformazione che si compie è visibile, senza inganni se ne rimane rapiti, increduli, ma nello stesso tempo consapevoli che non vi è “trucco”. La metamorfosi di Escher nella stanza dove viene compiuto il primo delitto vuole forse aprire lo sguardo su ciò che crediamo ma non vediamo? Ci induce a seguire meglio le tracce di una storia incredibile ma possibile se si ha la fede nell'occulto e nella magia? Un uccello può diventare pesce? Eppure nel disegno lo vediamo! Una strega può tornare dalle sue ombre e uccidere chi ha osato scoprirla e svelarne i segreti? Argento ce lo mostra come sa fare lui.

 

Il secondo disegno è in verità un insieme di più disegni di Escher:

Su e giù” (1947),”Belvedere” (1958), ”Relatività” (1953), tutti rigorosamente in bianco e nero, anche nel murale del film, non vi sono colore, se non nei fiori Iris che adornano la cornice dell'affresco e che saranno la chiave d'ingresso della porta segreta. Queste tre opere fanno parte del lavoro di Escher dedicato appunto alle figure impossibili, ai paradossi, alle illusioni ottiche, quale miglior simbolismo per Argento, che utilizza il tema dell'inganno in moltissimi suoi film.

Se si seguono le scale di “Relatività” non si arriva in nessun luogo, ci si sperde.

Se si cerca di capire la struttura architettonica di “Belvedere” si rimane intrappolati tra le colonne del terrazzo, solo il paesaggio naturale intorno ha una sua logica.

Se si cerca di capire “Su e giù” si prova un senso di disagio e vertigine, disorientamento, tutto prende una piega diversa ma solita, a seconda da che punto si guarda.

Tutti questi stati d'animo sono ben rappresentati nelle varie scene del film, Argento costruisce una storia credibile anche se non lo può essere, aiutato da tutto un supporto scenografico e di luci unico nel suo genere. La stanza ovale dove si trova questo enorme affresco è il punto di snodo da ciò che appare e ciò che è, da ciò che vi è nascosto e da ciò che vi è svelato. I riti, le magie e i sacrifici sono dietro l'affresco che illude, un lungo corridoio senza angoli, ma che si svela piano piano dietro ad un interminabile curva, porta alla stanza finale dove dorme la strega dal sospiro che rantola. Quando però si capisce il trucco, dove sta l'inganno, proprio come nei quadri di Escher si riesce a comprendere ciò che bisogna guardare per non rimanere “abbagliati”, così la maga buona riesce a sconfiggere (per il momento) quella cattiva.

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